Bollette, il piano del governo: tetto al prezzo del gas per aiutare le imprese. Bonus per le famiglie

Il premier: «Ci sarà un intervento di ampia portata per chi è in difficoltà»

Bollette, il piano del governo: tetto al prezzo del gas per aiutare le imprese. Bonus per le famiglie
di Roberta Amoruso
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Giovedì 10 Febbraio 2022, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 11 Febbraio, 09:57

La prossima mossa del governo è «un intervento di ampia portata» per andare in soccorso a famiglie e imprese schiacciate dal caro-bollette. Arriverà «nei prossimi giorni», conferma il premier Draghi da Genova la città che chiama ad esempio della «voglia di ripartire dopo una tragedia», lasciando intendere un cambio di rotta verso misure più strutturali contro un’impennata dei prezzi del gas oggi intorno a 80 euro per megawattora che promettono un conto pesante da pagare anche per il 2022. 

Non più, quindi, solo misure per tamponare l’emergenza sperando in un cambio di passo dei prezzi. «Il governo non dimentica il presente», segnato «dalle difficoltà che famiglie e imprese hanno per l’aumento dei prezzi dell’energia elettrica», dice Draghi tanto per dare il senso dell’urgenza, soprattutto per la competitività delle imprese.

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PREZZI A SCONTO
E in effetti la nuova rotta da imboccare è già nel nuovo schema di decreto da 5-7 miliardi ancora in via di definizione e da approvare la prossima settimana: si tratta del via libera al raddoppio della produzione di gas nazionale, confermano fonti di governo, da accompagnare a una vendita «a prezzi controllati», quindi a sconto, di una riserva di gas ad hoc destinata alle imprese più in difficoltà, soprattutto le energivore e le pmi.

Un modo per salvare un pezzo di industria che rischia di chiudere lasciando per strada oltre 500.000 posti di lavoro. Per il resto, il nuovo provvedimento confermerà l’azzeramento degli oneri di sistema per famiglie e imprese costato complessivamente per il primo trimestre 5,5 miliardi di euro. Ecco perché l’intervento complessivo potrebbe davvero arrivare a sfiorare 7 miliardi. In questo modo Draghi spera di non dover attingere al bilancio dello Stato e tantomeno di essere costretto a fare nuovo debito, come invece continuano a chiedere una parte dei partiti della maggioranza.

Il cuore del prossimo decreto, che arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri insieme ai correttivi previsti sul Superbonus, sarà dunque proprio l’avvio di una riforma strutturale. Certo, raddoppiare la produzione di gas nazionale fino a 10 miliardi di metri cubi sfruttando i pozzi attuali con costi di produzione largamente inferiori, è qualcosa che porterà il primo gas aggiuntivo non prima di 12-18 mesi. Ecco perché non è escluso che sarà messa in campo una task force modello Ponte di Genova per accelerare i tempi ed evitare uno slalom tra gli ostacoli autorizzativi. Non solo. Poiché l’intenzione del governo è rendere immediatamente disponibili gli effetti di questa scelta, si sta studiando un meccanismo che permetta di avviare da subito la vendita di gas a sconto con contratti pluriennali, almeno un paio d’anni, destinata all’industria, che nel complesso consuma 20 miliardi di metri cubi l’anno. Un po’ come ha scelto di fare la Francia. Anche se non è ancora chiaro quali compensazioni riconoscere a società come l’Eni, principale produttore di gas del Paese, quotato in Borsa e chiamato a fare circa 2 miliardi di investimenti in più. In questo modo il governo riuscirebbe a stabilizzare il 15% dei consumi di gas, come chiesto da Confindustria, oltre a evitare di bruciare un pezzo di ripresa. 
A ricordare i rischi all’orizzonte è stato ieri al Tg1 il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, evocando la «vera mina» sulla strada della ripresa. 

LA GRAVITÀ DEL FENOMENO
Tra gli interventi strutturali sollecitati con forza da Viale dell’Astronomia c’è proprio «la necessità di aumentare la disponibilità di energia a favore dell’impresa italiana», sia «con l’aumento della produzione di metano nazionale sia attraverso l’aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili». Bonomi ha ricordato che quest’anno l’industria pagherà una bolletta di 37 miliardi rispetto agli 8 degli anni passati. «Da qui si capisce la dimensione del fenomeno: noi abbiamo bisogno di interventi che non possono più essere congiunturali, ci vogliono interventi strutturali». Per il resto, la ricetta per cambiare davvero il conto dell’energia per famiglie e imprese sta nella riforma delle bollette, dice l’Arera. Che auspica, ha detto in audizione il presidente Stefano Bessegnini, «siano rese strutturali alcune delle misure previste dai recenti interventi legislativi, tra le quali, in particolare, la stabile destinazione del gettito derivante dalle aste per l’assegnazione delle quote di emissione di CO2 alla riduzione degli oneri generali di sistema, nonché la possibilità di impiegare strutturalmente fondi del Bilancio dello Stato per finanziare gli oneri generali non strettamente afferenti al sistema sintetico». Soltanto dalle aste C02, è bene ricordarlo, il governo stima di incassare nel 2022 almeno 3,5 miliardi. Si andrà oltre i 4 miliardi, stando alle previsioni dei mercati a termine. Poi c’è l’extra-gettito dai rincari del carburante, altri 2 miliardi. Oltre a ciò che si troverà nelle pieghe del bilancio.
 

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