Il caro-bollette è il cruccio e l'assillo di Giorgia Meloni. «I costi» di luce e gas, «sono diventati insostenibili per milioni di famiglie e per molte imprese, giunte ormai a drammatiche decisioni come chiudere o licenziare i propri lavoratori», ha ripetuto ieri la premier, garantendo che la «priorità» del governo «è mettere un argine al caro energia e alla speculazione, accelerare in ogni modo la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e la produzione nazionale. Gli italiani chiedono risposte immediate, e noi gliele daremo. Non c'è più tempo da perdere».
LE TAPPE
Però, prima di mettere mano a un nuovo decreto Aiuti rafforzando «le misure nazionali a sostegno di cittadini e imprese», Meloni vuole capire cosa può ottenere da Bruxelles. E questo andrà a scoprire giovedì quando nella capitale belga, accompagnata dal ministro agli Affari europei Raffaele Fitto, incontrerà la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen, il capo del Consiglio Ue Charles Michel e la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola tornata, ieri, a salutare con favore l'insediamento di Meloni a palazzo Chigi, definendo «incoraggianti le prime dichiarazioni» della premier italiana e sottolineando l'importanza che la sua prima missione internazionale sia presso i vertici europei.
Nell'entourage di Meloni si parla di «incontri di conoscenza», per parlare del sostegno all'Ucraina ma anche, e soprattutto, per affrontare il nodo dell'emergenza energetica. La premier vuole capire se, e quando, verrà imposto il tetto al prezzo del gas spinto dal suo predecessore Mario Draghi «per fermare la speculazione». Ma osteggiato da Germania e Olanda. E se, e quando, sarà introdotto il disaccoppiamento tra il costo del gas e quello della luce, anticipando a von der Leyen che se «l'Europa non darà risposte», sarà l'Italia con una norma nazionale - come ha detto mercoledì in Senato - «a lavorare su un disaccoppiamento crescente» tra il prezzo del gas e quello dell'elettricità.
LE RICHIESTE
Meloni in primis solleciterà, al pari di Draghi, «un'azione comune» per calmierare i prezzi dell'energia. Mossa indispensabile per provare a frenare un'inflazione schizzata al 12% (mai così alta dal 1984). E per trovare nuove risorse a livello europeo, con cui finanziare gli interventi nazionali sulle bollette.
LO SCONTRO CON BERLINO
Ma Meloni non intende subire il sovranismo tedesco. «Si aprirà di fatto una trattativa», dice una fonte di rango che segue il dossier, «Giorgia cercherà di far passare il nuovo Sure. E lo farà anche come bilanciamento del piano tedesco da 200 miliardi a favore di imprese e famiglie che cancella il dogma della solidarietà comunitaria, ferisce a morte il mercato unico e la concorrenza. E rischia, di riflesso, di sbriciolare l'Unione europea».
Nel menu dell'incontro ci sarà anche l'attuazione del Pnrr, una sua eventuale rivisitazione a causa dell'impennata dell'inflazione. E, soprattutto, si parlerà della possibilità di utilizzare i fondi di coesione (quelli destinati alle Regioni più povere) non spesi tra il 2014 e il 2020, per calmierare il costo delle bollette. L'importo esatto di queste risorse non è stato ancora definito, si parla di una somma che oscilla tra i 5 e i 20 miliardi. Ma la speranza è che la Commissione possa dare il via libera. «Giovedì però sarà solo l'inizio di un percorso. Prima di arrivare a delle conclusioni ci vorrà qualche settimana», dice la fonte che cura il dossier. Di tempo, Meloni, sa però di averne davvero poco.
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