Brexit, fuori dall'Italia le assicurazioni inglesi: interessati 9,7 milioni di clienti

Brexit, fuori dall'Italia le assicurazioni inglesi: interessati 9,7 milioni di clienti
di jacopo orsini
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Mercoledì 20 Marzo 2019, 15:46 - Ultimo aggiornamento: 17:05
Il decreto Brexit è pronto. Il ministero dell'Economia ha messo a punto una serie di «misure urgenti per garantire stabilità e integrità del sistema finanziario» in caso di uscita del Regno Unito dall'Unione europea senza accordo. Uno scenario che con il passare del tempo diventa sempre meno improbabile, anche se le trattative per evitarlo continuano. Insomma il governo italiano si prepara al peggio. Le norme si rendono necessarie, spiega l'esecutivo, vista la «straordinaria necessità e urgenza di assicurare continuità nella prestazione dei servizi bancari, finanziari, assicurativi» da parte dei soggetti italiani operanti nel Regno Unito e viceversa e «disciplinare la fuoriuscita ordinaria dal mercato italiano dei soggetti aventi sede nel Regno Unito che cesseranno l'attività in Italia».

«Da tempo stiamo lavorando per la prospettiva, non auspicabile, del no deal», ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. «Il governo ha disposto uno schema di decreto che potrà da un momento all'altro entrare in vigore per garantire nostri cittadini e nostre imprese», ha specificato ancora il premier.

In base a una bozza del testo circolata ieri, che oggi andrà in Consiglio dei ministri, il provvedimento introduce un regime di salvaguardia transitorio per gli operatori finanziari inglesi presenti in Italia e per gli intermediari italiani attivi in Gran Bretagna. E costringe le assicurazioni inglesi operanti nella Penisola a chiudere. L'obiettivo dell'intervento è quello di fronteggiare le «significative ricadute» sull'operatività delle banche d'investimento con sede a Londra che, in assenza di un accordo, perderanno il passaporto Ue, con il rischio di un «pregiudizio alla liquidità dei mercati».

Il decreto in particolare stabilisce una proroga di 18 mesi per consentire alle banche d'affari della City di continuare a operare in Italia anche nel caso in cui Londra non arrivi a un accordo con Bruxelles e non ci sia un'estensione del termine del 29 marzo, data limite per trovare un'intesa che consenta un addio ordinato. Attenzione particolare è rivolta poi agli istituti che partecipano alle aste di titoli di Stato italiani, che potranno « continuare ad esercitare l'attività di raccolta del risparmio», e agli intermediari italiani che operano nel Regno Unito, autorizzati a operare in regime transitorio.Il decreto precisa che le banche inglesi, nel periodo transitorio, potranno continuare a svolgere la stessa attività «previa notifica alla Banca d'Italia». Gli istituti che intendono continuare a operare sul territorio della Repubblica oltre il periodo transitorio dovranno poi chiedere, entro i sei mesi successivi, l'autorizzazione o costituire un intermediario italiano.

Nel caso in cui il Regno Unito esca dall'Ue senza un accordo le assicurazioni inglesi che operano in Italia dovranno invece chiudere. Le società britanniche saranno infatti «cancellate» dall'elenco dell'Ivass, l'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni. Nel periodo transitorio di 18 mesi potranno proseguire con le loro attività senza però fare nuovi contratti, né rinnovare quelli esistenti. Garantita solo la «chiusura dei rapporti già in essere, nel più breve tempo possibile» per evitare «pregiudizio ai clienti».

Le compagnie assicurative britanniche operative in Italia sono 53, di cui 47 nel settore danni, e raccolgono annualmente premi per circa 1,7 miliardi di euro. Gli italiani assicurati con queste società sono 9,7 milioni. «Insomma, non è una quota di mercato marginale», spiega Stefano De Polis, segretario generale dell’Ivass.

Il provvedimento intende poi rafforzare la partecipazione degli sherpa italiani ai negoziati sulla Brexit con l'assunzione di 30 esperti al ministero dell'Economia. Infine il decreto rinnovadi altri due anni le garanzie pubbliche sulle cartolarizzazioni delle sofferenze bancarie introdotte nel 2016 e in scadenza questo mese, ma introduce qualche paletto in più, adeguando la normativa alle osservazioni della Commissione europea.

 
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