La stretta della Bce sugli Npl. Salvini: «Attacco alle banche»

La stretta della Bce sugli Npl. Salvini: «Attacco alle banche»
di Roberta Amoruso
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Mercoledì 16 Gennaio 2019, 07:57 - Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio, 13:02
È difficile dire se sia più colpa dell'«attacco» e delle «prevaricazioni della Bce», per dirla con le parole di accusa del vicepremier Matteo Salvini, o più colpa delle prime incerte, e francamente incolpevoli, stime degli analisti che profetizzano un impatto monstre dalla linea dura della Bce sugli Npl dedotta dalla lettera inviata a Mps in vista delle procedure Srep di marzo sui requisiti patrimoniali delle banche. È insomma difficile capire cosa abbia prevalso di più sulla nuova ondata di vendite che ieri ha investito tutto il settore bancario a Piazza Affari, a partire da Mps (-7,6%), Ubi (-4,9%), Bper (-4,7%) e Banco Bmp (-4,1%). Ma, forse, come insisteva qualcuno ieri sul mercato, si deve tutto al debito di trasparenza. Colpa sicuramente del quadro confuso emerso improvvisamente venerdì scorso insieme alla lettera Bce a Mps, che da una parte ha fatto scattare i timori di un nuovo benchmark sulla valutazione degli Npl applicabile a tutte le banche, non soltanto a quelle in affanno, e dall'altra ha spinto il mercato a interrogarsi sul vero significato di quell'approccio «caso per caso», finora evidentemente sottovalutato, che sarà applicato da ora in avanti da Francoforte.

Peccato che, come dovrebbe essere noto alla Vigilanza, troppe incertezze non fanno bene alle quotazioni in Borsa. E se il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, è arrivato ieri a sventolare il rischio di «aggiotaggio», vuol dire che davvero qualcosa non ha funzionato nel flusso di informazioni e precisazioni d'obbligo in un mercato che chiede anzitutto trasparenza. Per non dire della Consob, che in assenza del nuovo presidente - in attesa di nomina da settembre - sembra colpita da paralisi pur avendo i poteri per chiedere che si renda noto il contenuto delle lettere Bce, e preferisce stare alla regola delle comunicazioni spontanee fino alla fine della procedura.
LE REAZIONI

Così ieri il mercato ha fatto da solo. Un po' tutti gli analisti hanno messo le mani avanti giudicando «non comparabile» la situazione di Mps a quella di altre banche soprattutto quelle dalle spalle più larghe. Ma i dubbi sull'impatto per banche come Banco Bm, Bper, Ubi e Carige restano. Mediobanca ha per esempio ipotizzato un'accelerazione nella vendita di Npl che può portare dritto a un taglio del 17% degli utili nei prossimi sette anni e ad accantonamenti aggiuntivi per 15 miliardi. Per far capire fino a che punto potrebbe arrivare la copertura al 100% degli Npl dei sei principali istituti bancari sulla falsariga dell'approccio-Mps (ipotesi solo teorica), anche Kepler Cheuvreux ha fatto la sua simulazione: in sette anni ci vorrebbero 63 miliardi di accantonamenti aggiuntivi per azzerare i rischi.
Certi numeri fanno un bell'effetto. Ed è per questo che uno ad uno i principali istituti hanno sentito il dovere di precisare. Intesa è stata la prima a dire che «non ravvisa impatti significativi sugli obiettivi e le previsioni di natura economica e patrimoniale già resi noti al mercato per il 2018 e per il piano 2018-2021». Stesso copione per Ubi che «non prevede impatti significativi». E Bper che non intravede effetti «significativi» sul triennio. Ancora più rassicurante Banco Bpm, che «non intravede impatti materiali» su risultati e patrimonio. Anzi, l'impatto del progetto Ace «supera ampiamente quanto stabilito in termini di indicazioni con Bce in merito alle attività di derisking» sugli Npl.

Poi è scesa in campo la stessa Bce a ritoccare il quadro di una Banca centrale che auspica per gli istituti di credito italiani una svalutazione integrale, anche se graduale, dello stock di sofferenze entro il 2026. La Vigilanza, hanno fatto sapere fonti di Francoforte, sta applicando l'approccio seguito finora e annunciato pubblicamente già l'11 luglio 2018, quando si era impegnata a definire «le sue aspettative» specifiche per ciascun istituto. Inutile sorprendersi, dunque, lascia intendere Francoforte. Qualche chiarimento in più ha provato a darlo Patuelli. «Le lettere alle banche sulle valutazioni Srep dovrebbero essere tutte diverse», ha detto il presidente dell'Abi senza aggiungere di più se non un secco «Attenzione all'aggiotaggio». A quel punto ci ha pensato Salvini a sparare ad alzo zero: «Il nuovo attacco della vigilanza Bce al sistema bancario e ad Mps dimostra ancora una volta che l'Unione Bancaria, non solo non ha reso più stabile il nostro sistema finanziario ma causa instabilità, colpendo i risparmi dei cittadini e il sistema bancario». E ancora, l'Italia rischia «un danno da 15 miliardi» da un «atteggiamento prevaricatore, che scavalca aggravandole le recenti decisioni della Commissione». Occorre «quindi una trasparenza assoluta sulle decisioni della Bce, come è stato recentemente ribadito dalla stessa Corte dei Conti europea», tuona ancora Salvini. Intanto ieri il caso della liquidità di Carige è finito sul tavolo del collegio dei commissari europei riuniti a Strasburgo: ma forse non è l'unico caso.
 
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