Benzina, cosa farà il governo? Imposta mobile anti-rincari e sanzioni più soft ai gestori

Per gli esercenti regole meno penalizzanti su sospensioni e monitoraggio dei prezzi

Benzina, cosa farà il governo? Imposta mobile anti-rincari e sanzioni più soft ai gestori
di Luca Cifoni e Alberto Gentili
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Sabato 14 Gennaio 2023, 00:06

Il decreto “trasparenza”, varato il 10 gennaio e corretto due giorni dopo dal Consiglio dei ministri non ha ancora trovato la sua forma definitiva. Entrerà la sterilizzazione degli aumenti dell’Iva con un taglio delle accise su benzina e gasolio, in una forma nuova. E per venire incontro al malumore dei benzinai (anche se le correzioni erano già state impostate prima dell’incontro con la categoria) vengono ammorbidite le sanzioni a loro carico e riviste anche le regole sul monitoraggio dei prezzi.

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IL GETTITO
Dal punto di vista dei consumatori, ma anche di molte imprese per le quali la voce carburanti rappresenta un costo rilevante, verrà modificata la legge del 2007 che permette all’esecutivo di ridurre le accise in presenza di un maggiore gettito Iva, legato all’aumento dei prezzi. Il Consiglio dei ministri di giovedì ha stabilito che «in presenza di un aumento eventuale del prezzo del greggio e quindi del relativo incremento dell’Iva in un quadrimestre di riferimento, il maggiore introito incassato in termini di imposta dallo Stato possa essere utilizzato per finanziare riduzioni del prezzo finale alla pompa». La norma precedente era meno flessibile, perché fissava il valore di confronto a quello scritto nel Documento di economia e finanza. Su questo punto comunque non sono escluse ulteriori limature prima dell’arrivo del testo in Gazzetta ufficiale, atteso nelle prossime ore. «Si parla di come sterilizzare eventuali aumenti dell’Iva e questo sarà uno degli argomenti del decreto legge che vedrete pubblicato», spiega Urso.

 


Va ricordato che proprio il meccanismo ideato oltre quindici anni fa, e rimasto in seguito praticamente inutilizzato, era stato ripreso in mano lo scorso anno dal governo Draghi. Che aveva usato lo strumento amministrativo - un decreto dei ministri dell’Economia e della Transizione ecologica - in alternativa all’intervento diretto con una norma primaria, sempre con l’obiettivo di confermare la riduzione di 30 centesimi che a dicembre è scaduta completamente. La logica di questa misura, ancor di più nella versione rafforzata che dovrebbe vedere la luce, è piuttosto semplice: lo Stato non deve ricevere un vantaggio sotto forma di maggiori imposte dall’incremento dei prezzi di benzina e gasolio. Per cui la maggiore Iva viene compensata dalla diminuzione del livello delle accise, in modo da tenere fermo il prezzo finale.


I CAPITOLI
Ma il provvedimento approvato dal governo Meloni contiene molti altri capitoli. Nella prima stesura era stato stabilito che fino a marzo le aziende potessero dare ai propri dipendenti buoni benzina da 200 euro detassati. Poi questo termine è stato prorogato fino alla fine dell’anno: entro il 31 dicembre dunque i buoni non concorreranno alla formazione del reddito da lavoro dipendente. Si rendeva inoltre giornaliero l’obbligo per gli esercenti di esporre il prezzo di vendita praticato, affiancandolo a quello medio nazionale calcolato dal ministero delle Imprese. E si rafforzavano le sanzioni in caso di violazione, da parte degli esercenti, degli obblighi di comunicazione e pubblicità dei prezzi: in caso di recidiva, la sanzione poteva giungere alla sospensione dell’attività per un periodo da sette a novanta giorni. Proprio questo capitolo uscirà decisamente rimaneggiato, per evitare di dare alla norma che vuole tutelare gli automobilisti un tono punitivo nei confronti degli esercenti.


In più sono rafforzati i controlli della Guardia di Finanza e i «collegamenti tra il Garante prezzi e l’Antitrust, per sorvegliare e reprimere sul nascere condotte speculative». Poi viene istituita una Commissione di allerta rapida per la sorveglianza dei prezzi, «finalizzata ad analizzare le ragioni dei turbamenti e definire le iniziative di intervento urgenti».


IL LIMITE
Confermate infine le misure a favore dei pendolari: sarà rifinanziato il fondo destinato al bonus per il trasporto pubblico locale, che potrebbe mantenere la forma già adottata in precedenza (60 euro con limite annuale di reddito a quota 35 mila) o essere ulteriormente modificato.

 

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