Banca Popolare di Bari, Gualtieri: «Faro sulla Vigilanza di Bankitalia»

Banca Popolare di Bari, Gualtieri: «Faro sulla Vigilanza di Bankitalia»
di Roberta Amoruso Rosario Dimito
4 Minuti di Lettura
Venerdì 20 Dicembre 2019, 09:11

«È giusto che ci siano risarcimenti dove ci sono state delle truffe», il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, ha ben presente i migliaia di risparmiatori, azionisti o obbligazionisti, traditi dalle manovre con le quali la Banca Popolare di Bari per anni ha raccolto capitali da chi ignorava di finire in un meccanismo rischioso altamente illiquido. Lo ha fatto anche per salvare la Tercas dietro la moral suasion di Via Nazionale. E dunque «valuteremo» l'operazione di vigilanza di Bankitalia sulla Popolare di Bari, ha aggiunto il ministro durante la registrazione di Piazza Pulita su La7. «Gli abbiamo chiesto di dare conto su tutti passaggi». Il senso non è quello di un attacco a Via Nazionale. Ma accendere un faro è d'obbligo. «La vendita di prodotti rischiosi a persone che non dovrebbero acquistarne deve essere regolamentata. Ed evidentemente queste regole non sono state rispettate», ha puntualizzato il ministro. Quindi, «toccherà verificare con grande attenzione se le istituzioni preposte a garantire il rispetto delle regole hanno agito correttamente». Consob compresa, evidentemente. «Se poi ci sono stati degli abusi è bene che si agisca con la massima intransigenza e determinazione, a partire dalla magistratura».

Popolare di Bari, decine di nuove inchieste: ogni giorno una pioggia di denunce da parte dei risparmiatori truffati

Banca Popolare di Bari, i conti dello scandalo: nelle carte Parnasi e i diamanti
 





LE TAPPE
Intanto nelle ultime ore si è alzata l'asticella delle risorse urgenti, richieste due giorni fa per iscritto dai commissari al presidente del Fitd, Salvatore Maccarone, per ripristinare i coefficienti patrimoniali al 31 dicembre che si attestano al 5,22%. L'iniezione di capitale rientrerà nell'ambito della ricapitalizzazione complessiva della Popolare di Bari, da realizzare probabilmente entro giugno, che potrebbe attestarsi intorno agli 1,3 miliardi. Ieri ci sono state riunioni fra i commissari straordinari, Michele Ajello e Antonio Blandini, affiancati dagli advisor Oliver Wyman e da quelli del Fitd (Kpmg) e di Mcc (Equita), con gli ispettori di Bankitalia che concluderanno alla fine di questa settimana la verifica in corso da mesi. E proprio ad esito di queste riunioni-fiume è emerso che il fabbisogno straordinario potrà attestarsi sui 350 milioni. Oggi a Milano, si riunirà il consiglio del Fondo per occuparsi solo delle nomine in Carige e, al limite, in questa occasione potrebbe fornire un'informativa su Bari, dopo che due giorni fa, nonostante la freddezza di qualche posizione, il comitato di gestione ha dato la sua disponibilità alla terapia d'urto. La decisione di staccare l'assegno, invece, sarà presa da un consiglio straordinario del Fitd, subito dopo l'Epifania, una volta completata l'istruttoria sui dati e definita la situazione patrimoniale necessaria per assorbire le nuove perdite determinate da pesanti rettifiche. Solo allora si potrà calibrare l'iniezione urgente.

Nel frattempo si stringe il cerchio sulla prima fase delle indagini della Procura di Bari sulle cause che hanno portato al dissesto della banca ma anche sull'ipotesi di truffa aggravata a carico dei risparmiatori, azionisti o obbligazionisti. Decine di nuovi fascicoli d'inchiesta proprio con l'ipotesi di truffa aggravata sono stati aperti nelle ultime ore dalla Procura di Bari sulla base di altrettante denunce che quasi quotidianamente vengono depositate negli uffici giudiziari dai risparmiatori della Banca Popolare di Bari. Una montagna di querele a carico di persone da identificare, ma tutte con lo stesso reato. Perché secondo quanto emerge in maniera evidente dalla relazione di Bankitalia inviata a fine 2016 alla Consob non è sotto accusa soltanto le azioni e le obbligazioni rischiose emesse dalla Banca Popolare di Bari tra il 2013 e il 2014 a favore di risparmiatori senza profilatura o con un profilo non adeguato al rischio dei prodotti.

Ma erano diversi i trucchi commerciali per spingere i risparmiatori anche a disinvestire 135 milioni nel 2014 da prudenti titoli di Stato per investire nell'aumento di capitale da 500 milioni o in obbligazioni subordinate con rendimenti al 6,5%: finanziamenti per sottoscrivere le stesse azioni rigorosamente a sconto sul presunto valore di mercato, carte di credito e bancomat a zero spese, canoni gratuiti per il conto corrente e mutui agevolati. E del resto soltanto la campagna Club Soci ha spinto a sottoscrivere ben 500.000 azioni nel 2014. Ora l'attenzione si sposta anche sugli indennizzi. L'iniziativa del governo, «in totale discontinuità con la precedente gestione potrebbe ricreare un clima di fiducia con gli azionisti, che sono anche i primi clienti della banca», dicono in una lettera ai commissari le associazioni dei consumatori che rappresentano circa 2 mila tra azionisti e obbligazionisti dell'istituto. Tuttavia, « dopo tre anni di patimenti, occorre individuare soluzioni concrete che consentano il recupero dei risparmi investiti». Di qui la richiesta urgente di incontro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA