A chi arriverà la tredicesima sotto forma di erogazione aziendale per le bollette? La scelta del governo, alzare da 600 a 3.000 euro la soglia entro la quale restano detassate le somme che vanno al dipendente, apre la strada a interventi anche significativi dei datori di lavoro. Che però devono essere concretizzati rapidamente, visto che al momento la norma vale solo da qui a fine anno: quindi proprio nella stagione delle tredicesime.
LA DISPONIBILITÀ
Naturalmente tutto dipende dalla effettiva disponibilità delle imprese a impegnarsi direttamente per alleviare la situazione dei propri dipendenti.
LO STRUMENTO
Insomma è prevedibile che il beneficio si concentri in larghissima parte nel mondo del lavoro privato, come del resto già era atteso a seguito della mossa del precedente governo, che aveva iniziato a puntare su questo strumento pur prevedendo una soglia di esenzione più bassa (600 euro sia per quest'anno che per il successivo). Il decreto Aiuti bis, approvato la scorsa estate, aveva modificato l'articolo 51 del Testo unico delle imposte sui redditi, aggiungendo una voce a quelle per cui era già prevista la detassazione, per importi più bassi. In precedenza i datori di lavoro avevano la possibilità di migliorare la retribuzione dei propri lavoratori, oltre che con i buoni pasto e con forme di trasporto collettivo, soprattutto intervenendo su voci come le spese per gli asili nido o per le attività scolastiche o ricreative dei figli (comprese mense e asili nido) o anche per l'assistenza agli anziani. Insomma prestazioni attinenti al concetto di welfare in senso classico. I contributi per le bollette rappresentano un'estensione di questo schema legato all'emergenza degli ultimi mesi. La platea potenziale, secondo gli stessi documenti ufficiali relativi al decreto Aiuti bus, potrebbe arrivare a circa 3 milioni di lavoratori: dunque meno di un quinto del totale dei lavoratori dipendenti in attività nel nostro Paese.