Bollette, contro l'aumento fino a 5 miliardi sul piatto: fondi dai ristori non usati

Bollette, contro l'aumento fino a 5 miliardi sul piatto: fondi dai ristori non usati
di Roberta Amoruso e Luca Cifoni
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Lunedì 20 Settembre 2021, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 09:51

Potrebbe arrivare a 5 miliardi l’impegno finanziario del governo per tamponare gli aumenti in bolletta di elettricità e gas. In vista della stesura definitiva del provvedimento d’urgenza, Draghi e i ministri impegnati sul dossier puntano a mettere il massimo delle risorse in cascina. Intanto perché l’Autorità per le reti deve ancora fornire - sulla base degli andamenti di mercato - la quantificazione definitiva degli incrementi che si prospetterebbero a partire dal primo ottobre. Poi perché l’intervento stesso sarà con tutta probabilità articolato, comprendendo insieme a quello generale per dimezzare, come minimo, il conto a carico di famiglie e imprese anche misure più specifiche per le fasce deboli: ovvero il rafforzamento dei bonus sociali riservati sotto forma di sconto ai nuclei familiari più bisognosi (con Isee fino a 8.265 euro, oppure con 4 figli e Isee fino a 20 mila, o ancora percettori di reddito e pensione di cittadinanza). Le risorse verranno principalmente da due capitoli: le aste delle quote di emissione (Ets) e i fondi non utilizzati per gli aiuti relativi alla crisi pandemica, in particolare i ristori alle imprese utilizzati in misura molto minore del previsto.

LA SPERANZA
A Palazzo Chigi il clima è di attesa ma anche di estrema attenzione.

Da una parte, resta la speranza che la bolla dei prezzi del gas si possa sgonfiare: già dai prossimi giorni per limitare in partenza l’impatto dei rincari (quantificati finora nel 45 per cento per il gas e nel 35 per la luce) ma soprattutto nei mesi che verranno, per evitare che sul balzo delle tariffe si innesti una rialzo generalizzato dei prezzi che potrebbe spingere il tasso di inflazione oltre il 3 per cento già da questo autunno.

Ma il rischio che il caro-energia duri anche nel 2022 è reale. E comunque al di là delle oscillazioni del gas legate anche a fattori stagionali o geopolitici c’è da considerare l’impatto del passaggio al nuovo modello energetico, che in attesa dei benefici a lungo termine rischia comunque di risultare penalizzante. Del resto Mario Draghi lo ha detto chiaramente giovedì scorso da Atene: va tenuto conto «dei costi economici e sociali immensi della transizione». Il premier ha ribadito che «da un lato siamo determinati a percorrere questa transizione con la massima determinazione, il massimo impegno e la massima rapidità; dall’altro siamo anche altrettanto determinati a proteggere, specialmente i più deboli, dai costi sociali che potrebbero essere, come stiamo vedendo ora dall’aumento delle bollette del gas naturale e dell’elettricità, potrebbero essere veramente significativi». E anche il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha detto ieri che «il governo saprà intervenire sull’impatto del costo delle bollette soprattutto per i consumatori e per le aziende, soprattutto quelle che hanno portato avanti progetti green».

IL MENU
Intanto però nell’immediato si tratta di azzerare i cosiddetti “oneri di sistema” e trasferirli alla fiscalità generale. Quali sono le risorse disponibili? Il menu è abbastanza simile a quello del precedente intervento, relativo al trimestre partito a luglio: solo che in quell’occasione sono stati messi sul tavolo 1,2 miliardi per comprimere dal 20 al 10 per cento l’aumento della sola bolletta elettrica. 

Stavolta - con un obiettivo che vale almeno quattro volte tanto - dai ricavi delle aste sui permessi di emissione di CO2 (la tassa Ue a carico di inquina di più) dovrebbero arrivare tra i 700 e gli 800 milioni. Ma altri 3,5 miliardi potrebbero essere pescati dagli avanzi degli aiuti Covid: si tratta in particolare dei ristori alle imprese, che alla fine sono stati utilizzati da poco più della metà delle imprese inizialmente conteggiate. Se necessario - magari per rafforzare la componente sociale - saranno poi passati al setaccio anche altre voci come quelle destinate ai vari bonus per le categorie, senza escludere di attingere in caso di necessità anche al fondo per la riforma fiscale. È indisponibile, invece, la quota di risparmi attesa sul deficit (circa 8-10 miliardi) per effetto della maggiore crescita.
 

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