Bollette e crisi energetica, Acciaierie di Sicilia ferma la produzione per due settimane

I sindacati: "Catania e tutta l'Isola rischiano un nuovo dramma occupazionale"

Bollette e crisi energetica, Acciaierie di Sicilia ferma la produzione per due settimane
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Giovedì 8 Settembre 2022, 12:44 - Ultimo aggiornamento: 9 Settembre, 00:03

Il caro bollette e la crisi energetica si abbattono sull'Acciaierie di Sicilia, la società del gruppo Alfa Acciai che a Catania produce tondini di acciaio per il cemento armato. Dopo appena una settimana di attività l'azienda ha annunciato due settimane di fermo a causa dei costi insostenibili dell'energia e a un conseguente calo di commesse. Acciaierie di Sicilia aveva già fermato le linee produttive a giugno e a luglio e poi aveva bloccato gli impianti per tutto il mese di agosto lasciando a casa i circa 500 dipendenti, compresi quelli dell'indotto.

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Adesso un nuovo stop - scrive Repubblica - che avrà anche ripercussioni sulle forniture alle imprese edilizie già alle prese con la scarsità di materiali.

L'azienda siderurgica etnea ha una capacità produttiva di circa 500 mila tonnellate di prodotto annue e un fatturato di 150 milioni di euro. Dai sindacati arriva forte l'allarme per il futuro della fabbrica: «Acciaierie di Sicilia è a rischio. Siamo preoccupati: Catania e tutta l'Isola rischiano un nuovo dramma occupazionale, sociale - scrivono le segreterie territoriali e le rappresentanze sindacali di Uilm e Fiom - La nuova chiusura per Acciaierie di Sicilia arriva dopo appena una settimana di lavoro e un'altra è stata annunciata per la prossima settimana. Nonostante tutto, Regione e Governo continuano a non intervenire e a rimanere in silenzio. Ormai da tempo si parla di Energy Release ed Isole, di energia che in Sicilia e Sardegna costa più che nel resto d'Italia, ma nessuno fa nulla per rimediare a questa stortura». «Ci troviamo di fronte ad uno scenario - aggiunge il segretario provinciale della Ugl Metalmeccanici Angelo Mazzeo - in cui l'imprenditore vorrebbe continuare a lavorare e creare sviluppo, ma deve fare i conti con un incremento di spese di oltre il 200% e con aiuti disposti dallo Stato che non servono neanche a garantire un minimo di sollievo».

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