Autostrade, sfuma la revoca ma si conferma la linea dura

Autostrade, sfuma la revoca ma si conferma la linea dura
di Umberto Mancini
4 Minuti di Lettura
Martedì 28 Gennaio 2020, 10:04 - Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 03:45

Al Mit assicurano che il dossier su Autostrade è pronto. Con allegato il documento della Corte dei Conti che mette in luce tutte le criticità dell'attuale sistema delle concessioni. Un sistema troppo sbilanciato, secondo i giudici contabili, a favore dall'azienda. E poi, sempre nel faldone gelosamente custodito nella cassaforte del ministero, ci sono i risultati delle analisi su viadotti e gallerie raccolte dai tecnici in questi mesi. Con i report sulla manutenzione e gli ultimi episodi che hanno segnalato, tra l'altro, la caduta di una parte del soffitto nel tunnel Bertè sull'A26. Non manca poi il parere dell'Avvocatura che, come nel caso della Tav, mette in guardia dai rischi nel procedere sulla strada della revoca. Nel faldone non c'è però il dato più importante, quello che riguarda l'affermazione del Pd in Emilia e dall'altra la debacle dei 5Stelle alle regionali. Un dato che fatalmente sposta gli equilibri e l'asse tra i due partiti della maggioranza che, fino all'altro ieri, era orientato al pugno di ferro nei confronti di Aspi.

LEGGI ANCHE --> Autostrade, Renzi: no a revoca folle

Per la verità anche prima delle elezioni era stato proprio il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, a frenare sulla revoca. Non solo prospettando a Palazzo Chigi tutte le perplessità del Tesoro sugli effetti finanziari connessi ad uno strappo traumatico con la società dei Benetton, perché porre fine ella convenzione per «gravi inadempienze» avrebbe comportato l'avvio di una battaglia legale infinita sugli indennizzi. Che anche se ridotti a 6 miliardi, come scritto nero su bianco dalla Corte dei Conti (Aspi è invece pronta a chiederne fino a 25), sarebbero stati certamente un problema per i conti pubblici. Tant'è che nel Milleproroghe, nonostante le insistenze dei grillini, nessuna cifra è stata messa in bilancio per una tale eventualità. Gualtieri del resto ha anche fatto notare al presidente del Consiglio Giuseppe Conte che tiene in mano le sorti della convenzione, che anche i grandi investitori internazionali, non solo i soci esteri di Atlantia (da Allianz al Silk Road Fund di Pechino), non avrebbero gradito una posizione massimalista con la revisione delle regole in corsa «perché pacta sunt servanda». Insomma, se prima Gualtieri era isolato nel Pd, adesso la situazione si è ribaltata: con l'approccio duro dei 5Stelle, pronti a tutto pur di penalizzare i Benetton dopo il crollo del Ponte Morandi, che ha perso vigore. In breve, i Dem non sono più orientati a farsi trascinare in una battaglia ideologica rischiosa. O almeno non lo sono più come prima del 26 gennaio. Non per questo però intendono abbassare la guardia. Perché le carte raccolte dal Mit sono comunque in grado di mettere ancora pressione ad Atlantia, nonostante le aperture, il nuovo piano industriale che aumenta gli investimenti in manutenzione e i controlli, il cambiamento di management, le scuse dei vertici. Dunque, se la revoca tout court appare ormai sullo sfondo, il prezzo che Atlantia dovrà pagare sarà comunque salato. Del resto un report di Equita Sim non fa che sottolineare come un «governo più moderato e riformista, e con il Pd più forte» non può che sostenere la via del confronto e del dialogo. In fondo tutti si aspettano che Conte replichi quanto già fatto con il caso Tav, approfittando dello sbandamento di M5s e delle difficoltà oggettive a procedere su una strada di scontro cruento. Non per questo però Palazzo Chigi rinuncerà a chiedere di più ad Atlantia. E a farlo presto.

La principale richiesta, quella su cui potrebbe partire un tavolo di discussione, riguarda un calo delle tariffe del 5%, un decalage da spalmare negli anni, che avrebbe un impatto da qui alla fine della convenzione di 3-4 miliardi. Difficile immaginare se il confronto possa partire subito, anche perché i Cinquestelle non cesseranno di forzare la mano. Il fatto però che al prossimo Consiglio dei ministri il tema Autostrade non sia stato ancora messo all'ordine del giorno fa supporre che spazi di manovra ci siano. Molto dipenderà anche dai ragionamenti che Atlantia intenderà fare per arrivare ad una mediazione. Sul tavolo del premier al momento tutte le opzioni sono teoricamente aperte: dalla revoca alla rescissione, dalla nullità contrattuale alla maximulta, fino alla revoca parziale di una tratta autostradale (quella ligure ovviamente) e a ulteriori risarcimenti per la città di Genova. Più arduo immaginare da un lato chi prenderà in carico i 7 mila dipendenti di Atlantia se mai dovesse passare l'idea del taglio della concessione e, dall'altro, come ripagare i debiti delle banche se Atlantia dovesse essere costretta a portare i libri in tribunale.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA