Atlantia, l'ad Castellucci si dimette: «Ho chiesto io di lasciare»

Atlantia, l'ad Castellucci si dimette: «Ho chiesto io di lasciare»
di Umberto Mancini
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Mercoledì 18 Settembre 2019, 08:21 - Ultimo aggiornamento: 08:23

Ieri mattina aveva confidato ai suoi: «Quella di oggi sarà una giornata complessa». Nulla di più. Davanti a sé aveva un cda nel quale avrebbe annunciato una decisione importante dopo il confronto con gli azionisti, la famiglia Benetton, i fondi esteri: il congedo. Dopo 18 anni alla guida e una montagna di utili portati nelle casse prima di Autostrade e poi di Atlantia, Giovanni Castellucci non ha tradito alcuna emozione, annunciando il passo indietro dal gruppo che ha contribuito a far crescere, ad internazionalizzare. Fedele a se stesso, a un comportamento imperturbabile. «Ho chiesto io di lasciare la guida, ho chiesto io di convocare il cda. E comunque lascio nell'interesse di tutti», ha detto ai suoi. Perché, fanno capire i suoi più stretti collaboratori, in fondo non tutti tra gli azionisti di controllo erano poi convinti della necessità di voltare pagina. Qualche consigliere avrebbe infatti accettato con fatica le dimissioni, pensando sopratutto al futuro, a quale manager affidare un nuovo ciclo. E a come rapportarsi con il mondo della politica, degli esigenti investitori istituzionali.

Con le dimissioni di Castellucci Atlantia volta pagina.

Eppure Castellucci si era già fatto da parte subito dopo la caduta del Ponte di Genova, ma la famiglia Benetton gli aveva confermato la fiducia, invitandolo a rimanere. Poi con le nuove intercettazioni e i report edulcorati sui controlli dei ponti, la situazione è precipitata. Non è servita a nulla la scelta di varare «l'Operazione trasparenza», voluta proprio dal top manager, su viadotti e infrastrutture del gruppo. Non è servito a nulla far notare che Autostrade gestisce quasi 2 mila viadotti e che è impossibile che il vertice conosca nel dettaglio ogni singola situazione. Partecipando ai funerali delle vittime del Morandi, sconsigliato da molti, Castellucci si è preso le sue responsabilità. Confidando, come ha ripetuto più volte, nelle indagini della magistratura, e nel verdetto dei giudici. E ribadendo che la «scelta di dimettersi era fatta nell'interesse dell'azienda».

IL PERCORSO
Aveva messo la faccia, Castellucci, anche sul rilancio di Fiumicino. Portando lo scalo romano da Cenerentola degli aeroporti europei a primo della classe nel mondo. Una cura intensiva a base di efficienza, innovazione e attenzione massima alla qualità. L'altra operazione, certamente la più rilevante, è la trasformazione del gruppo nel leader mondiale nelle concessioni di infrastrutture di trasporto. Con il matrimonio portato a termine con il colosso iberico Abertis (un'Opa da 18 miliardi) il manager aveva messo insieme competenze, capitali e tecnologie di Italia e Spagna, instaurando un rapporto privilegiato con Florentino Perez.

I RISULTATI
«La crescita al di fuori dei confini per competere con successo sui mercati globali - aveva spiegato ad ottobre del 2018 - è stata da sempre la visione di Gilberto e di tutta la famiglia Benetton». Una trasformazione riuscita che ha portato Atlantia, grazie alla collaborazione con Hochtief e Acs, a cambiare pelle. Per diventare un leader delle costruzioni nel mondo occidentale con posizioni dominanti nei mercati di Australia, Usa, Canada e Germania. Con ricavi complessivi superiori agli 11 miliardi e un Ebitda di 7,1 miliardi con 32.000 dipendenti complessivi. Risultati concreti offuscati dal dramma di Genova, dai report insabbiati. Ora lascia in eredità al successore la chiusura della partita Alitalia e quella, forse più complessa, della concessione autostradale.
Sulla prima l'esecutivo rosso giallo ha già fatto capire, secondo quanto trapela dal Mise, che un cambio di interlocutore in questa delicata fase della trattativa non agevola il decollo dell'operazione. Anche perché il manager di Senigallia stava trattando con gli americani di Delta per spuntare il massimo dalle nozze. Sulla seconda partita, il pallino è in mano al governo che punta a una mini revoca della concessione limitata all'area di Genova. Castellucci, come sanno bene i collaboratori, non sarebbe stato d'accordo, ma della questione d'ora in avanti non dovrà più occuparsi.
 

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