Benzina alle stelle e tir fermi, per le famiglie torna l’incubo di banconi e scaffali vuoti: subito meno frutta e verdura

Primi contraccolpi per il mercato ortofrutticolo di fondi (latina) che rifornisce l’Italia intera

Benzina alle stelle e tir fermi, per le famiglie torna l’incubo di banconi e scaffali vuoti: subito meno frutta e verdura
di Francesco Bisozzi e Giusy Franzese
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Giovedì 10 Marzo 2022, 22:15 - Ultimo aggiornamento: 11 Marzo, 15:26

Lo stop all’autotrasporto minaccia gli scaffali dei supermercati. In Italia l’85 per cento delle merci viaggia infatti su strada. Il pericolo è che la materia prima non arrivi più alle aziende alimentari che devono lavorarla. Come se ne esce? Le imprese dell’industria alimentare spingono affinché durante lo sciopero del 19 marzo proclamato da Unatras, l’unione delle associazioni nazionali più rappresentative dell’autotrasporto, vengano previsti almeno dei “corridoi” speciali per il trasporto di prodotti alimentari deperibili e indispensabili per le famiglie. A frenare i tir contribuiscono il balzo di 8 centesimi in una settimana per il prezzo della benzina, che è costata 1,953 euro al litro in media tra il 28 febbraio e 6 marzo, e l’impennata del costo del gasolio auto, arrivato a quota 1,829 euro al litro. 

La crisi

Il settore ha ottenuto a febbraio aiuti aggiuntivi per oltre 80 milioni di euro (decreto energia) che però non bastano a contenere gli effetti di un’emergenza che con la crisi in Ucraina si è aggravata ulteriormente.

In alcune Regioni, come la Sardegna, già si assiste a scene da lockdown, con i supermercati presi d’assalto dalle persone in preda al panico, code interminabili, carrelli che entrano vuoti e fuoriescono pieni fino all’orlo di prodotti alimentari. Sembra di essere tornati indietro nel tempo, al marzo di due anni fa. Il problema, ha fatto notare in più di un’occasione Coldiretti, è che al momento non ci sono alternative al trasporto gommato, su cui viaggia la quasi totalità delle merci. Risultato? Nel Lazio, per esempio, il blocco dei camion comporterebbe il fermo del Mof, il Mercato ortofrutticolo di Fondi, che rappresenta la piattaforma logistica agroalimentare più grande d’Italia, e la seconda in Europa, nella movimentazione e lavorazione delle materie prime. Le ricadute nell’approvvigionamento dei mercati di riferimento e di servizi fondamentali per i cittadini sarebbero pesantissime. In Sicilia gli agricoltori devono far partire il raccolto già ordinato: i limoni in Germania, le arance in Svizzera, gli ortaggi in Olanda e Danimarca.

Insomma, il conto rischia di rivelarsi salato non solo per i consumatori finali ma anche per allevatori, agricoltori e pescatori. Le imprese della filiera agroalimentare già ora non riescono a coprire i costi legati ai rincari dei beni energetici, che nel giro di pochi mesi hanno prosciugato la poca liquidità rimasta in molte realtà. «Il fermo dei Tir nei piazzali, se prolungato, potrebbe provocare carenza di scorte. Soprattutto alimentari. Ogni volta che c’è un fermo qualche problema c’è» dice Donatella Prampolini, vice presidente di Confcommercio e presidente nazionale di Fida-Confcommercio, la Federazione italiana dettaglianti alimentari. Di più. «Dipende comunque dalla durata del fermo» continua Donatella Prampolini, «ad andare in sofferenza in particolare in questi casi sono i banchi del fresco, frutta e verdura principalmente. Si tratta di prodotti deperibili le cui consegne a volte sono anche plurigiornaliere. Gli altri comprati invece anche con un fermo di qualche giorno possono resistere senza grandi difficoltà». Ma c’è anche chi getta acqua sul fuoco. Nessun allarme per ora in Federdistribuzione, l’organizzazione che rappresenta la grande distribuzione. Dalla pasta ai dolciumi, fino alle bevande e ai prodotti per la cura della casa e della persona, non sono previsti problemi di forniture. Le riserve dovrebbero bastare a superare il prossimo blocco dell’autotrasporto, spiegano da Federdistribuzione. «Contiamo su stoccaggi rilevanti nei magazzini centrali. Non abbiamo segnali di criticità e non prevediamo problemi negli scaffali» dice Carlo Alberto Buttarelli, responsabile dell’ufficio studi della federazione. Ovviamente, anche per la grande distribuzione il discorso cambia nel caso di prodotti deperibili. Federdistribuzione comunque tiene a sottolineare che «condivide le richieste degli autotrasportatori al governo». 

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