Affitti brevi, ecco la stretta: minimo 2 notti nei centri storici e un codice per mappare gli immobili usati

Pronto il Disegno di legge della ministra Santanchè, previste multe fino a 5 mila euro per i trasgressori

Affitti brevi, ecco la stretta: minimo 2 notti nei centri storici e un codice per mappare gli immobili usati
di Francesco Bisozzi
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Martedì 30 Maggio 2023, 23:57 - Ultimo aggiornamento: 31 Maggio, 08:25

Stop al Far West degli affitti brevi. Chi prenota su Airbnb, Booking e piattaforme simili dovrà soggiornare nei Comuni turistici per almeno due notti. In arrivo anche un codice identificativo nazionale che andrà esibito sui portali e all’ingresso delle case in locazione. Previste multe fino a 5mila euro per i furbetti. Infine, semaforo verde al riconoscimento della figura del property manager, che da ora in poi farà impresa con un codice Ateco tagliato su misura. Queste le novità contenute nel disegno di legge sugli affitti brevi, un provvedimento con cui il ministro Daniela Santanchè punta a fornire una disciplina uniforme a livello nazionale e a salvaguardare i centri storici. 

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I NUMERI

Nel 2022 gli affitti brevi hanno generato circa 11 miliardi di Pil in termini di valore diretto delle prenotazioni e circa 44 miliardi di indotto.

Così il disegno di legge: «La durata minima del contratto di locazione per finalità turistiche non può essere inferiore a due notti, fatta eccezione per l’ipotesi in cui la parte conduttrice sia costituita da un nucleo familiare numeroso composto da almeno un genitore e tre figli». Potranno applicare la limitazione i sindaci dei Comuni con più di cinquemila abitanti collocati nella classe alta e molto alta di densità turistica, secondo le rilevazioni effettuate dall’Istat. In tutto i Comuni interessati sono circa un migliaio. 

IL CODICE

Per quanto riguarda il codice identificativo nazionale, nel Ddl si legge che «al fine di assicurare la tutela della concorrenza, della sicurezza del territorio e per contrastare forme irregolari di ospitalità, il ministero del Turismo assegnerà un codice “Cin” a ogni immobile a uso abitativo oggetto di locazione per finalità turistiche, dietro presentazione di apposita istanza da parte del legittimo detentore o del gestore dell’immobile, persona fisica o intermediario immobiliare». E ancora: «Il Cin andrà esposto all’ingresso dell’unità immobiliare e andrà indicato in ogni annuncio ovunque pubblicato». Per gli abusivi il disegno di legge prevede multe tra 500 e 5mila euro. Sui property manager: chi affitta in forma imprenditoriale (più di quattro appartamenti) dovrà presentare una comunicazione di inizio attività. «L’Istat – si legge sempre nel disegno di legge – entro trenta giorni dall’entrata in vigore del presente decreto dovrà definire una specifica classificazione dell’attività di locazione di immobili a uso abitativo per finalità turistiche esercitata in forma imprenditoriale, con l’attribuzione di uno specifico codice Ateco». Da tempo gli albergatori chiedevano controlli e regole certe contro la giungla degli affitti brevi, per evitare forme di concorrenza sleale. Una prima stretta a livello fiscale c’era stata già all’inizio di quest’anno, complice una normativa europea più stringente che ha imposto nuovi adempimenti ai locatari. Dal primo gennaio, infatti, le piattaforme come Booking e Airbnb devono comunicare all’Agenzia delle Entrate i codici fiscali dei locatori, i redditi percepiti e i dati catastali degli immobili affittati.  Quest’estate sono attesi 68 milioni di turisti e quasi 267 milioni di pernottamenti, con una crescita rispettivamente del 4,3% e del 3,2% rispetto allo stesso periodo del 2022, anno in cui sono stati registrati 65,2 milioni di arrivi e 258 milioni di pernottamenti. Queste le previsioni di Demoskopika. Effetto positivo anche sulla spesa turistica, che quest’estate dovrebbe raggiungere quota 46 miliardi di euro, +5,4% sul 2022. 

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