Atlantia, il governo: «No ai ricatti», ma sottotraccia si tratta

Atlantia, il governo: «No ai ricatti», ma sottotraccia si tratta
di Alberto Gentili
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Domenica 24 Maggio 2020, 12:14

Giuseppe Conte, irritando non poco il Pd e Italia Viva, non ha ancora sciolto il nodo del destino di Atlantia e delle concessioni autostradali. Ma nonostante il muro alzato dai 5Stelle, con ogni probabilità alla fine il premier imboccherà la strada indicata dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, dai dem e dai renziani. In due tappe.

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Prima la trattativa con la società dei Benetton per chiudere il contenzioso con lo Stato, far pagare gli indennizzi ai parenti delle vittime del crollo del ponte di Genova, garantire gli investimenti, abbassare le tariffe e dunque rivedere la concessione. Nessuna revoca, insomma. Poi, l’elargizione del prestito di 1,2 miliardi in base al decreto Liquidità che invece i grillini, con il viceministro allo Sviluppo Stefano Buffagni, hanno annunciato di voler negare.
A dare le carte è Gualtieri. In base al decreto è il ministero dell’Economia, attraverso la controllata Sace, a dettare le condizioni del prestito. E dopo che venerdì Atlantia, in risposta allo stop di Buffagni al finanziamento, ha fatto sapere di voler rinunciare al piano di investimenti da 14,5 miliardi, la mossa del ministro dell’Economia non dovrebbe tardare. Anche perché il Pd, come confidano diversi ministri, è stufo di aspettare la decisione di Conte. «Tanto più che se non concedi il prestito, può essere qualsiasi tribunale a importelo», dice un esponente dem. E aggiunge: «Atlantia chiedendo il finanziamento si è messa nella condizione di dover mediare. Questo perché il prestito è sopra-soglia ed è soggetto a un decreto del ministro dell’Economia che, per concederlo, può porre “x” condizioni».
Una road map illustrata dal vicesegretario dem Andrea Orlando: «Il decreto prevede che ci sia un trattativa per un’erogazione di fondi di questo livello e», nel caso di Atlantia, «occorra tenere conto di due fattori: il primo è che si tratta di un’azienda che gestisce una concessione e quindi serve il rispetto delle tariffe. L’altro è che una controllata di questa azienda ha un contenzioso aperto con lo Stato. Questi due temi andranno risolti come precondizione» della trattative per il prestito.
L’ATTACCO 5STELLE<QA0>
Su questo fronte però i 5stelle non intendono arretrare. Dopo aver dovuto ingoiare Tap, Tav, Ilva, regolarizzazione dei migranti, non si possono permettere di subire anche il “sì” al prestito ad Atlantia. Così il viceministro alle Infrastrutture, il grillino Giancarlo Cancellieri tuona: «Quelli del crollo del ponte di Genova che si sono macchiati delle 43 vittime, ora ricattano lo Stato dicendo che se non fate la garanzia statale per avere un prestito noi non facciamo gli investimenti. Ora basta, revochiamogli la concessione». Non manca un attacco alla ministra dem alle Infrastrutture Paola De Micheli, favorevole alla revisione: «Ha fatto insieme con Aspi una sorta di trattativa, ma il suo dossier non lo conosce nessuno. Né il M5S, né altre forze di governo, né Conte. Ebbene, lo tirasse fuori, il tempo è scaduto».
La De Micheli preferisce non replicare al suo vice. Ma fonti del Mit assicurano che il dossier è già stato «completato» e inviato alla presidenza del Consiglio per avviare il confronto «prima della decisione che avverrà in Consiglio dei ministri». Non solo, la ministra replica duramente alla mossa dei Benetton: «Il comunicato di Atlantia ha il sapore di un ultimatum e nessuno, né tanto meno Atlantia, può permettersi di minacciare le istituzioni».
Se Pd e 5Stelle sono d’accordo nel respingere «il ricatto di Atlantia» (che nega di averlo fatto: «Attendiamo solo risposte»), per il resto è zuffa vera. Dal Nazareno si parla di «sorpresa per i toni di un membro di governo del M5S che rischiano di alimentare confusione». E il sottosegretario al Mit, Salvatore Margiotta attacca: «Trovo risibile che coloro che sono convinti della revoca della concessione si stupiscano che la stessa società non abbia ancora presentato un piano pluriennale di interventi». Non manca un invito a Conte «a decidere» e un avvertimento ai 5Stelle: «Non si può lucrare su questo tema per avere un voto in più. Le liti vanno evitate: se si tira troppo la corda c’è il rischio che si spezzi».
In tutto questo il grillino Buffagni, affiancato da Alessandro Di Battista nella crociata anti-Benetton, ribadisce la linea: «Che un’azienda che ha causato la caduta di un ponte a Genova, un’azienda protagonista di diverse criticità, anche manageriali, arrivi a ricattare il governo credo sia un’azione da rigettare con forza. Il governo non si piega e lavora nell’interesse dei cittadini per l’abbassamento delle tariffe». Quest’ultima frase fa capire che, propaganda a parte, il M5S si sta preparando a trattare.
 

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