Le associazioni dei giovani professionisti: «Investire in servizi, tecnologie e formazione»

Le associazioni dei giovani professionisti: «Investire in servizi, tecnologie e formazione»
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Venerdì 14 Dicembre 2018, 15:29 - Ultimo aggiornamento: 17:33
Un Piano professioni 4.0 con programmi di investimento per i giovani: servizi, tecnologie avanzate e progetti di formazione. Lo hanno proposto le associazioni Ungdcec (Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili), Aiga (Associazione italiana giovani avvocati) e Asign (Associazione italiana giovani notai) ai rappresentanti del mondo politico intervenuti al X Forum dei giovani professionisti, che si è tenuto a Roma.

In Italia i liberi professionisti sono oltre 17 ogni mille abitanti e il loro numero continua a crescere, tanto che è fra i più alti d’Europa. Complessivamente nel nostro Paese i lavoratori della conoscenza hanno superato 1,4 milioni contro i 5,6 dell’Ue.

“Noi proponiamo un articolato programma per governare il cambiamento piuttosto che subirlo – sostiene il presidente dell’Unione giovani commercialisti (Ungdcec) Daniele Virgillito – per incentivare l’innovazione e non rischiare di perdere un intero patrimonio generazionale di competenze e intelligenze. Stiamo parlando di una categoria che rappresenta quasi il 2% del Pil e occupa oltre 350 mila addetti”. “La nostra professione è sempre più travolta dalla rivoluzione digitale – ricorda il leader dei giovani commercialisti – Cambiano strumenti di lavoro, esigenze dei clienti, scenari economici e normativi: per questo abbiamo voglia di partecipare alla costruzione del nostro futuro”. Parole condivise dal presidente dei Giovani avvocati (Aiga), Alberto Vermiglio: “L’obiettivo è quello di presentare un piano che analizzi i temi che ci sono comuni e che spaziano dalla fiscalità di vantaggio alla tecnologia applicata alla professione, dalla specializzazione all’equo compenso, dalle aggregazioni alla creazione di una casa dei giovani professionisti, nell’intento di individuare ed elaborare insieme le comuni esigenze per un futuro che non potrà che essere dei giovani”. “E’ necessario che le riforme – aggiunge il vice presidente dei Giovani notai (Asign) Nicola Virgilio - soprattutto nell’ambito del percorso di digitalizzazione realizzino una tangibile semplificazione nell’esercizio della nostra attività”.

Il Piano proposto dalle tre associazioni richiede: un iper-ammortamento allargato anche ai professionisti per quei “beni funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale” previsti nella Legge di Bilancio 2017, indispensabili al funzionamento degli studi; formazione e promozione di formule di aggregazione anche interprofessionale e delle dovute agevolazioni, senza le quali non si può pensare di accrescere la competitività. I promotori del forum ipotizzano un credito d’imposta per investimenti in strumenti tecnologici e una misura che favorisca la formazione, di facile applicazione, per permettere anche ai giovani di accedere a competenze avanzate.

Durante l’incontro, moderato dai giornalisti Francesco Giorgino e Simona D’Alessio e al quale hanno partecipato, fra gli altri, il sottosegretario al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Armando Siri, il deputato (Pd) ed ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, il Presidente della VI commissione Bilancio e deputato FdI Ylenia Lucaselli, si è parlato anche dell’obbligo della fatturazione elettronica, che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2019.

Nel corso della tavola rotonda “Tecnologi, tecnocrati o liberi professionisti?” gli esperti spiegano che “la gestione e l’intermediazione dei dati rendono necessarie particolari accortezze anche in termini di geo-localizzazione dei server, di clausole contrattuali in caso di violazione della privacy e continuità del servizio. E’ necessario prevedere, nella fase di avvio dell’adempimento, un regime premiale, flessibilità e totale e concreto azzeramento delle sanzioni per l’intero 2019”.

Tra gli argomenti emersi anche la flat tax: “Rischia di penalizzare le aggregazioni – fanno notare i rappresentanti di Ungdcec e Aiga - Avendo previsto una soglia massima di ricavi fissata a 65 mila euro l’anno e l’espressa esclusione di associazioni, Stp e società, si potrebbero creare ostacoli sia verso la nascita e diffusione dei gruppi inter e intra professioni, che verso la possibilità di essere un socio di capitale poiché, in quest’ultimo caso, si perderebbe il vantaggio fiscale”. Si tratta, insomma, di una sorta di “incompatibilità” poco condivisibile. Per questo le associazioni chiedono di eliminare dall’articolo 224 del decreto legislativo l’espressione “ovvero a società a responsabilità limitata o ad associazioni in partecipazione”, riattivando la possibilità di computare il reddito scaturente nel limite massimo dei 65 mila euro”.

 
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