Alitalia, salvataggio in bilico: tensione tra governo e Atlantia che chiede garanzie su rotte e assetti

Alitalia, salvataggio in bilico: tensione tra governo e Atlantia che chiede garanzie su rotte e assetti
di Rosario Dimito
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Venerdì 4 Ottobre 2019, 00:20 - Ultimo aggiornamento: 15:57

C’è voluto un vertice di cinque ministri a Palazzo Chigi, ieri sera, alla presenza del premier Conte per cercare di aprire un varco al salvataggio di Alitalia. La lettera-ultimatum di Giancarlo Guenzi, dg di Atlantia, a Stefano Patuanelli, anticipata da Il Messaggero, con la quale il manager chiedeva al ministro del Mise di intervenire su Delta per stanarla dal suo arrocco riguardo la partecipazione nella Newco e la modifica del piano industriale, ha messo in allerta gli altri potenziali soci - Fs e lo stesso Mef - fino a coinvolgere l’intero governo e i sindacati. Non è consueto che sei uomini di governo si riuniscano a Palazzo Chigi su un solo dossier: Roberto Gualtieri (Economia), Luigi Di Maio (Esteri), Paola De Micheli (Infrastrutture e Trasporti), Stefano Patuanelli (Mise), Dario Franceschini (Cultura). «L’analisi del piano industriale Alitalia, così come ad oggi strutturato, consente, a nostro meditato avviso, al più un rischioso salvataggio con esiti limitati nel tempo ed è ben lungi dal costituire una piattaforma di rilancio della compagnia aerea come da lei stesso più volte auspicato», si legge nella missiva al ministro di una pagina che Fs, pur richiesta, non ha però firmato probabilmente anche per garbo istituzionale. «Mentre manteniamo tutta la nostra determinata disponibilità a proseguire - sempre che ciò sia conforme anche alle sue aspettative - nei confronti necessari per identificare soluzioni industriali, ulteriori e tali da garantire un’operazione di vero e concreto rilancio di AZ, riteniamo doveroso rappresentarle che l’eventuale intervento di Atlantia non potrà non tener conto della situazione complessiva del gruppo». 

Parole precise che fanno riferimento alle condizioni dell’operazione ma anche al duro confronto che si è creato con l’esecutivo sul fronte delle concessioni autostradali che, peraltro, creano impatti negativi su Atlantia: dal 13 agosto 2018, giorno precedente il crollo del Ponte di Genova, il valore della società crollato del 16,5% (da 24,88 a 20,77 euro il titolo): - 3,4 miliardi. Benetton, che ha il 30%, ci ha rimesso più di 1 miliardo.

Una delle conseguenze della lettera è stato il vertice d’urgenza al massimo livello convocato per ieri mattina alle 12, a Roma, presso la sede di Mediobanca, advisor di Fs. Presenti Gianfranco Battisti (ad di Fs), Guenzi, i commissari Enrico Laghi, Stefano Paleari, Daniele Discepolo, gli advisor di Mediobanca, Deloitte, McKinsey, Barclays, Cleary Gottlieb, i rappresentanti del Tesoro (il vicedg Antonino Turicchi accompagnato da Olga Cuccurullo e Giuseppe Maresca), il vicecapo di gabinetto del Mise Francesco Fortuna. L’esito del vertice, durato oltre tre ore, caratterizzato da accenti diversi da parte dei vari soggetti, ha rilanciato la disponibilità a portare a termine l’operazione, a condizione che si verifichino alcune condizioni poste in particolare da Atlantia. E a questo fine, su proposta del Mef, verrà stilata in sintesi, una lista dei punti ancora aperti da snodare prima della presentazione dell’offerta finale.

Guenzi avrebbe rotto il ghiaccio riproponendo i passaggi chiave della posizione di Atlantia. Battisti avrebbe anche lui ribadito la necessità di addivenire a un chiarimento su alcuni punti. Laghi ha confermato che l’offerta va presentata entro il 15 ottobre e non è possibile una sesta proroga: i commissari senza la proposta vincolante sottoporranno al Mise la strada della liquidazione. 

Turicchi avrebbe tirato le somme: Alitalia va salvata a tutti costi, anche se Delta non dovesse aumentare la partecipazione del 10%, magari dovranno essere gli altri soci della Newco ad adeguare le quote. Pertanto Fs e Atlantia dovrebbero salire al 37,5% a testa a fronte di un investimento di capitale della Nuova Alitalia di 1 miliardo. Il Tesoro avrà il 15% convertendo gli interessi del prestito.

Ci sono dei punti da chiarire che sono le criticità sollevate da Atlantia e in parte condivise da Fs. Per questo, come si diceva, Turicchi ha chiesto a Fs e Atlantia di mettere nero su bianco i nodi da sciogliere prima dell’offerta, una specie di white paper (libro bianco). 

Tre i nodi. Innanzitutto la gestione degli esuberi (2.700): il rappresentante del Mise ha assicurato che Patuanelli si adopererà per varare ammortizzatori sociali, oltre quelli esistenti per i 1.600 dipendenti in cig. Poi c’è il fabbisogno di cassa dell’attuale Alitalia, dalla firma del contratto (signing) fino al closing di fine anno, visto che il consorzio vorrebbe far decollare la compagnia dall’1 gennaio 2020. Ancora: la revisione del network come chiede Atlantia per aumentare i ricavi da ulteriori rotte nel Nord America da combinare con la joint venture Blue Sky dalla quale Alitalia è ancora fuori. A queste condizioni, il break-even si raggiungerebbe nel 2023, con i primi due anni di maggior assorbimento di cassa e gli altri due di consolidamento.
 
Di questo si sarebbe parlato nella call tecnica tra Fs, Atlantia e Delta durata l’intero pomeriggio di ieri fino alle 20,30 ma senza ancora passi in avanti significativi. Tra Atlantia e Delta il confronto è acceso con i rispettivi advisor che hanno rappresentato una serie di soluzioni: circa una decina di nuove rotte verrebbero proposte da Barclays per conto del gruppo autostradale. Le riunioni proseguiranno con cadenza quasi giornaliera. 
Intanto ieri si è rifatto vivo Gérman Efromovich. In una lettera a Patuanelli consegnata dal suo advisor Antonio Guizzetti, l’uomo d’affari boliviano, tramite la sua Synergy Group Aerospace, ha rilanciato l’interesse ad acquistare fino al 100% di Alitalia, partendo da un investimento di 800 milioni.
 

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