Inps, assegni sociali a rischio revoca: mercoledì la scadenza per inviare i dati

Inps, assegni sociali a rischio revoca: mercoledì la scadenza per inviare i dati
di Luca Cifoni
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Domenica 12 Settembre 2021, 21:39 - Ultimo aggiornamento: 14 Settembre, 11:42

Ancora poco tempo per pensionati e beneficiari di prestazioni assistenziali che non hanno inviato all’Inps i dati sui propri redditi, per confermare il diritto agli assegni. Nei prossimi giorni, a partire dal 15 settembre per le pensioni collegate al reddito, in caso di mancato adempimento inizieranno a scattare le revoche ed il recupero delle somme percepite indebitamente. 

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Le tappe

L’Inps è infatti tenuta per legge a controllare il rispetto delle norme che prevedono, per queste prestazioni, non solo la presenza di un limite di reddito ma anche la comunicazione da parte degli interessati della situazione aggiornata.

In molti casi si tratta di persone che dimenticano di rispondere o semplicemente per vari motivi non considerano le richieste, comunque ripetute nel tempo da parte dell’istituto previdenziale. Per quanto riguarda la disabilità, l’Inps ha tra l’altro appena istituito un tavolo di confronto con le associazioni di categoria. Vediamo quindi qual è la platea coinvolta e quali sono i tempi esatti delle operazioni di verifica, che toccano due gruppi distinti di pensionati: da una parte quelli che percepiscono un assegno previdenziale ma collegato in tutto o in parte al reddito (si parla ad esempio di integrazione al trattamento minimo, maggiorazione sociale, pensione ai superstiti), dall’altra i titolari di assegno sociale e di una serie di prestazioni di invalidità civile (pensione di inabilità, assegno mensile di assistenza, pensione a ciechi civili e a sordi).

Nel primo caso l’istituto previdenziale ha già acceso i riflettori su coloro che nonostante i solleciti non hanno fornito i dati reddituali relativi agli anni 2017 e 2018. Per queste persone, già sulla rata di agosto è stata applicata una trattenuta pari a 14 euro sulle pensioni integrate al minimo, che può arrivare però al 10 per cento del totale sui trattamenti di importo superiore. La decurtazione è stata confermata sulla rata di settembre, già in pagamento nei giorni scorsi. Ma come segnalato agli interessati con una lettera raccomandata, il 15 settembre è il termine ultimo per provvedere all’invio: nel caso ciò non avvenga, l’Inps procederà alla revoca definitiva delle prestazioni relativamente agli anni di riferimento, e quindi al recupero delle somme non dovute.

Per quanto riguarda gli assegni di tipo assistenziale, la procedura prevede ancora alcuni passaggi: ai titolari che - non essendo tenuti a presentare la dichiarazione dei redditi all’amministrazione o non avendola comunicata integralmente - devono invece inviare i relativi dati all’Inps è stato già inviato un primo sollecito. Ma per 68.586 posizioni non c’è stato nessun riscontro. Ora quindi la parola torna all’istituto, che nel caso delle prestazioni di invalidità civile invierà nuove raccomandate con il preavviso di sospensione: destinata a scattare dopo 60 giorni in caso di ulteriore mancata risposta, con revoca definitiva dopo altri 120 giorni e recupero del debito relativo agli anni tra il 2017 e il 2021. Per quanto riguarda invece l’assegno sociale sarà spedita una raccomandata ai beneficiari (esclusi quelli che ha fine 2017 avevano già compiuto 80 anni): in assenza di riscontro scatterà dopo 60 giorni la sospensione e il recupero delle somme relative al 2017. I dati richiesti potranno essere comunicati dagli interessati attraverso l’area personale del sito Inps oppure attraverso i patronati che assistono i pensionati, oppure gli altri intermediari.
 

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