Con un algoritmo è possibile dimostrare l’attendibilità di uno screenshot in tribunale.
Se è vero che già dallo scorso anno la Cassazione ha ammesso queste fotografie istantanee tra i documenti probatori, non è automatico che essi possano trasformarsi in mezzi di prova. Qui entra in gioco TrueScreen, un’applicazione sviluppata da un team italiano che certifica legalmente i contenuti digitali presenti su un dispositivo mobile come foto, video, audio, Gps e gli screenshot. L’app analizza i contenuti acquisiti e verifica che non siano stati alterati. Il padre di Truescreen si chiama Fabio Ugolini, 36 anni, bolognese: racconta di come tutto sia nato «un po’ per caso, mentre sviluppavamo un’applicazione che permetteva agli utenti di gestire in maniera agevole tutti gli screenshot presenti sullo smartphone. A fronte di 1 milione di download, in media c’erano più di mille istantanee salvate in ogni device. Questo perché i messaggi possono scomparire velocemente e le persone hanno paura di perdere eventuali prove. Basti pensare a una vittima di stalking che vuole incastrare il suo persecutore».
PROTEZIONE
Eppure, alterare una conversazione o un’immagine non è difficile, ci sono tantissime applicazioni che consentono di falsificare chat o foto. «Grazie al nostro algoritmo brevettato - spiega Ugolini - vengono analizzati tutti i dati acquisiti, ricercando segnali di eventuali modifiche e impedendo che qualunque attività esterna possa alterarli.