Blocco licenziamenti, spunta la proroga per le aziende in crisi

Blocco licenziamenti, spunta la proroga per le aziende in crisi
di Jacopo Orsini
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Domenica 27 Giugno 2021, 07:08 - Ultimo aggiornamento: 07:10

Sullo stop ai licenziamenti la partita non è ancora chiusa. Mentre i sindacati scendono in piazza contro lo sblocco - che dalla prossima settimana potrebbe innescare una «bomba sociale», avvertono - il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, studia come ampliare i settori dove mantenere la tutela varata l'anno scorso dopo lo scoppio della pandemia. «Sono sicuro che ci sarà un reintervento, che arrivi in tempo utile, perché una parte delle risorse che sono state stanziate non sono state utilizzate», ha detto ieri Orlando. «Cerchiamo di capire esattamente dove si è usata più cassa, dove si è dovuto ricorrere di più agli ammortizzatori di carattere straordinario e sulla base di questi proviamo a costruire degli strumenti che tengono conto di questi dati».

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Blocco licenziamenti, il testo 


Dal primo luglio il blocco dei licenziamenti sarà solo selettivo.

Il provvedimento che definirà le nuove regole arriverà con un decreto che dovrebbe essere approvato questa settimana. Lo stop, secondo quanto emerso in questi giorni, dovrebbe rimanere fino a ottobre solo per le imprese del settore tessile e delle calzature. Ma ora Orlando apre a un nuovo allargamento della platea tutelata dal blocco. Una delle possibilità è quella di estendere il congelamento per altri quattro mesi anche alle imprese manifatturiere coinvolte nei tavoli di crisi aperti al ministero dello Sviluppo economico. Al Mise attualmente sono 85 le vertenze seguite, con 54 tavoli aperti e 31 di monitoraggio. Ma si pensa anche all'ipotesi di estendere lo stop in base al calo del fatturato o al ricorso fatto alla cassa integrazione durante l'emergenza Covid.

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LA SELETTIVITÀ
«Noi ci siamo già mossi nell'ottica della selettività con il Sostegni uno, perché abbiamo distinto tra aziende con e senza ammortizzatori sociali - ha spiegato ieri Orlando -. Quindi è già stata fatta questa scelta e imboccata questa strada: credo che si possa ulteriormente sviluppare guardando ai settori che hanno sofferto di più, ai quali credo sia utile dare un po' di tempo, banalmente per non avere contemporaneamente una serie di crisi che si piazzano in un momento in cui la ripresa non si è pienamente consolidata. Questa è la riflessione da fare e che stiamo facendo», ha osservato ancora il ministro parlando a SkyTg24.
Intanto ieri Cgil, Cisl e Uil hanno scelto Torino, Firenze e Bari per scendere in piazza e ribadire la loro richiesta di una proroga totale del blocco dei licenziamenti fino a ottobre. «Chiediamo che il Governo faccia questo atto di attenzione verso il mondo del lavoro. È il momento di unire, non di dividere e non è il momento di ulteriori fratture sociali», ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, da Torino. «È l'ora di un nuovo patto, il governo torni sui suoi passi sullo sblocco dei licenziamenti, l'uscita da questo stop può provocare uno tsunami sociale», ha sottolineato il numero uno della Cisl, Luigi Sbarra, da Firenze. «Bisogna fare attenzione», ha scandito da Bari il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, secondo il quale sono a rischio fino a 2 milioni di posti, «quelli che hanno avuto la cassa integrazione e che stanno in aziende che hanno sofferto». «Ci sono situazioni che rischiano di esplodere, dobbiamo evitare che questo diventi una bomba sociale a partire dal primo luglio», ha continuato il leader della Uil.


IL DIALOGO
Tempi stretti quindi per un nuovo intervento. Nel provvedimento dovrebbe entrare anche la proroga di altri due mesi, fino ad agosto, del blocco dell'invio delle cartelle esattoriali. Il decreto è atteso entro questa settimana, dopo una cabina di regia con i partiti che sostengono il governo. «Credo che l'ascolto sia fondamentale - ha osservato ancora Orlando -. Siamo in una fase in cui va rafforzato il dialogo sociale. È fuori discussione che ci sia attenzione alle questioni che pongono i sindacati. In che termini queste questioni verranno accolte è una discussione che si sta facendo».
«Siamo in un boom economico ma potremmo avere un conflitto sociale. Un boom con un conflitto non va bene, è folle», ha messo in guardia il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta. «Siamo in una fase di transizione, dobbiamo tenere alta la protezione sui lavoratori ma dobbiamo nel contempo favorire la crescita economica - ha aggiunto -. Questo lo si fa con un grande patto per la coesione come quello che fece Ciampi nel 1993. Le risorse ci sono».

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