Petrolio, l’incognita prezzo tra offerta imperfetta e barile marginale

Petrolio, l’incognita prezzo tra offerta imperfetta e barile marginale
di Gianni Bessi
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Mercoledì 3 Maggio 2023, 11:10 - Ultimo aggiornamento: 4 Maggio, 07:47

Nonostante l’esperienza suggerisca cautela, è naturale la corsa degli analisti e degli operatori a produrre previsioni sull’andamento dei prezzi del greggio, vista l’importanza che gioca nelle dinamiche dell’economia globale.

Ma, come spesso accade, soprattutto le ipotesi estreme finiscono per essere ridimensionate. Come la fine dell’era del petrolio che, più volte pronosticata, tarda sempre a venire di là del prezzo sul mercato. Rileggendo la reportistica, anche quella qualificata, negli anni si incontrano previsioni che vanno dai 3 dollari il barile fino a 500 dollari, il che è tutto dire. Attualmente il prezzo di un barile di Brent oscilla attorno a 73 dollari (69 dollari l’americano Wti) ma non è detto che la prossima settimana il livello verrà confermato e che la tendenza si manterrà costante: troppe volte a un balzo rapido è seguito un calo altrettanto veloce e viceversa, oppure un lungo periodo di stagnazione delle quotazioni. Questo perché ci sono molte variabili, non solo economiche ma anche politiche, e persino psicologiche, fatte di aspettative che inducono a ipotizzare false prospettive.

I FONDAMENTALI

C’è però una base di partenza ineludibile che sono i fondamentali. Intanto va segnalato che l’attendibilità, una delle virtù delle analisi economiche, nel caso del petrolio viene spesso messa in discussione da variabili che non sono paragonabili o combinabili: l’impatto sul prezzo del costo marginale, degli spot market e degli umori della grande finanza costituiscono un puzzle non facile da comporre. Non basta avere sovrabbondanza di informazioni, anzi per paradosso è proprio questa abbondanza a impedire la definizione di indicazioni attendibili su come evolveranno i prezzi domani. Il mercato del petrolio è quindi “impreciso” per definizione e se va in direzione contraria alle aspettative, vuol dire che hanno sbagliato gli analisti. C’è poi un’altra incognita, legata al prezzo del “barile marginale”: il petrolio non è tutto uguale, un fattore che ne determina la quotazione è il tipo di giacimento dal quale viene estratto e i costi sostenuti per l’estrazione. Ciò significa che il mercato deve fare i conti con un’offerta “imperfetta”, determinata da condizioni di produzione di partenza non omogenee. Poi entrano in gioco gli elementi geopolitici. Ne è un esempio la recente decisione dell’Opec+ di diminuire la produzione giornaliera di un milione di barili. È chiaro che i tagli hanno provocato una reazione e il prezzo ha subito un incremento. Ma non è stato forse così significativo come qualcuno aveva pronosticato. Tagliando la produzione, nello stesso momento è aumentata la capacità produttiva non utilizzata, cioè la disponibilità di risorse in caso di interruzione o diminuzione delle forniture. E ciò diluisce immediatamente il timore che finisca la disponibilità di petrolio nel mondo.

LE PREVISIONI

Anche perché l’Opec+ controlla il 40% circa della produzione mondiale (anche se ne commercializza il 60%): da molto tempo le compagnie occidentali hanno fatto di necessità virtù incrementando a partire dagli anni ‘80 l’efficienza delle tecnologie di produzione (come è avvenuto per il gas), la ricerca e l’ottimizzazione della fase di recupero. Il caso norvegese fa scuola. Infine la domanda mondiale, costante in questi anni, si lega all’andamento economico generale. Una crescita dell’1% si traduce in un aumento di richiesta di energia dello 0,5% (e qui parliamo di tutta l’energia, compresa quella da rinnovabili). Però essendo che l’incidenza del petrolio a livello mondiale è del 40%, il suo consumo fatalmente aumenta con la crescita economica. E viceversa. La previsione del World Economic Outlook per il 2023 è di un calo della crescita dell’economia: nel 2022 aveva registrato un +3,4% mentre nel 2023 si attesterà soltanto a un +2,8%. Ci sarà poi una risalita del 3% nel 2024. A questo punto, viste queste riflessioni e l’andamento dell’economia nel 2023, possiamo aspettarci in prospettiva un calo del prezzo del petrolio? Se dovessimo considerare le valutazione dell’Outlook e il trend di questi giorni verrebbe da rispondere positivamente. Tuttavia, secondo le previsioni formulate ad aprile da JP Morgan, Goldman Sachs, Morgan Stanley, Bank of America, il barile sembra al contrario proiettato verso livelli che oscillano tra 90 e 100 dollari entro fine anno. Solo Citi prudentemente si astiene. Dunque, si sconsigliano scommesse.

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