Ucraina, la natura ferita dalle bombe: timori per migliaia di impianti chimici rimasti senza manutenzione

I roghi bruciano le grandi foreste primordiali, migliaia i delfini uccisi dalle mine

Ucraina, la natura ferita dalle bombe: timori per migliaia di impianti chimici rimasti senza manutenzione
di Francesca Pierantozzi
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Domenica 5 Giugno 2022, 22:08 - Ultimo aggiornamento: 6 Giugno, 01:16

PARIGI Due settimane fa erano 300mila i chilometri quadrati dell’Ucraina uccisi dalla guerra: devastati dal solfuro d’idrogeno, dalle acque dei fiumi e dei canali sature dei prodotti chimici di armi e munizioni, foreste bruciate dai missili, terre irrigate dai carburanti fuoriusciti dalle raffinerie bombardate. Cento giorni dopo l’inizio dell’invasione russa, l’Osservatorio dei conflitti e dell’ambiente, una Ong britannica, ha stilato un primo bilancio impossibile a verificare ma che, dalle informazioni che arrivano dal campo, si annuncia molto più drammatico dalle ipotesi formulate nel rapporto. Ieri la notizia di migliaia di delfini ritrovati morti lungo le coste del mar Nero, sulle rive ucraine, ma anche bulgare, rumene, e turche, mostra meglio di qualsiasi analisi chimica, quanto le acque siano diventate veleno.


ROCCAFORTE
Per settimane e settimane dal sito siderurgico di Azosvstal, ultima roccaforte degli ucraini nel Donbass, ha riversato nel mare di Azov tonnellate di liquami verdi. «Alcuni delfini portavano il segno di profonde bruciature, altri sono stati disorientati dai sonar delle navi da guerra, è una catastrofe ambientale» ha detto Ivan Rusev, ambientalista al parco nazionale ucraino degli estuari di Tuzla. Gli storici lo chiamano “tanatocene”, è quel che resta di un ecosistema quando è finita una guerra: suoli e falde acquifere inquinate, per anni, a volte decenni. Foreste bruciate, una flora e una fauna decimate. Già il 30 marzo un comunicato del governo ucraino aveva parlato della «metà del territorio ucraino inquinato dai tiri russi».

All’inizio erano soprattutto le centrali nucleari a preoccupare, con i quindici reattori presenti nel paese, ma oggi è pesante anche il bilancio animale.

Quando i morti si contano a decine di migliaia, con 14 milioni di Ucraini costretti a lasciare le loro case, 7 milioni fuggiti all’estero, gli animali non sono la priorità. Qualche giorno fa, una strana squadra di soccorritori si è data appuntamento nella città rumena di Suceava, a 50 chilometri della frontiera ucraina, per andare a salvare i leoni dello zoo di Odessa.

La missione è stata portata a termine con successo e i leoni, sedati per il viaggio, hanno attraversato il confine e trovato rifugio in uno zoo rumeno. Più difficile portare soccorso agli animali di compagnia, a cani e gatti che chi scappava dalle bombe ha dovuto abbandonare. «Può sembrare indecente quando si tratta di proteggere le vite umane, ma tra le vittime di un conflitto ci sono anche loro – ha spiegato a le Monde Daneil Cox, direttore tedesco di Peta (People for Ethical Treatments of Animals)- molti rifugi in Ucraina si sono dati per missione di raccogliere gli animali abbandonati. Le stazioni ferroviarie sono piene di cani e gatti, uno spettacolo terribile. Scegliere di abbondare il proprio animale di compagnia per salvare la propria vita, è drammatico».


COME SEVESO
Il ministero dell’Ambiente ucraino è impotente. Tra gli ultimi comunicati, la lista delle infrastrutture industriale tossiche nel paese: sono più di 24 mila, molte distrutte dalle bomba, e quasi tutte fuori servizio per mancanza di personale e manutenzione. Il rischio è di un inquinamento a medio, ma soprattutto a lungo termine. «Da un punto di vista ambientale – ha dichiarato Ben Cramer, esperto francese di sicurezza ambientale – la distruzione, anche parziale di questi siti può avere le stesse conseguenze di un tragedia come quella di Seveso».
 

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