Bonifici bancari, Bankitalia batte Fed ma il servizio è caro: colpa di troppe frodi

È tricolore il motore della macchina europea per gli accrediti istantanei. Ma per il momento sul totale dei trasferimenti solo il 14% è super-veloce

Bonifici bancari, Bankitalia batte Fed ma il servizio è caro: colpa di troppe frodi
di Luca Cifoni
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 3 Maggio 2023, 12:56 - Ultimo aggiornamento: 4 Maggio, 07:39

É un’eccellenza europea, anzi più precisamente italiana, in un territorio tecnologico nel quale - con un po’ di ritardo - si stanno addentrando anche gli Stati Uniti.

Un’eccellenza che però al momento fatica a decollare. Parliamo del bonifico istantaneo, lo strumento che permette di trasferire denaro in ambito europeo in un tempo massimo di 10 secondi, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Il servizio è disponibile ormai dalla fine del 2017, mentre i bonifici tradizionali sono gestiti solo nei giorni feriali e normalmente vengono eseguiti il giorno successivo a quello dell’ordine. In prospettiva questo strumento potrebbe rappresentare anche un’alternativa alle carte dei vari circuiti internazionali. L’adesione da parte delle banche e degli altri prestatori di servizi di pagamento (Psp) è libera; ma ad oggi solo il 71% di loro offre l’opzione istantanea per la ricezione o l’invio di pagamenti. Sul totale dei bonifici in euro effettuati all’interno dell’Unione europea quelli super-veloci valgono appena il 14%. Con la conseguenza che senza un’adeguata massa critica, i vantaggi per cittadini e imprese restano in sordina.

INIZIATIVA AMBIZIOSA

Intanto però le cose si stanno muovendo anche Oltreoceano: il lancio del servizio FedNow, la versione a stelle e strisce del bonifico istantaneo, è previsto per il prossimo luglio, dopo che la Federal Reserve ha avviato già dallo scorso autunno le prove tecniche. Secondo il sito specializzato PaymentsDive si tratta della «più ambiziosa iniziativa sui pagamenti intrapresa negli ultimi decenni dal governo federale». Iniziativa lungamente pianificata nel corso degli ultimi anni, gli stessi anni in cui il servizio era già disponibile in Europa: è ancora in via di definizione la lista delle istituzioni che da luglio renderanno disponibile questa possibilità ai propri clienti. Insomma, per una volta siamo noi ad essere più avanti in una sfida tecnologica. Vista da vicino, la macchina europea dei bonifici istantanei ha un motore tricolore: all’interno dell’Eurosistema l’infrastruttura Tips (Target Instant Payment Settlement) è stata realizzata e gestita dalla Banca d’Italia. E tuttavia da noi l’incidenza dei pagamenti instant è più bassa rispetto al resto d’Europa: si ferma al 5%. A Via Nazionale il tema è seguito con attenzione: un mese fa il vicedirettore generale Piero Cipollone ha fatto il punto in Parlamento, intervenendo in audizione sulla proposta europea di modifica delle regole in materia. Proposta che a sua volta punta al rilancio dello strumento, finora penalizzato soprattutto da due fattori: da una parte i costi, dall’altra i rischi di frode.

Partiamo proprio dalle commissioni: oggi il bonifico istantaneo costa in media circa 2 euro, ovvero più o meno tre volte quello ordinario, che arriva a 70 centesimi. Un prezzo decisamente elevato soprattutto se si pensa che il 94% delle disposizioni istantanee passa per i canali online. Eppure, a farlo salire così in alto non sono i costi di gestione dell’infrastruttura: per ogni operazione i prestatori dei servizi di pagamento lasciano alla Tips 0,5 centesimi. Influirebbe invece la necessità di controllare in tempo reale i messaggi di pagamento. Quanto alla sicurezza, il tasso di frode è superiore di circa 10 volte a quello del bonifico ordinario. A pesare è soprattutto la ridotta possibilità di intervento nel caso in cui qualcosa vada storto: non solo quando si verifica una frode vera e propria, ma anche in presenza di errori (motivati ad esempio da un Iban non corretto).

GLI OSTACOLI NEL MIRINO

Questi ostacoli sono ora nel mirino dell’Unione europea. Quattro le proposte, che corrispondono ad altrettanti obblighi che verrebbero introdotti. La prima è rendere i bonifici istantanei disponibili per tutti: i prestatori di servizi di pagamento che offrono quelli ordinari sarebbero obbligati a proporre la nuova versione: sia attraverso l’internet banking o il bancomat che allo sportello tradizionale. La seconda proposta va dritta al problema del prezzo: le banche e gli altri fornitori di servizi sarebbero obbligate ad applicare ai bonifici istantanei un prezzo non superiore a quello del servizio tradizionale. Il tema della fiducia dei consumatori è al centro della terza possibile novità, con un terzo vincolo per i Psp: prima di eseguire il bonifico dovrebbero essere in grado di verificare la corrispondenza tra l’Iban e il nome del beneficiario indicato. Con il servizio comunque disponibile, i clienti non sarebbero obbligati a farvi ricorso e le banche avrebbero la possibilità di addebitare una tariffa a chi vuole sfruttare questa opzione in più; che in ogni caso ha la funzione di ridurre il livello di diffidenza. La quarta possibile novità - meno visibile al cliente finale - riguarda le modalità di controllo da parte dei Psp. Gli obblighi entrerebbero in vigore gradualmente; in particolare quello di ricevere bonifici istantanei scatterebbe già sei mesi dopo l’entrata in vigore della normativa, mentre dopo altri sei diventerebbe necessario anche inviarli. Ma al di là di norme e regolamenti, l’impegno europeo ed italiano sulla frontiera instant ha una motivazione più ampia, che guarda proprio alla competizione tra le grandi economie mondiali, in una fase di trasformazione in cui sono entrati in scena nuovi operatori e strumenti come le stablecoins. Sulla stessa piattaforma tecnologica Tips (localizzata come abbiamo visto in Italia) potrebbe correre in un futuro non troppo remoto l’euro digitale. Ovvero il mezzo di pagamento che potrebbe affiancare il contante e i pagamenti elettronici attraverso la moneta delle banche commerciali. Sulle versioni digitali delle proprie valute stanno lavorando tutti: la Cina l’ha già introdotta da tempo, mentre gli Stati Uniti - che non vogliono certo subire le mosse del Dragone - hanno lanciato il proprio progetto pilota lo scorso anno. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA