Bollette, prezzi calmierati per salvare le imprese: costi giù di oltre il 50%

Bollette, prezzi calmierati per salvare le imprese: costi giù di oltre il 50%
di Roberta Amoruso
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Mercoledì 16 Febbraio 2022, 09:33 - Ultimo aggiornamento: 13:18

Ci sono tre nodi cruciali ancora sul tavolo a pochi giorni dal varo del nuovo decreto contro il caro-bollette atteso venerdì in Consiglio dei ministri: il taglia-prezzi per le imprese, le modalità tecnica per aumentare la produzione di gas nazionale e la caccia alle risorse per coprire un provvedimento da almeno 7 miliardi di euro che servirà anche a rinforzare gli aiuti per le famiglie. Un manovra strutturale, come anticipato dal premier Draghi, che ribadirà però anche misure di emergenza dopo che l'ultima fotografia dell'Areara certifica il +131% registrato in un anno dalla luce e il +94% del gas. Secondo un'analisi di Elettricità Futura, la principale associazione del mondo elettrico italiano, con l'attuale mix energetico, la bolletta della luce «si stima sarà di circa 95 miliardi di euro nel 2022, oltre il doppio rispetto al 2019.

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Tetti alle tariffe

Dunque, del prezzo equo che dovrebbero pagare per un paio d'anni le imprese più in difficoltà, e in particolare quelle energivore, a fronte della fornitura riservata di gas e di energie rinnovabili, si è discusso ieri a Palazzo Chigi nell'ennesima riunione tecnica coordinata dal sottosegretario alla presidenza Roberto Garofoli con il presidente dell'Arera, Stefano Besseghini, l'amministratore unico del Gse, Andrea Ripa di Meana, i tecnici di Mite e Mef e il ragioniere generale dello Stato Biagio Mazzotta.
Le analisi sono ancora in corso ma lo schema sul quale si sta ragionando e sottoposto ieri anche ai ministri coinvolti, in primis il ministro Cingolani, prevede un taglio annuale di costi per le imprese pari a circa 4,5 miliardi di euro (3,3-3,4 miliardi nel 2022), grazie a tariffe controllate pari a meno di un quarto rispetto ai prezzi attuali sul mercato spot. Nel dettaglio, la fornitura riservata di 3 miliardi di metri cubi di gas al prezzo di 16-20 centesimi per metro cubo standard vale circa 1,5 miliardi. Mentre circa 25 terawattora di energia fotovoltaica ed eolica (ma anche da biomassa/biogas) al prezzo di 50 euro per megawattora, valgono quasi 3 miliardi ogni anno.
Quanto alle imprese destinatarie, l'intervento sarà mirato alle imprese dei settori energivori e a rischio chiusura.

Vanno però sciolte nelle prossime ore, come è nelle intenzioni del governo, tutte le criticità ancora presenti nel piano di raddoppio della produzione di gas nazionale. Qualcosa è cambiato infatti dopo gli ultimi confronti tra i tecnici. La parola chiave del nuovo decreto del governo è diventata «potenziare» i pozzi di gas già esistenti, non più, «riaprire» quelli chiusi, per aumentare la produzione di gas nazionale. Perché, secondo le analisi emerse negli ultimi giorni, i ritorni di un'operazione che punta a riaprire impianti congelati da tempo non giustificherebbero la portata degli investimenti necessari. Soprattutto in piena transizione.
L'obiettivo è infatti quello di stringere i tempi sulle nuove disponibilità di gas e arrivare ad almeno 8 miliardi di metri cubi di gas, dopo il minimo storico raggiunto nel 2021 (3,2 miliardi).

E poiché l'emergenza non ammette ritardi, si sta pensando anche ad una ulteriore corsia preferenziale per le autorizzazione necessarie sia per il gas che per l'energia green.

 

Le risorse

Accanto all'intervento strutturale descritto dovrebbe essere confermato lo schema degli aiuti alle famiglie utilizzato anche per il primo trimestre dell'anno. Ma oltre all'azzeramento degli oneri di sistema, che vale circa 2,3 miliardi a trimestre, dovrebbe essere rinforzato il bonus sociale luce e gas (con altri 1,5 miliardi) anche con un innalzamento delle soglie Isee che porterebbe all'allargamento della platea. Solo il pacchetto famiglie vale dunque circa 3,8 miliardi. Senza contare gli altri 1,7 impegnati nel primo trimestre dal governo per azzerare gli oneri di sistema anche a tutte le imprese e riconoscere uno sconto del 20% tramite credito d'imposta alle aziende energivore. Al momento però le risorse trovate dal governo si aggirano tra i 4,5 e i 5 miliardi, tra ricavi delle aste C02, extragettito delle accise sulla benzina, e gli incassi fiscali legali alla rivalutazione di partecipazioni e beni aziendali. E dunque non è escluso, dicono fonti di governo, che si vada verso un provvedimento in due tranche.

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