Pos, tutti i dati finiranno al Fisco: controlli su bancomat e scontrini. Nuova stretta sull’evasione

Ora l’Agenzia delle Entrate sarà in grado di incrociare bancomat, carte e scontrini

Pos, tutti i dati finiranno al Fisco
di Andrea Bassi
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Venerdì 22 Aprile 2022, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 16:48

Una mossa a “tenaglia” contro l’evasione fiscale. Non solo chi non accetterà pagamenti tramite bancomat e carte di credito sarà sanzionato. Ma tutti gli incassi giornalieri tramite Pos di negozi, bar, ristoranti e di tutti gli altri esercizi commerciali, saranno trasmessi direttamente all’Agenzia delle Entrate. Il Fisco potrà incrociare i dati con quelli, per esempio, dei registratori di cassa. Se gli scontrini battuti saranno inferiori agli incassi di carte e bancomat potranno scattare le verifiche.

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La novità è emersa nel decreto sul Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che ieri il governo ha approvato per la seconda volta. Il provvedimento, già esaminato la scorsa settimana, è tornato in Consiglio dei ministri per aggiungere un capitolo che nella prima versione non era presente: quello sul reclutamento del personale scolastico. Ma diverse delle misure già esaminate la scorsa settimana sono state limate.
Sul fronte della lotta all’evasione, come si diceva, è stato confermato l’anticipo dal 30 giugno di quest’anno dell’entrata in vigore della doppia sanzione per gli esercenti che rifiutano i pagamenti elettronici.

A chi dice di no a bancomat e carte di credito, sarà comminata una multa di 30 euro per operazione, oltre a una maggiorazione dell’operazione ai fini fiscali del 4 per cento. 

 


Anche il pacchetto sul pubblico impiego presentato dal ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta ha subito diverse modifiche. Innanzitutto è slittato l’obbligo di pubblicazione di tutti i bandi di concorso delle amministrazioni centrali dello Stato tramite il portale InPa, il Linkedin della Pubblica amministrazione. Nella bozza esaminata la settimana scorsa era previsto che quest’obbligo scattasse a partire dal prossimo mese di luglio. Nella versione approvata ieri dal consiglio dei ministri, invece, l’obbligo è slittato a novembre di quest’anno, mentre da luglio è stata introdotta una semplice “facoltà” delle amministrazioni e delle Autorità indipendenti di utilizzare il portale InPa per la pubblicazione dei bandi. 


LA MOBILITÀ

Altra novità riguarda la mobilità dei dipendenti pubblici. Anche questa passerà attraverso il portale della Pubblica amministrazione. Ma nella nuova versione il decreto rivede alcuni limiti che erano stati messi per i “comandi” e i “distacchi” di dipendenti pubblici presso altre amministrazioni. Una prassi abbastanza diffusa all’interno del pubblico impiego. Nella prima versione del decreto era previsto un tetto del 5 per cento dei posti non assegnati con le procedure di mobilità da destinare ai “comandi” e ai “distacchi”. Questa percentuale è stata fatta salire al 25 per cento dei posti rimasti scoperti. Inoltre è stata inserita una clausola “salva-staff” dei ministri. Il limite non si applica infatti agli uffici di diretta collaborazione. 


Paletti sono poi arrivati anche alla norma per l’assunzione diretta da parte delle Regioni per l’assunzione dei consulenti per i progetti della coesione territoriale, l’ormai noto «Concorso Sud». Dopo due bandi con i quali non è stato possibile coprire i posti messi a concorso per mancanza di candidati idonei, il decreto ha introdotto la possibilità di una chiamata diretta. Nella nuova versione il decreto stabilisce un tetto di 80 mila euro allo stipendio che potrà essere riconosciuto ai neo-assunti.

 
IL BANDO

Per quanto riguarda invece le assunzioni a termine di esperti che i governatori potranno fare per seguire i progetti del Pnrr, viene messo un preciso paletto alle spese che le Regioni potranno sostenere a questo fine. Si dovrà tenere conto delle spese correnti e dei crediti di dubbia esigibilità, i tutto ponderato per un coefficiente che tiene conto della fascia demografica alla quale appartiene la Regione stessa.  Un altro punto riguarda l’impiego dei pensionati pubblici. Viene data la possibilità di siglare dei contratti di consulenza anche con chi si è ritirato dal lavoro (oggi è vietato), ma a patto, spiega l’ultima versione del decreto, che il dipendente abbia lasciato il suo posto da almeno due anni. Nel provvedimento, infine, è entrato un nutrito pacchetto di assunzioni pubbliche. Quaranta nuovi posti sono stati previsti all’Anpal, l’Agenzia nazionale per il lavoro, altre 20 assunzioni a tempo determinato al ministero dell’Interno, undici posti alla Giustizia minorile e tre posizioni dirigenziali, di cui una di prima fascia, alla Presidenza del Consiglio. 

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