Abbigliamento Made in Italy, nel 2021 giro d'affari sfiora i 53 miliardi di euro (+18,4%)

Abbigliamento Made in Italy, nel 2021 giro d'affari sfiora i 53 miliardi di euro (+18,4%)
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Lunedì 23 Maggio 2022, 18:30
(Teleborsa) - L'industria italiana del tessile e abbigliamento in ripresa dopo il difficile periodo del Covid-19: il fatturato aggregato del settore arriva nel 2021 a 52,9 miliardi di euro, in crescita del 18,4% rispetto al 2020 (+8,2 miliardi di ricavi in un anno). È quanto si apprende dai dati diffusi da Istat ed elaborati dal Centro Studi di Confindustria Moda per Sistema moda Italia. Numeri che non azzerano però il divario con il 2019: le vendite complessive sarebbero ancora al -5,4%, 3 miliardi di mancati incassi rispetto a due anni fa.

Nel 2021 bene anche il commercio con l'estero, con l'export cresciuto del 18% e arrivato a 32,4 miliardi di euro. Se confrontato con i livelli pre-pandemici del 2019 l'export segna un divario del -1,3%, corrispondente a circa 422,5 milioni di euro in valore. Le importazioni salgono invece dello 0,2%. Sul fronte dell'occupazione il settore nel 2021 conta 43.000 aziende e quasi 370.800 addetti, con un calo del 2% delle aziende e del 2,1% degli occupati. Lo studio stima stima una chiusura di quasi 890 unità locali, mentre gli occupati persi ammonterebbero a oltre 7.860.

Export del tessile e dell'abbigliamento italiano in crescita del +15,9% anche nei primi due mesi del 2022, per un totale di 5,3 miliardi di euro. A livello di macro-comparto, il tessile registra il +27,7% mentre l'Abbigliamento si ferma al +11,2%. L'import ha evidenziato invece un rimbalzo del +21,5%, Le vendite all'interno dell'Unione europea balzano del +19,5%, l'extra Ue è al +12,4%.

Al di là di Francia e Germania, confermati al primo e secondo posto per valore di export, sono gli USA, terzo mercato e primo tra i non-UE, a palesare la performance migliore di periodo, crescendo del +53,9% e portandosi a 372 milioni di euro. La Svizzera, hub logistico-commerciale per diverse griffe del settore moda, mostra una flessione del -6,8%, indicativa di un maggior clima di incertezza a livello internazionale o di differenti scelte relative alla supply chain e alla spedizione delle merci.




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