Fiere, crollo e rilancio in 15 mesi: a giugno 44 esposizioni in Italia. E ora su punta all'Europa

Fiere, crollo e rilancio in 15 mesi: a giugno 44 esposizioni in Italia. E ora su punta all'Europa
di Claudia Guasco
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Mercoledì 1 Giugno 2022, 13:02 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 08:24

Solo a giugno, in tutta Italia, si svolgeranno 44 fiere.

«Finalmente la ripartenza è arrivata. Anzi, possiamo dire che le nostre manifestazioni si confermano motore della ripresa», guarda al futuro con ottimismo Maurizio Danese, presidente dell’Associazione esposizioni e fiere italiane. Non è stato semplice e non era scontato. Perché la pandemia e quasi quindici mesi di chiusure hanno messo in crisi l’interno sistema italiano, con un crollo del fatturato dell’80%. Un duro colpo «per un’industria e un asset di promozione del made in Italy che nel 2019, ultimo anno statisticamente utile, generava business per circa 60 miliardi di euro, a fronte di un fatturato di un miliardo riferito esclusivamente al comparto». Ma ora «la risposta è positiva e la partecipazione ottima», registra dal suo osservatorio Luca Voglino, presidente del cda di Investimenti S.p.A., che controlla Fiera Roma al 100%. «Per l’anno in corso abbiamo in calendario 14 fiere. Più i congressi e i concorsi, 34 da gennaio a giugno con 128.534  candidati».

PILASTRO PER LE PMI

Con 947 manifestazioni all’anno, di cui 224 internazionali, 200 mila espositori e 20 milioni di visitatori (dati 2019 confermati nel 2021), il mondo fieristico italiano è secondo in Europa dopo la Germania ed è una vetrina illuminata per le nostre aziende, importante soprattutto in un tessuto industriale con tanta manifattura che negli ultimi due anni ha avuto problemi ad accedere ai mercati esteri. Sono le piccole e medie imprese, vera forza produttiva, ad animare le fiere tradizionali, luoghi imprescindibili di relazioni, contatti, scambi, formazione e crescita. Quanto mai adesso con la crescita dell’export, che l’anno scorso ha raggiunto livelli record a 516 miliardi, in aumento del 18% rispetto al 2020 e del 7,5% dai livelli pre Covid. Le fiere sono «il cuore pulsante dello sviluppo economico - riflette il presidente di Confindustria Carlo Bonomi - ma anche il cuore che ha guardato molto al sociale durante l’epidemia, quando gli spazi sono diventati ospedali, reparti di terapia intensiva, hub vaccinali, centri di accoglienza». Ora i calendari sono di nuovo fitti, «l’industria fieristica tricolore è tornata a essere un pilastro fondamentale per la promozione e l’internazionalizzazione delle pmi. Ricordo che fino al 2019, il 50% del loro export arrivava proprio dalla partecipazione alle fiere. Non è quindi un caso se il principale strumento di comunicazione delle aziende tricolori sia, per oltre il 75% delle pmi, proprio quello fieristico. Una propensione che è rimasta tale nonostante l’accelerazione digitale e i format online sperimentati durante la chiusura forzata». Tra marzo e aprile, dunque, grandi numeri per Vinitaly, Cibus, Mido (occhialeria), Miart, solo per citare gli eventi maggiori. «Se parliamo di food & beverage, moda, tecnologie specifiche per filiere industriali, le fiere sono indispensabili, partecipare significa toccare, vedere capire. Confrontarsi seduti a un tavolo è parte del nostro stile, copiato e apprezzato nel mondo», sottolinea Massimo Goldoni, presidente del Comitato fiere e industria. Voglino conferma: «Ad aprile abbiamo organizzato la XXVIII edizione di Romics, il Festival internazionale del fumetto, animazione e games, che ha registrato due sold out e oltre 100 mila visitatori totali, facendone l’evento più partecipato a Roma dopo l’emergenza pandemica». Per l’autunno Fiera Roma ha predisposto un calendario ricco, «prediligiamo manifestazioni costruite a supporto di settori strategici per il sistema Paese in generale e per il nostro territorio in particolare», spiega il presidente di Investimenti. A ottobre i due pezzi forti sono Zeroemission Mediterranean, dedicata alle fonti rinnovabili e alla mobilità a zero emissioni, e Blue planet economy, format internazionale sull’economia del mare in chiave euromediterranea. Nel frattempo a giugno arrivano Comun Comun e la Rome fashion week. Obiettivo del settore, nel quale la concorrenza interna è forte e la sovrapposizione di eventi rischia di depotenziare l’offerta, è fare fronte comune. Un mese fa a Rimini si sono riuniti i vertici delle fiere europee e «sono emerse alcune linee guida per i prossimi anni valide per tutti gli operatori», spiega Corrado Peraboni, presidente di Italian Exhibition Group. «La prima è che ci sarà una minore propensione ai viaggi a lungo raggio, quindi soffrirà un po’ chi puntava sui player da oltreoceano.

Seconda tendenza, che può sembrare un paradosso, è la riscoperta dei mercati maturi: considerando l’incertezza sulla Cina e la scomparsa del mercato russo, si torna a investire su aree consolidate ma solide come Europa e Stati Uniti. Altro aspetto, infine, è la rivalutazione delle fiere macroregionali».

ACCORDI

Ciò comporta la collaborazione tra i vari poli, superando le visioni campanilistiche. In termini di economia del territorio, infatti, le fiere sono moltiplicatori importanti: per ogni euro speso all’interno del quartiere espositivo, se ne lasciano 23-25 in città. «Nel 2017 abbiamo ospitato a Roma il congresso mondiale dei cardiologi: 6500 partecipanti da tutto il mondo, e chi viene per questi congressi rimane per tre, quattro giorni, spesso con famiglia», cita come esempio Voglino. Prima del Covid, afferma l’ad di Fiera Milano Luca Palermo, «l’indotto sulla nostra città creato dal polo era di otto miliardi: alberghi, ristoranti, taxi e shopping». Una torta che scatena competizione. «Però se da soli si va più veloci, insieme si va più lontani», rimarca Palermo, che ha avviato contatti con Fiere di Parma per la creazione di una piattaforma europea nel comparto agro-alimentare. «I due eventi più importanti sono Cibus e Tuttofood, dobbiamo fare sistema. Vogliamo creare una multipiattaforma, con Milano che diventa fiera di riferimento internazionale e Parma dedicata alle specificità tipiche italiane, Doc e biologico. Oggi il 60% dei partecipanti a esposizioni internazionali agroalimentari sono italiani. Dobbiamo dare una risposta alle nostre imprese che vogliono avere una manifestazione leader mondiale nel comparto».

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