Truescreen, con un algoritmo gli screenshot vanno in tribunale

Truescreen, con un algoritmo gli screenshot vanno in tribunale
di Rosario Dimito
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Mercoledì 6 Luglio 2022, 11:48 - Ultimo aggiornamento: 7 Luglio, 08:46

Con un algoritmo è possibile dimostrare l’attendibilità di uno screenshot in tribunale.

Se è vero che già dallo scorso anno la Cassazione ha ammesso queste fotografie istantanee tra i documenti probatori, non è automatico che essi possano trasformarsi in mezzi di prova. Qui entra in gioco TrueScreen, un’applicazione sviluppata da un team italiano che certifica legalmente i contenuti digitali presenti su un dispositivo mobile come foto, video, audio, Gps e gli screenshot. L’app analizza i contenuti acquisiti e verifica che non siano stati alterati. Il padre di Truescreen si chiama Fabio Ugolini, 36 anni, bolognese: racconta di come tutto sia nato «un po’ per caso, mentre sviluppavamo un’applicazione che permetteva agli utenti di gestire in maniera agevole tutti gli screenshot presenti sullo smartphone. A fronte di 1 milione di download, in media c’erano più di mille istantanee salvate in ogni device. Questo perché i messaggi possono scomparire velocemente e le persone hanno paura di perdere eventuali prove. Basti pensare a una vittima di stalking che vuole incastrare il suo persecutore».

PROTEZIONE

Eppure, alterare una conversazione o un’immagine non è difficile, ci sono tantissime applicazioni che consentono di falsificare chat o foto. «Grazie al nostro algoritmo brevettato - spiega Ugolini - vengono analizzati tutti i dati acquisiti, ricercando segnali di eventuali modifiche e impedendo che qualunque attività esterna possa alterarli.

In questo modo creiamo un ambiente sicuro e inattaccabile dall’esterno, capace di proteggere i diritti delle persone, giuridiche o fisiche coinvolte. Ci definiamo un pronto soccorso digitale». Un progetto nato nell’ambito delle violenze domestiche, ma che oggi presenta usi sempre diversi, che vanno dalla certificazione dei consumi alle multe, dalla lettura dei contatori, fino alle buche sulla strada. «Nei conflitti bellici - aggiunge Ugolini - «può rivelarsi utile nella lotta alle fake news e alla falsa propaganda. Una tecnologia utilizzabile sia dai privati, sia da imprese e avvocati». Contenuti certificati e con valore probatorio dunque. «Prima di TrueScreen, quando in un processo veniva presentata una prova digitale scattava subito la richiesta di una perizia. Mentre oggi numerosi avvocati si affidano a TrueScreen che è anche un potenziale strumento a difesa dei soggetti più deboli. Le vittime del cyberbullismo, stalking o diffamazione online, ora, hanno la possibilità di far valere la propria voce senza il rischio di essere smentite in caso di contenzioso». Quella di TrueScreen è una realtà ad alto tasso di crescita, prevede un aumento del fatturato del 300% nel 2022. Una realtà con un cuore e sede bolognese, dove ogni giorno 30 giovani promettenti lavorano per restare al passo con i tempi. 

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