Alitalia, un altro anno di Cigs: paralisi su nomine e strategie, la lite Pd-M5S blocca l’azienda

Alitalia, un altro anno di Cigs: paralisi su nomine e strategie, la lite Pd-M5S blocca l azienda
di Umberto Mancini
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Giovedì 1 Ottobre 2020, 01:29 - Ultimo aggiornamento: 13:32

La Newco Alitalia è ferma in pista. Paralizzata dai veti incrociati sulle nomine perché, nonostante le smentite di rito, non c’è accordo nel governo, sopratutto nei 5Stelle, su tutte le poltrone da assegnare nel consiglio di amministrazione. E, a cascata, su quelle minori, tra i top manager della compagnia. L’attesa della definizione della squadra di vertice, che dura ormai da 4 mesi, ha fatto perdere tempo prezioso, rinviando l’approvazione del piano industriale e della strategia commerciale connessa.

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Ovviamente ne hanno approfittato le altre compagnie, occupando gli spazi lasciati liberi da Alitalia sia sul lungo raggio (Stati Uniti, Canada e Sud America), sia sul fronte interno (Volotea e Ryanair la fanno da padrone sulle tratte nazionali), sia su quello del cargo, abbandonato a se stesso nonostante la grande richiesta. La scure sui voli, legata alla mancata messa a punto di una offerta commerciale aggressiva, visto che anche l’ad Fabio Lazzerini e il presidente Francesco Caio non hanno ancora avuto la nomina ufficiale e manca, come detto, il board, verrà pagata a caro prezzo dai lavoratori della compagnia.


Secondo quanto risulta al Messaggero, è in arrivo una nuova richiesta di cassa integrazione per circa 6.800 dipendenti già in Cigs, con la richiesta di un prolungamento fino al 30 settembre del 2021 o addirittura fino a fine anno. «Sappiamo - dice una fonte sindacale - che i voli per le Maldive con le relative tratte sono stati ceduti p stanno per esserlo a Neos e BluPanorama, dando così lavoro ad altri vettori». 

IL PERCORSO
E’ evidente che l’impasse al vertice condiziona tutto, con la gestione commissariale ancora in piedi e un ponte di comando solo formalmente in carica. I sindacati, dalla Fit Cisl alla Cgil fino alla Uil, stigmatizzano il fatto che la Newco, come solennemente annunciato dal ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli, sarebbe dovuta partire il primo giugno. Poi le promesse si sono ripetute a cadenza regolare, ma non sono stati mantenute. Anche il 15 settembre il ministro era stato tassativo: «Credo che questa possa essere la settimana giusta per il decreto di costituzione della Newco. È questione di giorni». Sono passate invano due settimane. 
Della Newco Alitalia il governo si è occupato con ben tre decreti legge, il Cura Italia di marzo, il Rilancio di maggio, in parte modificato dal decreto Agosto, stabilendo che la società sarò dotata di un capitale iniziale di 20 milioni e una dotazione a regime di ben tre miliardi. Soldi pubblici che, se la crisi Covid dovesse perdurare e se non verrà adottata una nuova politica commerciale, potrebbero essere bruciati in poco tempo. 
Va detto che i passaggi burocratici sono complessi visto che il decreto per la costituzione va redatto dal ministro dell’Economia di concerto, cioè condiviso, con il Mit, il Mise e il Lavoro. La procedura per approvare il decreto però si è incagliata non nella spola fra questi ministeri, ma nel bisticcio tra i partiti di maggioranza su come occupare le poltrone. 

Manca l’accordo sulla composizione di quelle relative al cda, in particolare tra i Cinquestelle. Con il nodo del direttore generale Giancarlo Zeni che non piace al Pd e a una parte dei pentastellati. Del resto il percorso delle nomine, lo insegna la storia, è stato sempre tortuoso per la compagnia di bandiera. Tant’è che solo al termine di un lungo braccio di ferro a giugno il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, annunciò su Facebook che il presidente della nuova Alitalia sarebbe stato Caio e l’ad Lazzerini. Ai due top manager, che lavorano ventre a terra e che hanno partecipato a numerosi riunioni al Tesoro per stendere le linee guida del piano industriale, il decreto di nomina ufficiale non è ancora arrivato. Anzi, devono convivere con il commissario straordinario Giuseppe Leogrande e con il direttore generale Zeni che molto probabilmente sono portatori di visioni diverse sul futuro della compagnia. «Chiederemo all’ad - sottolinea Salvatore Pellecchia, leader della Fit-Cisl - di rivedere la strategia dei voli a lungo raggio, il cui ridimensionamento è stato un grave errore».
Sta di fatto però che senza il via alla Newco non può essere varato il piano industriale. E senza un piano Alitalia è vulnerabile non avendo una mission industriale da seguire, degli obiettivi da raggiungere e si limita quindi a galleggiare. Anzi a tagliare. La Cigs che, come detto, scade il 31 ottobre per 6.828 lavoratori, verrà perciò prolungata per ridurre i costi.
LA MORAL SUASION
Da quanto trapela in queste ore starebbe crescendo l’irritazione anche di Palazzo Chigi verso i 5Stelle. Dopo il caso Tridico-Inps, l’impasse su Alitalia preoccupa seriamente il premier che ha messo, anche recentemente, più volte la faccia sul rilancio del vettore tricolore. E non è escluso che, dopo le polemiche sollevate, arrivi una severa moral suasion allo scopo di chiudere il dossier rapidamente. In ogni caso la Newco, tra passaggi procedurali, ok di Bruxelles e piano industriale, potrà essere pienamente operativa solo nel nuovo anno. Con sette mesi di ritardo rispetto ai programmi iniziali. 
Umberto Mancini

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