Popolare di Bari, i due commissari: servono subito 250 milioni

Popolare di Bari, i due commissari: servono subito 250 milioni
di Rosario Dimito e Valentina Errante
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Giovedì 19 Dicembre 2019, 08:48

ROMA Sos dei commissari della Popolare di Bari: serve al più presto rafforzare il capitale primario (Cet1) che è al 5,2% mentre il livello minimo richiesto è il 7,5%. Questo l'allarme trasmesso ieri pomeriggio da Salvatore Maccarone durante la riunione del comitato di gestione del Fondo interbancario di tutela, nel cui ordine del giorno rientrava l'esame del salvataggio da realizzare assieme a Mcc. La dotazione chiesta dai commissari Michele Ajello e Antonio Blandini dovrebbe attestarsi sui 250 milioni a fronte di una ricapitalizzazione complessiva che potrebbe raggiungere 1,3 miliardi.

Pop. Bari, Bankitalia risponde alle accuse 

Le cifre però sono ancora oggetto di stima. Il comitato del Fondo ha espresso parere favorevole a colmare il fabbisogno emergenziale, rinviandone la decisione a un prossimo consiglio straordinario che potrebbe tenersi ai primi di gennaio. Il consiglio di domani, che dovrà decidere i vertici di Carige, non farà in tempo ad esaminare l'istruttoria. Il Fitd ha espresso soddisfazione «all'intervenuto ricambio della governance attraverso il commissariamento», si legge in una nota, che peraltro era stato sollecitato dallo stesso consorzio bancario. «La decisione assunta dal Fidt a favore di un intervento patrimoniale immediato a sostegno della Popolare di Bari mette fin da subito la banca in condizioni di sicurezza», ha detto il ministro Roberto Gualtieri.

BANKITALIA
Intanto l'inchiesta della Procura di Bari potrebbe presto portare a una svolta. Agli atti ci sono anche le relazioni degli ispettori di Bankitalia che, già nel 2016 avevano lanciato un blando monito. «I ritardi e le incertezze nella realizzazione delle misure di rafforzamento patrimoniale pianificate per il 2016 (nuovo capitale per e 75 milioni) - si legge nel documento - si sono riflessi nel mancato rispetto del limite di risk tolerance fissato per il Common equy Tier 1 ratio (10%), diminuito al 30 giugno 2016 al 9,21% tenendo conto delle risultanze ispettive (9,35% al netto dell'effetto fiscale stimato)». Bankitalia riteneva però che il contratto con il gruppo inglese Aviva potesse in qualche modo garantire la ricapitalizzazione. «Solo a fine ottobre - si legge ancora - si è perfezionato l'aumento di capitale di e 25 milioni di euro (approvato dal cda il 18 luglio 2016 per il maggiore importo di 30 milioni), sottoscritto dal gruppo Aviva nell'ambito di un più ampio rapporto di collaborazione commerciale». Peccato che l'accordo salti, come segnaleranno proprio gli stessi ispettori: «Si segnala - scrivono - che la banca non ha dato esecuzione a un ordine di acquisto di azioni Bpb, impartito a giugno 2016 da Aviva Life spa e Aviva Italia spa per un controvalore pari rispettivamente a 20 milioni e 10 milioni». L'accordo prevedeva che la Banca collocasse prodotti assicurativi del gruppo inglese e quest'ultimo acquistasse azioni sul mercato secondario. Non solo, nel suo rapporto conclusivo, gli ispettori sottolineavano nel 2016: le stime della Popolare di Bari sul proprio capitale «non hanno finora tenuto conto dei potenziali impatti dei rischi derivanti dall'imponente stock di azioni della banca poste in vendita da oltre undicimila soci» pari a 281 milioni di controvalore, quasi un quarto del capitale.

 

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