Bollette luce e gas, stangata in arrivo: cinque fattori dietro la crisi energetica mondiale

Crisi energetica, perché il costo di gas, luce e petrolio aumenta in tutto il mondo
di R.Ec.
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Martedì 28 Settembre 2021, 18:17 - Ultimo aggiornamento: 30 Settembre, 16:19

Energy crunch. Nelle sale trading delle banche d'affari hanno già adottato questa nuova espressione per inquadrare la dinamica che da alcune settimane sta investendo il mercato mondiale del gas naturale e dell'energia elettrica e ora anche del petrolio. Una crisi macroeconomica che colpisce in particolare l'Europa, ma ora anche la Cina, producendo aumenti record. È il caso del prossimo rincaro delle bollette in Italia ad ottobre (previsto al 40-45% e ridotto a circa il 20-25%, con l'azzeramento per i più poveri, da un decreto del governo Draghi), dopo un balzo del 20% (ridotto al 10% sempre dall'intervento dell'esecutivo) quest'estate. Ma cosa c'è dietro questa crisi internazionale?

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Aumento delle bollette di gas e luce, le ragioni della crisi

Dietro agli aumenti delle bollette si nascondono diversi fattori, legati alla ripresa post-pandemica e non. Innanzitutto c'è l’impennata dei prezzi del gas, con la quotazione sui mercati internazionali che da inizio anno è più che triplicata: sicuramente per l'aumento della domanda e le condizioni climatiche avverse (in particolare il gelo in Russia). Oltre al forte aumento dei consumi a cui si è assistito nell'ultimi 15 mesi per effetto delle massicce dosi di stimolo monetario e fiscale, però, ad aggravare la carenza di gas, per lo più nel Vecchio Continente, è stato il minor flusso dalla Russia (che è il principale venditore) attraverso l'Ucraina, sceso da 65 miliardi di metri cubi nel 2020 a 40 miliardi di metri cubi nel 2021.

Poi, secondo fattore, c'è il costo crescente di tutte le materie prime in concomitanza con il rilancio dell'economia mondiale. Quindi, terzo motivo, l'aumento del prezzo del petrolio.

Dopo la carenza di greggio, determinata dal consumo delle scorte, ora i produttori devono infatti estrarne di più e aumentare la produzione: per questo il prezzo lievita. Oggi, guardando i due principali indici sul mercato, il Brent ha sfiorato gli 80 dollari al barile e il Wti si è portato ben oltre la soglia psicologica dei 75 dollari al barile.

Il quarto fattore dietro agli aumenti è la crescita dei prezzi della CO2, data la spinta sulla transizione ecologica. In particolare i diritti europei per il carbonio hanno raggiunto il massimo storico di quasi 65 euro a tonnellata, spingendo le utilities ad aumentare i consumi di gas naturale a scapito del carbone. Infine c'è il fatto che l'escalation del gas è arrivato in concomitanza con il forte calo della produzione di energia eolica, determinata dai deboli venti che hanno caratterizzato l'estate.

Il ruolo della Russia

Secondo diversi osservatori internazionali quella di ridurre le forniture di gas è una mossa politica spregiudicata del Cremilino. A Strasburgo 40 eurodeputati di varia estrazione politica (dal centrodestra al centrosinistra, passando per verdi, liberali e nazionalisti, ma senza alcun italiano) si sono quindi rivolti alla Commissione chiedendo con forza un’inchiesta sulla possibile manipolazione del mercato da parte della società russa Gazprom

La mossa di Mosca avrebbe infatti come obiettivo immediato il pressing su Berlino e Bruxelles per la rimozione degli ultimi ostacoli burocratici per l’avvio del contestato gasdotto Nord Stream 2, la rotta appena ultimata che bypassa l’Ucraina passando dal mare del Baltico e con cui la Russia di Putin vuole raddoppiare i volumi diretti al Vecchio Continente. Malgrado infatti il progetto della capacità di 55 miliardi di metri cubi, sia stato completato il 10 settembre, il processo di certificazione da parte della Ue potrebbe richiedere fino a 8 mesi.

«Monitoriamo i prezzi», ha detto oggi il governo russo, assicurando che Gazprom è disponibile «considerare nuovi contratti a lungo termine». Lo stallo non dispiace del tutto agli Stati Uniti, che da anni premono per sostituirsi a Mosca come principale fornitore europeo. Tuttavia il livello di carenza raggiunto anche nel mercato Usa è tale da non poter offrire un reale aiuto a quello del Vecchio Continente, con il contratto scambiato al Nymex (il principale mercato mondiale per futures ed options sui prodotti energetici), che veleggia sui massimi degli ultimi 7 anni.

La crisi in Italia e in Cina

In Europa, poi, non tutti i paesi subiscono la crisi allo stesso modo. «Tutti nel Continente hanno un problema con le bollette - ha spiegato a Il Messaggero Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia - ma ci sono Stati più al riparo, perché più ricchi, perché hanno più risorse oppure perché hanno la struttura del sistema energetico più riparata. L’esempio tipico è la Francia, che usa per il 70% il nucleare. La Germania è un Paese ricco e usa molte rinnovabili. Certo, sta soffrendo perché non c’è vento, ma quest’anno ha aumentato del 50% l’uso del carbone: ha addirittura riaperto le miniere di lignite. Noi in Italia abbiamo solo gas, abbiamo chiuso le centrali a carbone e quest’anno abbiamo aumentato del 50% le importazioni di energia elettrica dall’estero. Inoltre abbiamo una crescita molto debole».

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Quanto alla Cina oramai è evidente che sia nella morsa della carenza energetica, soprattutto nel Nordest, che minaccia la crescita e la catena di approvvigionamento, già in difficoltà. Secondo Bloomberg Intelligence, almeno 17 province e regioni, pari al 66% del Pil, hanno annunciato forme di interruzione di energia, soprattutto nell'industria pesante. I prezzi record del carbone rendono anti-economica la generazione elettrica malgrado la forte impennata della domanda, mentre alcune aree hanno optato per il blackout per centrare i target governativi su emissioni e intensità energetica. Goldman Sachs, intanto, ha tagliato le stime della Cina sul Pil 2021 dall'8,2% al 7,8%, col 2022 al 5,5%.

Il Paese del Dragone, come riportano i media locali, potrebbe ora adottare misure per cercare di raffreddare i prezzi del carbone saliti alle stelle e alleviare la carenza di energia. L'Economic Information Daily, ad esempio, ha riferito che le utorità stanno adottando misure per garantire la produzione di energia ed evitare tagli, con esperti che chiedono incentivi ad hoc.

I possibili scenari futuri

La crisi energetica sta colpendo tutti i settori dell'economia, compresa l'agrocoltura. Nel Regno Unito Cf Industries, la maggiore compagnia attiva nel comparto dei fertilizzanti, è stata recentemente costretta a interrompere la produzione, mentre in Olanda la Nystar, uno dei principali raffinatori di zinco, ha annunciato una riduzione della produzione in uno dei suoi impianti in Olanda.

L'aspetto realmente preoccupante, poi, ruota attorno al fatto che i depositi di stoccaggio europeo veleggino attualmente intorno al 71%, ben al di sotto non solo del livello pre-pandemico dell'84%, ma anche della media stagionale del 92%, aprendo così al rischio di un'ulteriore impennata dei prezzi il prossimo inverno, soprattutto nel caso in cui le temperature dovessero scendere ben al di sotto della media stagionale. In quel frangente, stima BloombergNEF le scorte potrebbero assottigliarsi al 4%.

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I prezzi energetici, quindi, anche nel 2022 e nel 2023 dovrebbero rimanare più alti rispetto al periodo pre-Covid, perché l’offerta continuerà a contrarsi. Gli obiettivi ambientali molto ambiziosi dell'Unione europea, infatti, accelereranno gli stop della generazione termica e nucleare per il carico di base e difficilmente le rinnovabili potranno sostituirle del tutto nei prossimi tre anni. Questo porterà a una maggiore volatilità dei prezzi, legata anche al maggiore variare del clima. Secondo Standard & Poors, infine, i prezzi in Italia continueranno ad essere mediamente maggiori rispetto agli altri mercati continentali fino al 2026, quando faranno registrare un lieve sconto in inverno rispetto alla Germania, dove le tante chiusure delle centrali termiche dovrebbero sostenere i prezzi.

Quanto al petrolio, invece, il mese prossimo, se si continuerà in questo modo, il Brent potrebbe arrivare a 90 dollari al barile. Un valore preoccupante, che non è chiaro a quali scenari possa aprire.

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