Il paradosso è lacerante tanto da poter congelare risorse, opere, opportunità di rilancio: i Comuni chiedono un ruolo in prima linea nel Recovery plan, ma se non ci sarà una robusta iniezione di nuovo personale specializzato, larga parte dei 209 miliardi rischia di restare sulla carta. Nei municipi italiani le strutture tecniche per progettazione e rendicontazione sono spolpate. E allora? «O ci sono le condizioni per assumere a tempo determinato personale appositamente destinato alla progettazione, agli appalti e al controllo delle opere del Recovery plan, oppure è impossibile immaginare di realizzare queste opere. Gli enti locali già ora fanno fatica a utilizzare il personale disponibile per le attività ordinarie e per gli investimenti approvati»: il messaggio è di Dario Nardella, sindaco di Firenze e presidente di Eurocities, la rete delle città europee. La cornice è da allarme e Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente nazionale Anci, traccia il bilancio: «I Comuni italiani hanno perso 84mila dipendenti negli ultimi dieci anni, circa il 20% in meno dell’organico. Eppure, il 25% della spesa per investimenti pubblici è realizzata dalle amministrazioni comunali».
LA SFIDA
La sfida del Recovery plan richiede tuttavia ben altro, o sarà il precipizio.
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LO SNODO
Avverte il sindaco fiorentino: «Anche la rendicontazione è complessa. Regioni e Comuni, una volta ricevuti i soldi, come devono rendicontare? Col sistema nazionale? Con quello comunitario?». Ci sarebbero buone pratiche da replicare, magari: «Per esempio il Pon Metro, soldi europei direttamente destinati alle Città metropolitane». Anche Decaro rivendica: «Quando abbiamo avuto finanziamenti diretti, abbiamo dimostrato di saper spendere nonostante procedure spesso lunghe. Penso agli asili nido. Il problema è quando le risorse arrivano allo Stato, troppi passaggi tra ministeri, decreti, Regioni: ci mettiamo anni, a volte». Il grido d’allarme dei sindaci parte da un presupposto costruttivo: i Comuni devono e possono essere protagonisti del rilancio. «Noi riteniamo che la ripartenza avverrà dalle città, come già accaduto in altri periodi di crisi. Per questo, già dai primi confronti, abbiamo presentato un piano al governo: si chiama “Città Italia”, è articolato in dieci punti», spiega Decaro, «e auspichiamo la gestione diretta delle risorse da parte dei Comuni, almeno per gli ambiti di nostra pertinenza». Del resto, aggiunge Nardella, lo stesso Piano Marshall «fu realizzato perlopiù attraverso i Comuni». Ma se oggi non si potenziano gli organici e semplificano le procedure, il finale rischia d’essere drammaticamente diverso.
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