Negli ultimi 15 anni – ha sottolineato Panetta – l'uso del contante come sistema di pagamento è calato dal 35% al 20%, e intanto è aumentato il ricorso a sistemi di pagamento elettronici alternativi in cui "alcuni pochi player hanno ruoli dominanti" in determinati segmenti. E questa tendenza potrebbe essere accentuata dall'espansione delle big tech. Parlando del ruolo delle valute "pubbliche", quelle delle banche centrali (tra cui i contanti), e delle valute "private", nelle varie forme di pagamenti elettronici, Panetta ha evidenziato come "le valute digitali delle banche centrali consentiranno al denaro pubblico di continuare a giocare il suo ruolo nell'ancorare la stabilità dei sistemi di pagamento e contribuire alla loro efficienza". "Non possiamo consentire alla moneta pubblica di finire marginalizzata" ha affermato Panetta e, in tale scenario, – ha aggiunto – "la moneta digitale emessa dalla Banca centrale offrirebbe a tutti la possibilità di usare moneta pubblica su pagamenti digitali. Sarebbe un mezzo di pagamento solido, affidabile e nell'interesse pubblico. E preserverebbe la coesistenza di moneta sovrana e moneta privata, che finora ci ha servito così bene. Il denaro privato aggiungerà innovazione e diversità a queste fondamenta. La coesistenza di danaro pubblico e privato può continuare ad essere una situazione in cui tutti escono vincitori probabilmente nell'era digitale ancora di più".
Panetta ha, infine, sottolineato i rischi che presentano gli investimenti in criptovalute. "Chi investe in cripto asset – ha avvertito Panetta – deve essere pronto a perdere tutto. Anche per questi rischi sono state create le tablecoin, che tuttavia non garantiscono la piena riscattabilità in qualsiasi momento, come hanno dimostrato i recenti avvenimenti".
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