Dipendenti pubblici verso aumento stipendi di 107 euro e più smart working: firmato il patto con Draghi

La cerimonia a Palazzo Chigi di firma del "Patto per l'innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale''
di Giusy Franzese
6 Minuti di Lettura
Mercoledì 10 Marzo 2021, 16:19 - Ultimo aggiornamento: 23:23

La trattativa inizierà venerdì. L’obbiettivo è portare a casa un aumento di 107 euro medi mensili. E dopo la firma stamane a Palazzo Chigi, alla presenza del premier Mario Draghi oltre che del ministro della Pa Renato Brunetta, del «Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale», i sindacati ora sono convinti che sia un target raggiungibile. Per centrarlo però serve uno stanziamento aggiuntivo di circa un miliardo di euro rispetto a quanto già previsto con la legge di Bilancio.

Il patto con Draghi

Il premier Draghi lo ha definito «un evento di grande importanza, per il metodo, per il contenuto e per questa relazione di dialogo che c‘è».

Dopo anni in cui il ruolo del sindacato era stato messo nell’angolo, la firma dell’intesa riporta, a livello di metodo, le lancette dell’orologio alla stagione della concertazione inaugurata nel 1993 dal governo Ciampi. Un cambio di passo notevolissimo che i leader di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, hanno apprezzato moltissimo. Anche perché come ha sottolineato lo stesso Draghi si tratta del «primo passo». L’intesa si fonda sulla premessa della centralità della pubblica amministrazione. «Il buon funzionamento del settore pubblico è al centro del buon funzionamento della società: se il primo non funziona la società diventa più fragile, più ingiusta. Consideriamo il ruolo centrale delle lavoratrici i e lavoratori pubblici» ha affermato Draghi.  L’accordo si compone di sei articoli: rinnovi contrattuali relativi al triennio 2019-2021; lavoro agile; revisione dei sistemi di classificazione professionale; formazione del personale; sistemi di partecipazione sindacale; welfare contrattuale.

Covid Lazio, bollettino oggi 10 marzo: 1.654 nuovi casi positivi (+223) e 22 morti (-6). Roma a quota 700

I contratti

Come detto, è il primo articolo del Patto. Si sottolinea che il governo emanerà in tempi brevi gli atti di indirizzo all’Aran per il riavvio della stagione contrattuale, che interessa 3,2 milioni di dipendenti pubblici. Il primo appuntamento è già fissato per venerdì prossimo. Lo ha annunciato il ministro Brunetta: «Venerdì convocherò tutte le confederazioni sindacali rappresentative del pubblico impiego con l‘obiettivo di avviare il negoziato in tempi brevi. È per noi il migliore segno di ripartenza. Un buon contratto è un investimento nella fiducia reciproca, nella stabilità e nel carattere innovativo delle relazioni di lavoro».

Nel Patto ovviamente non si parla di cifre. Ma si fissano alcuni principi importanti: «I rinnovi contrattuali relativi al triennio 2019-2021 salvaguarderanno l’elemento perequativo della retribuzione già previsto dai contratti collettivi nazionali di lavoro relativi al triennio 2016-2018, il quale confluirà nella retribuzione fondamentale cessando di essere corrisposto quale elemento distinto della retribuzione, nonché attueranno la revisione dei sistemi di classificazione, attraverso lo stanziamento di risorse aggiuntive nella legge di bilancio 2022». Inoltre, il governo, «previo confronto, individuerà le misure legislative utili a valorizzare il ruolo della contrattazione decentrata».

Covid, Bonetti: «Bonus baby sitter anche per autonomi, congedi e smart working con figli in Dad»

La trattativa

I contratti del pubblico impiego sono scaduti ormai da quasi tre anni. Il 2021 è l’ultima parte del triennio che dovrebbe essere coperta dal nuovo accordo. Nel bilancio pubblico sono stati appostati 3,75 miliardi per il rinnovo del contratto. Una cifra che permetterebbe, secondo i calcoli del governo, aumenti in media tra i 107 e i 111 euro lordi mensili. Ma si tratta di conteggi contestati dai sindacati, visto che nello stanziamento complessivo è compreso anche l’elemento perequativo (il bonus corrisposto ai redditi bassi) e altre poste, come gli aumenti per i militari. Cosicché, stante la cifra stanziata, si può arrivare al massimo ad un aumento medio di 85 euro. Da qui la richiesta di uno stanziamento aggiuntivo di un altro miliardo di euro.

Le categorie

L’aumento non sarà uguale per tutte le categorie. Basandosi sull’ultimo rapporto dell’Aran, l’agenzia governativa che si occupa dei rinnovi contrattuali, con le risorse stanziate e i criteri attuali agli infermieri verrebbe riconosciuto un aumento mensile di 97 euro circa, senza elemento perequativo e al lordo dell’indennità di vacanza, che vale nel loro caso oltre 15 euro. I docenti si fermerebbero a 91,50 euro circa. Mentre i dipendenti pubblici della categoria A degli enti locali, la categoria base, dovrebbero accontentarsi di 60,30 euro, sempre al lordo dell’indennità di vacanza e al netto dell’elemento perequativo, contro i 334 euro di aumento dei dirigenti.

Roma, Easy market, il geometra e i favori da vigili, Asl e municipi: «Sei te il re delle licenze»

Il rapporto Aran

Nel suo rapporto l’Aran spiega che l’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici per la tornata contrattuale 2019-2021 si ferma al 3,8% se depurato del bonus per i redditi bassi (al lordo invece di quest’ultimo l’asticella sale a 4,07%). La stabilizzazione dell’elemento perequativo, che ha un costo di poco superiore ai 250 milioni di euro annui, finora era uno dei nodi della trattativa con i sindacati, che chiedono anche più risorse per la riclassificazione del personale. Ma con il “Patto” appena siglato a Palazzo Chigi probabilmente questo aspetto sarà più semplice da affrontare.

Smart working

Il lavoro agile è il secondo capitolo del Patto. In arrivo, per regolare questo aspetto, una nuova disciplina economica e normativa che superi l‘attuale assetto emergenziale garantendo condizioni di lavoro trasparenti e conciliando le esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori con quelle delle pubbliche amministrazioni.

Manovra necessaria/ Cuneo fiscale e Quota 100 i temi caldi da affrontare

Formazione e welfare

La nuova tornata contrattuale 2019-2021 servirà anche a “rivisitare” gli ordinamenti professionali del personale, adeguando la disciplina contrattuale ai fabbisogni di nuove professionalità e competenze. Inoltre, saranno disegnate politiche formative di ampio respiro, con particolare riferimento alle competenze informatiche e digitali e a specifiche competenze avanzate di carattere professionale. In questo momento - ha ricordato Draghi - «si spendono ben 48 euro a persona per la formazione del settore pubblico - ho detto ‘ben‘ ironicamente - e un solo giorno è destinato alla formazione del personale pubblico». Anche su questo versante quindi le intenzioni del governo sono quelle di un importante cambio di passo.

Nei nuovi contratti inoltre sarà valorizzato il ruolo della contrattazione integrativa e saranno implementati gli istituti di welfare contrattuale, anche con riferimento al sostegno alla genitorialità e all‘estensione al pubblico impiego delle agevolazioni fiscali già riconosciute al settore privato per la previdenza complementare e i sistemi di premialità.

Patenti facili, sequestrate cinque autoscuole. Coinvolti 11 pubblici funzionari, due arresti

© RIPRODUZIONE RISERVATA