Come mai una riforma che incrementa i fondi pubblici destinati alle famiglie, semplificando in prospettiva il sistema degli aiuti, ha raccolto finora meno di metà delle adesioni degli aventi diritto? Il 28 febbraio era l’ultimo giorno utile per presentare la domanda per l’assegno unico e universale in modo da riceverlo sul conto corrente nella seconda metà di marzo. Chi non lo ha fatto, se lavoratore dipendente o pensionato, potrebbe avere una brutta sorpresa con il prossimo cedolino dello stipendio o della pensione (in arrivo nelle prossime ore in quest’ultimo caso): il netto risulterà decurtato dall’assenza delle detrazioni Irpef per figli a carico e anche del vecchio “assegno per il nucleo familiare”. Entrambe prestazioni sostituite proprio dall’assegno unico e universale.
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Il nuovo strumento era stato messo a punto per una platea di 7 milioni di nuclei familiari, corrispondenti a 11 milioni di figli.
Scarsa conoscenza
Certamente la necessità di disporre di un Isee aggiornato può aver contribuito a rallentare le domande, che vanno presentate telematicamente sul sito Inps oppure via telefono al contact center o ancora tramite la rete dei patronati. Ma c’è anche un problema di mancata conoscenza, per ovviare al quale è recentemente partita la campagna di comunicazione dell’Inps. Nel caso di lavoratori dipendenti e pensionati la stessa necessità di fare domanda può non essere ovvia, visto che per le detrazioni Irpef bastava una semplice comunicazione (una volta per tutte) al datore di lavoro, mentre per il precedente assegno (Anf) la procedura di richiesta è stata introdotta solo da un paio d’anni, senza però necessità di presentare l’Isee. C’è poi la platea dei lavoratori autonomi e dei disoccupati, che in precedenza non ricevevano aiuti (a parte le detrazioni fiscali con la dichiarazione dei redditi).
Per loro l’esigenza di prendere l’iniziativa è effettivamente una novità, mentre qualcuno potrebbe essere scoraggiato proprio dall’Isee, che contiene informazioni reddituali e patrimoniali e fa quindi scattare controlli magari non graditi.
Per quanto riguarda la domanda in sé, l’Inps ha segnalato che bisogna fare attenzione in particolare all’Iban inserito: il titolare del conto corrente deve coincidere con quello di chi fa domanda (ferma restando la possibilità di cointestazione).
Per le richieste presentate entro giugno saranno comunque garantiti gli arretrati da marzo; dopo quella data invece gli arretrati verranno persi e l’assegno partirà dal momento in cui è stato riconosciuto per la prima volta.