Agosto in fabbrica, cresce il consenso: anche il sindacato dice sì

Agosto in fabbrica, cresce il consenso: anche il sindacato dice sì
di Giusy Franzese
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Sabato 13 Giugno 2020, 08:53 - Ultimo aggiornamento: 10:50

Recuperare la produzione perduta con il lockdown tenendo aperte le catene di montaggio delle fabbriche anche ad agosto. La proposta lanciata dagli industriali divide il mondo del lavoro. I sindacati si mostrano disponibili, ma non mancano i distinguo. E poi c'è il settore del turismo che - se l'eventualità dovesse concretizzarsi - teme un ulteriore calo di presenze nel mese vacanziero per eccellenza per gli italiani.

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A lanciare l'idea di saltare i tradizionali quindici giorni di ferie a cavallo di ferragosto è stato il presidente di Confindustria Piemonte, Fabio Ravanelli: «Non fermare la produzione significherebbe che il rimbalzo sperato di ordini e commesse si sta effettivamente verificando. Crediamo che questo sia l'auspicio condiviso da tutti». E in effetti i sindacati non dicono di no, pur sposando la linea della prudenza e del caso per caso. L'esigenza di non chiudere le fabbriche ad agosto - sottolineano - è solo di una parte dell'industria. Il ragionamento è: magari ci fosse un'esplosione generalizzata di produzione manifatturiera, non si starebbe a dibattere di cassa integrazione da prolungare a fine anno e proroga del blocco dei licenziamenti. Già sarebbe qualcosa se si riuscisse a recuperare almeno una parte dei centomila posti persi (dati Istat diffusi ieri) nel primo trimestre dell'anno proprio a causa del Covid.

Apre comunque all'ipotesi il leader Cgil, Maurizio Landini: «Si può discutere, anche di scaglionare le ferie. Ma oggi è prioritario che anche dopo agosto ci sia il lavoro e non la cassa integrazione». La Cisl, da sempre fautrice della contrattazione territoriale e aziendale, non si tira indietro se si tratta di «flessibilità buona». Che in sostanza significa: vediamo cosa serve all'azienda e parliamone. «La qualità e responsabilità delle relazioni sindacali diventano centrali in questa tormentata stagione di crisi economica. Impresa e lavoro possono e devono collaborare per recuperare e rilanciare la produttività, favorendo la redistribuzione anche sul lavoro, difendere l'occupazione, elevare le tutele dei lavoratori» spiega Luigi Sbarra, segretario generale aggiunto del sindacato di via Po.

Per la Uil invece, l'apertura delle fabbriche ad agosto, è «una questione mal posta, un non senso». «Per le tante aziende che, in questa fase, non hanno necessità di incrementare la propria produzione, questa scelta si tradurrebbe in una diseconomia. Viceversa, se l'apertura agostana fosse un'esigenza di singole realtà, non ci sarebbe nessuna novità: da sempre, si fanno accordi aziendali per gestite i picchi di produzione che, in situazioni specifiche, possono prevedersi per i mesi estivi» ricorda il numero uno Carmelo Barbagallo. Detto ciò Barbagallo chiarisce: «Le categorie della Uil a livello territoriale e aziendale sono pronte a confrontarsi per trovare, contrattualmente, la soluzione migliore a eventuali particolari necessità. È interesse di tutti che il Paese torni a marciare e a produrre a pieno ritmo. È un diritto costituzionale che i lavoratori godano le proprie ferie. Coniugare queste due realtà è compito della contrattazione». E a proposito di categorie, il leader dei metalmeccanici Uil, Rocco Palombella, taglia corto: «Evitiamo discussioni sul nulla. In questo momento chiediamo innanzitutto di lavorare a giugno e a luglio. Il 90% delle fabbriche metalmeccaniche è fermo, le vendite sono ferme. Magari il mercato dell'auto ripartisse». Per il segretario generale Fiom, Francesca Re David, «va bene prevedere ferie scaglionate, ma devono essere concordate e pianificate».

CONDIVISIONI E TIMORI
Intanto aumentano gli imprenditori che condividono la proposta. «Se ci sono ordini da evadere è un obbligo morale non fermare la produzione. Anche per chi non ce la fa» osserva Enrico Carraro, leader di Confindustria Veneto. E anche dal Sud arrivano i consensi. «Siamo assolutamente favorevoli. Tenere le fabbriche aperte ad agosto, mi sembra più che condivisibile per ridurre i danni» dice Vito Grassi, presidente di Confindustria Campania.
Non la pensano così molte imprese del settore ricettivo, che già subiranno un prevedibile calo di presenze dei turisti stranieri. Le maggiori preoccupazioni arrivano dalle imprese turistiche della riviera romagnola: le fabbriche aperte ad agosto - decretano - sarebbero «l'ultima spallata al settore del turismo».

 

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