Banca per il Mezzogiorno, il governo ci riprova

Banca per il Mezzogiorno, il governo ci riprova
di Luca Cifoni
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Martedì 30 Luglio 2019, 09:32 - Ultimo aggiornamento: 09:58

Rispunta la Banca del Mezzogiorno. Nella riunione di ieri tra governo e parti sociali, dedicata specificamente al tema del rilancio del Sud, il ministero dell'Economia ha illustrato il progetto di un nuovo soggetto finanziario a cui toccherebbe spingere gli investimenti nelle aree più svantaggiate del Paese. Mancano però al momento dettagli, come hanno fatto notare sia Maurizio Landini della Cgil che Annamaria Furlan della Cisl. Alla riunione - la seconda convocata a Palazzo Chigi in vista della prossima legge di Bilancio - erano presenti con il presidente del Consiglio Conte il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, il vicepremier, Luigi Di Maio, Barbara Lezzi titolare del dicastero del Sud. Presente anche il sottosegretario al Lavoro della Lega, Claudio Durigon. Dall'altra parte del tavolo si sono alternati sindacati e associazioni datoriali, in tutto una trentina di sigle.

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I SINDACATI
Al di là di un generico accordo sull'esigenza di spingere lo sviluppo delle Regioni meridionali anche per rianimare la debole crescita del Paese, dall'incontro non sono emersi aspetti concreti. In particolare il progetto di Banca del Mezzogiorno è ancora allo stato embrionale. Di Maio ne ha parlato affiancandolo ad altre due idee, quella di un piano per l'export da realizzare insieme all'Ice e di una iniziativa specifica per la formazione dei lavoratori delle piccole e medie imprese, da realizzare a cura dell'Anpal. Il programma elettorale del Movimento Cinque Stelle prevedeva l'istituzione di una banca per gli investimenti, anche se non esclusivamente dedicata al Sud; un ruolo che nelle intenzioni dei pentastellati avrebbe dovuto essere svolto dalla Cassa Depositi e prestiti. In realtà l'idea è tutt'altro che nuova: ci lavorò dieci anni fa l'allora governo di centro-destra, in particolare con il ministro dell'Economia Tremonti: alla fine il ruolo di Banca del Mezzogiorno fu assunto dal Mediocredito centrale, per l'occasione appositamente acquisito da Poste italiane. In tempi più recenti l'istituto è diventato un pezzo del gruppo Invitalia, l'agenzia pubblica per lo sviluppo d'impresa.

LE PROPOSTE
L'intenzione del governo è stata comunque apprezzata dai sindacati: Landini ha ricordato che proprio dalla Cgil era arrivata la richiesta di creare un nuovo soggetto in grado di coordinare le realtà attualmente esistenti, Furlan ha giudicato positivamente in particolare possibilità di un canale di credito privilegiato per le imprese meridionali. Per la Uil Carmelo Barbagallo ha fatto riferimento ad una Cassa per il Mezzogiorno 4.0.
Pochi particolari operativi anche sugli altri progetti allo studio. Alcuni riguardano la prosecuzioni di strumenti già esistenti, come l'attuale bonus assunzioni per il Sud. Barbara Lezzi ha spiegato che si punta ad andare oltre il 2020: la decontribuzione avrebbe però un profilo decrescente nel tempo.
Tra le proposte delle aziende, quella di Rete Imprese si concentra sul turismo e sulla necessità di incrementare gli attuali fondi specifici per il Mezzogiorno. Sempre in tema turismo Confedilizia ha ipotizzato specifici incentivi che puntino, con lo strumento della proprietà diffusa, al rilancio di tanti borghi del Sud spopolati o addirittura a rischio di abbandono.

LE SCADENZE
Su tutti questi temi, come anche sugli altri a partire da quelli fiscali, si entrerà nel merito solo dopo la pausa estiva, quindi non prima dell'ultima decade di agosto. Per fine settembre il governo dovrà aggiornare le proprie previsioni (domani l'Istat diffonderà il dato provvisorio sul secondo trimestre) mentre a metà ottobre sono fissate le scadenze per l'invio della legge di Bilancio alla Commissione europea e in Parlamento. Il primo impegno è naturalmente il disinnesco degli aumenti Iva previsti, che valgono complessivamente 23 miliardi.

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