Riello (Aermec): «Ma prima di passare alle pompe di calore vanno adeguate le reti elettriche»

Riello (Aermec): «Ma prima di passare alle pompe di calore vanno adeguate le reti elettriche»
di Andrea Bassi
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Mercoledì 1 Giugno 2022, 13:54 - Ultimo aggiornamento: 2 Giugno, 08:10

La Aermec è una di quelle multinazionali tascabili italiane in grado di aprire e conquistare mercati in tutto il mondo.

Dagli anni ‘60 produce climatizzatori. Ed è uno dei leader nazionali nella produzione e vendita di pompe di calore. Eppure da Alessandro Riello, presidente dell’azienda veronese, arriva una risposta sorprendente. «Le nuove regole europee daranno sicuramente una spinta al passaggio dalle caldaie alle pompe di calore con tutto ciò che significa quanto a riduzione delle emissioni. Ma siamo anche preoccupati».

Preoccupati?

«Vede, quando si prendono decisioni epocali come questa, bisogna considerare le realtà territoriali nelle quali si calano. La pompa di calore è sicuramente uno strumento efficace per evitare le emissioni. Ma la sua diffusione di massa va modulata in base alla realtà nella quale si vive».

Qual è la realtà italiana?

«Se parliamo dell’Italia dobbiamo fare i conti su come produciamo l’energia e sulla sua distribuzione attraverso la rete elettrica.

Se dovessimo arrivare al bando nel 2029 delle caldaie domestiche avremmo bisogno di progettare da subito una serie di azioni».

Quali?

«Adeguare subito la rete: quella di oggi non reggerebbe un passaggio massivo dalle caldaie alle pompe di calore. Poi va fatto un conto attento sulla produzione di energia».

L’Italia punta molto sulle rinnovabili?

«Se pensiamo di affidarci completamente all’idroelettrico, al fotovoltaico e all’eolico, andiamo a sbattere contro un muro. Non è un’energia programmabile e non è detto sia sufficiente. A fronte di ciò abbiamo deciso che vanno dismesse le centrali termiche a gas e carbone».

Dunque?

«L’unica soluzione seria è l’energia nucleare. Quella di nuova generazione che è pulita. Anche perché se continuiamo a usare gas e carbone per coprire una domanda maggiore di elettricità spostiamo solo il problema. Io ovviamente sono favorevole alle pompe di calore. È il mio mestiere. Ma meglio procedere più cautamente che indicare date irrealistiche che rischiano di generare un fallimento delle aspettative: sarebbe controproducente».

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