In questo contesto «un ampio grado di accomodamento monetario» - assicurato da tassi ai minimi almeno fino alla fine del 2019, da un nuovo round di finanziamenti agevolati alle banche e dal reinvestimento dei titoli del Qe venuti a scadenza - viene giudicato «necessario» allo scopo di «preservare condizioni di finanziamento favorevoli e sostenere l'espansione economica, assicurando quindi la prosecuzione di uno stabile percorso dell'inflazione verso il target del 2%».
La Bce riserva anche una bacchettata all'Italia, che al pari di Francia e Belgio, presenta un disavanzo strutturale di
bilancio «ancora lontano« dagli obiettivi del patto di stabilità con una diminuzione media, tra il 2011 e il 2018, «inferiore allo 0,5% del Pil». In tali Paesi mancano dunque »margini di bilancio« che consentano di «evitare un inasprimento delle politiche di bilancio nella prossima fase di rallentamento». Una situazione che, è il monito della Bce, »può avere conseguenze sulla capacità di tenuta dell'intera area dell'euro».
A minare la crescita Ue, per l'Eurotower, sono soprattutto le «circostanze sfavorevoli a livello mondiale« dove Brexit, guerra commerciale tra Cina e Usa e le debolezze delle economie emergenti, stanno frenando l'economia globale e »continuano a pesare sull'evoluzione dell'espansione economica dell'area dell'euro». Va un po' meglio sul fronte interno dove alcuni «fattori idiosincratici» stanno «mostrando segnali di affievolimento» e comunque «gli ulteriori incrementi dell'occupazione e l'aumento delle retribuzioni continuano a sostenere la capacità di tenuta dell'economia interna e il graduale intensificarsi di spinte inflazionistiche». Anche se su diversi fronti - dall'occupazione agli investimenti delle imprese alla spesa per consumi - si registrano segnali di rallentamento da monitorare con attenzione.
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