ArcelorMittal, sciopero di tutte le fabbriche. Patuanelli: aspettiamo piano entro il 5 giugno

ArcelorMittal, sciopero di tutte le fabbriche. Patuanelli: aspettiamo piano entro il 5 giugno
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Lunedì 25 Maggio 2020, 11:00 - Ultimo aggiornamento: 26 Maggio, 14:10
Il settore siderurgico è "strategico e va tutelato, perché è importante per il nostro Paese. Ma vanno tutelati allo stesso modo i lavoratori italiani". È quanto ha affermato il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, in vista dell'incontro di oggi sugli stabilimenti dell'ex Ilva di Taranto. Alle 11 è previsto un tavolo di confronto, in videoconferenza, tra l'esecutivo con il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, dell'Economia Roberto Gualtieri e Catalfo, i vertici di ArcelorMittal tra cui l'ad Lucia Morselli, i commissari Ilva e i sindacati dei metalmeccanici. L'obiettivo è "affrontare il tema in modo tempestivo", riaprendo a distanza di mesi il dossier acciaio.

Un incontro chiesto dai sindacati a fronte di una situazione fortemente deteriorata che vede oggi uno sciopero di otto ore a Taranto e di quattro nel resto del gruppo. Una nuova protesta, alla quale parteciperanno anche i lavoratori dell'indotto-appalto siderurgico, che arriva dopo il sit-in di venerdì scorso sotto la Prefettura di Taranto e le manifestazioni che ci sono state giorni fa a Genova e a Novi Ligure. "Se il governo vuole nazionalizzare l'Ilva lo dica con chiarezza – ha affermato la leader della Cisl, Annamaria Furlan – l'incertezza non è più accettabile. Sull'ex Ilva sono stati fatti errori madornali, dalla politica per tutta la questione dello scudo penale, un pretesto incredibile offerto su un piatto d'argento ad ArcelorMittal, e dal punto di vista aziendale. Mentre migliaia di lavoratori sono lì appesi da mesi".

"Ieri Mittal ha fatto sapere che la rivisitazione del Piano industriale verrà presentata entro venerdì 5 giugno. Mi aspetto, ma tutto il Governo si aspetta, un Piano industriale che sia serio, ambizioso e lungimirante e che non metta in discussione gli accordi presi il 4 marzo". È quanto ha affermato il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli nell'informativa urgente alla Camera sulla situazione della siderurgia in Italia sottolineando che ritiene "fondamentale l'ingresso dello Stato".

Il piano dovrà prevedere il rifacimento integrale degli impianti. Nel dettaglio – ha spiegato Patuanelli – "l'Afo5 deve essere rinnovato, dovrà esserci una forte decarbonizzazione con la presenza di forni elettrici. Il governo dovrà monitorare sulla sostenibilità finanziaria del piano stesso. Il costo dell'energia è un problema serio e bisognerà creare le condizioni affinché sia sostenibile". Dal momento che sarà "molto difficile trovare un equilibrio tra competitività dello stabilimento, prezzo acciaio finale, tutela ambientale e sicurezza dei lavoratori" Patuanelli ha definito un "passaggio obbligato" quello che vede il Governo "accompagnare, almeno parzialmente, l'impresa privata, il player industriale privato, con interventi di Stato a tutela della sicurezza dell'ambiente".

Per quanto riguarda lo scudo penale Patuanelli ha detto che "non era un ostacolo all'investimento di ArcelorMittal nell'ex Ilva" e che "non c'entrava nulla con la volontà di ArcelorMittal di recedere in quel momento dal contratto". Oggi – ha aggiunto – scudo non c'è, l'impianto continua a essere gestito, a produrre seppur limitatamente senza che questo sia diventato un ostacolo".


In seguito al preaccordo di marzo, al Tribunale di Milano, tra ArcelorMittal e Ilva in amministrazione straordinaria – che disinnescò il conflitto aperto da ArcelorMittal col recesso dal contratto di fitto dichiarato a novembre –, in questo mese sarebbe dovuta entrare nel vivo la trattativa per ridisegnare la compagine societaria. Tappa finale, sarebbe stata novembre 2020, con un nuovo piano industriale, la partecipazione dello Stato, una produzione di 8 milioni di tonnellate, un diverso schema produttivo e la tutela dell'occupazione col nuovo piano a regime nel 2025. Ma l'impegno con Ilva da parte della multinazionale dell'acciaio anglo-indiana rischia di durare meno di due anni. Diventa, infatti, sempre più probabile l'uscita del gruppo straniero e il ritorno dell'Ilva, con gli stabilimenti di Taranto, Genova e Novi Ligure, sotto il pieno controllo pubblico con l'amministrazione straordinaria guidata dai commissari del Mise. Con l'emergenza Covid-19 negli ultimi due mesi ha aumentato in maniera massiccia la cassa integrazione e la produzione ha toccato il minimo storico di 7500 tonnellate al giorno. Un ulteriore segnale del processo di rapido allontanamento del gruppo anglo-indiano da Taranto è – secondo il Sole 24 Ore – l'abbandono da parte del Cfo Sushil Jain. Il direttore finanziario, nonché quello che viene definito l'ultimo manager in prima linea – avrebbe lasciato AMInvestco, per tornare alla casa madre, probabilmente collocandosi in Arcelor Mittal Europe. In questo scenario c'è chi ipotizza da parte di ArcelorMittal la proposta di un taglio di 5mila lavoratori mentre il governo minaccia una penale da un miliardo di euro.

Nel pomeriggio di oggi l'Esecutivo dovrà affrontare anche la questione del sito Jabil di Marcianise. Alle 16 si terrà un nuovo incontro con i rappresentanti del Governo, dell'azienda e delle parti sociali. La multinazionale dell'elettronica ha annunciato, a partire da oggi, 25 maggio, 190 licenziamenti nello stabilimento in provincia di Caserta.
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