Antitrust, le armi spuntate di fronte ai colossi ingovernabili

Antitrust, le armi spuntate di fronte ai colossi ingovernabili
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Giovedì 4 Agosto 2022, 10:51 - Ultimo aggiornamento: 11:10

La tutela della concorrenza come presidio non solo del benessere dei consumatori, ma anche della democrazia economica: nei decenni scorsi questo era per molti un assioma, mentre oggi provare ad attuarlo vuol dire confrontarsi con strane bestie, che le autorità antitrust fanno fatica ad addomesticare usando i metodi tradizionali. Sono le piattaforme digitali, al centro del saggio di Andrea Minuto Rizzo e Roberto Sommella Ingovernabili (Luiss Universtity Press, 18 euro). Il titolo segnala subito la difficoltà di una sfida che è iniziata negli Anni Novanta, quando gli assetti economici consolidati sono stati messi in discussione dall'avvento della globalizzazione e dall'affermarsi di Internet e delle tecnologie digitali. Fin dalle prime pagine gli autori mettono in chiaro una delle ragioni di fondo di questa difficoltà, probabilmente la più rilevante di tutte: il fatto che le autorità hanno a che fare non più con imprese operanti in mercati che a certe condizioni riescono ad auto-correggersi, ma con veri e propri ecosistemi digitali, fortezze in grado di tenere a distanza i propri concorrenti e di operare per molti aspetti con la forza di realtà statali.


LA RICOSTRUZIONE


L'interesse del libro è duplice: da una parte c'è una ricostruzione meticolosa e documentatissima dell'attuale situazione, dall'altra il tentativo di delineare delle soluzioni, pur in un contesto in continua evoluzione che sconta tra l'altro, dal lato dei controllori, le tradizione diversità di approccio tra l'antitrust americana e quelle che operano invece in Europa.
In riferimento alle cosiddette Gafa (acronimo che si riferisce ai quattro principali colossi ovvero Google, Amazon, Facebook e Apple) vengono passati in rassegna i procedimenti avviati dalle varie autorità.

Per arrivare poi al nodo teorico che è oggetto di dibattito in questi ultimi anni: vista l'insufficienza dei tradizionali interventi ex post a tutela della concorrenza (anche per il fattore tempo che in un contesto in rapida evoluzione come quello digitale si dimostra decisivo) si discute sulla possibilità di affiancare a queste azioni anche delle regole ex ante. Ad esempio vietare in modo specifico determinati comportamenti ad imprese che - come quelle di cui si parla - operano in mercati diversi. Alcuni Paesi (come la Germania) si sono mossi su questa strada, ma si tratta di un percorso difficile e non privo di rischi.


LA TOLLERANZA


Opportunamente nelle pagine finali viene rievocata una vicenda che da sola ci ricorda come il quadro attuale sia difficile da maneggiare e per certi versi senza precedenti: il ciclo di audizioni davanti al Congresso americano - nell'estate del 2020 - dei grandi capi dei colossi tech. I quali, ci ricordano Minuto Rizzo e Sommella, «dai banchi secolari si sono alzati intonsi, immacolati, non colpevoli». Riuscendo a sfruttare in pieno «la benevola tolleranza con cui la politica, le istituzioni a salvaguardia del mercato e gli esperti di antitrust hanno assistito, negli Stati Uniti e nel resto del mondo, all'inarrestabile crescita delle piattaforme digitali».

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