Secondo acconto delle imposte dirette, come tutti gli anni. Ma anche ultima possibilità per versare le rate della rottamazione ter e del “saldo e stralcio”.
Novembre è tradizionalmente un periodo fitto di scadenze fiscali, versamenti e dichiarazioni, che si concentrano alla fine del mese. Questa volta il calendario è stato ulteriormente appesantito dal decreto fiscale appena entrato in vigore, anche se in realtà si tratta di un passo in direzione dei contribuenti e in particolare di quelli che non avevano pagato nei tempi previsti le rate del 2020 delle due forme di “definizione agevolata”.
IL MECCANISMO
Il sistema tributario italiano - nonostante alcune proposte emerse negli ultimi tempi che puntano a un flusso di pagamenti su base mensile - è ancora basato per quanto riguarda le imposte dirette su un sistema di acconti e saldi. In particolare, nel mese di giugno (anche se in realtà la scadenza è più volte slittata) si versa in modo definitivo il dovuto per l’anno precedente mentre per l’anno in corso si versa un acconto, che tuttavia di solito è pari al 100 per cento di quanto dichiarato. A sua volta l’acconto è normalmente diviso in due: il primo rateizzabile in più pagamenti, il secondo dovuto entro novembre. Quest’anno in particolare era stata avanzata la richiesta di permettere la rateazione anche a novembre, essendo stato superato - dal punto di vista del bilancio dello Stato - il problema contabile dello slittamento delle entrate nell’anno successivo. La novità però non si è concretizzata e dunque dovranno passare alla cassa entro il 30 del mese i contribuenti soggetti a Irpef, Irap e Ires; va ricordato che per lavoratori dipendenti e pensionati l’eventuale secondo acconto passa attraverso il sostituto d’imposta. Il 30 novembre è anche il termine ultimo per la presentazione della dichiarazione (con il modello Redditi) relativa all’anno precedente. Invece per chi utilizza il modello 730, la stagione dichiarativa si è conclusa salvo integrazioni il 30 settembre. Come detto, a fine mese è prevista poi l’ultima chiamata per chi ha saltato qualche rata della cosiddetta “rottamazione ter” o del “saldo e stralcio” introdotto circa tre anni fa dall’allora maggioranza giallo-verde. Si tratta in entrambi i casi di forme di definizione agevolata (la rottamazione comprende anche quella specificamente rivolta alle risorse dovute all’Unione europea, come l’Iva riscossa sulle importazioni). Dunque non tasse da pagare ma cartelle relative a vecchi tributi ma anche a multe o a altre somme non versate (ad esempio all’Inps o ad altri enti), cartelle il cui pagamento a un certo punto era stato rateizzato.
I TEMPI
C’è da dire che il termine è ufficialmente fissato alla fine del mese, ma contiene in realtà una certa dose di flessibilità. Infatti una legge del 2018 ha introdotto per i pagamenti rateali delle sanatorie cinque giorni di tolleranza, entro i quali il versamento risulta comunque perfettamente valido: siccome in questo caso il quinto giorno cade di domenica, la scadenza effettiva slitta ulteriormente a lunedì 6 dicembre. È questa la data ultima che i contribuenti devono tenere a mente per mettersi definitivamente in regola. Una volta che sarà passata - a meno di nuovi e improbabili interventi legislativi - si perderà il diritto a fruire della definizione agevolata e quindi le somme saranno riscosse con le modalità ordinarie.
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