La riunione è avvenuta su più tavoli per approfondire gli aspetti tecnico-contrattuali, procedurali e finanziari. Il confronto che da lunedì 22 proseguirà senza soste, è servito per consentire alla società pubblica dell'Alta velocità di entrare in data room e avviare la due diligence. E soprattutto, nonostante manchino meno di due settimane alla scadenza del 31 ottobre fissata dalla procedura per le offerte vincolanti, rendersi conto del percorso. Uno dei punti aperti e centrali riguarda la parte economica: se cioè nell'offerta binding, Fs dovrà mettere un prezzo e ove lo mettesse, se costituisce impegno. Altro aspetto è la modalità per far entrare in cordata Mef e il partner nel rispetto del bando di gara. Altro aspetto ancora: il prestito ponte.
LE CONDIZIONI
Sarà Fs, salvo improbabili colpi di scena, a fare l'offerta vincolante per acquisire il 100% di Alitalia. Del resto l'ha fatto intendere Danilo Toninelli qualche giorno fa. «Su Alitalia penso che entro la fine di ottobre arriveranno buone notizie a partire da Fs», ha detto il ministro delle Infrastrutture e Trasporti giorni fa. «Il tavolo è sempre aperto e lo sta gestendo il ministro Di Maio» che ha assunto la regia delle manovre.
Lo schema dell'operazione è delineato, dovranno essere definiti nei prossimi giorni i dettagli, a cominciare dalla valutazione che è un particolare non da poco anche perché si incrocia con il prestito-ponte di 900 milioni in scadenza il 15 dicembre, sul quale l'Antitrust europeo tiene il faro acceso. Di Maio, quando ha indicato una settimana fa la rotta, ha fatto riferimento a una Newco con Fs, Mef e un partner industriale e una dotazione di 1,5-2 miliardi. Questa dotazione non significa, però equity, bensì risorse per il rilancio. Fs sarebbe pronta a intervenire ma non a qualunque costo e, anzi l'altro giorno, i manager avrebbero fatto intendere che il prezzo va negoziato tenendo conto del piano industriale. «L'ingresso di Ferrovie permetterebbe di lavorare al biglietto unico treno-aereo», ha detto il premier Giuseppe Conte. Ma su questo Fs e i suoi consulenti vogliono vederci chiaro per evitare di finire sotto la lente dell'Antitrust per un possibile monopolio sulla Roma-Milano. Fs vuole potersi esprimere sul management.
In una fase 2 interverranno gli altri attori, dal Mef, tirato dentro da Di Maio, a dispetto del ministro Tria che, come è noto, sul punto è più prudente. Ma il Tesoro, ove Tria si convincesse, difficilmente metterà soldi freschi visto il clima ostile in Europa.
Rosario Dimito
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