Secondo il Chairman la crescita dell'economia Usa procede con un "passo solido" e giustifica l'aumento dei tassi, che sarà "graduale". Alzarli troppo lentamente "potrebbe rendere necessarie strette monetarie repentine più avanti nel tempo, cosa che rischierebbe di mettere a repentaglio l'espansione". Allo stesso tempo, ha poi aggiunto, ritoccare all'insù il costo del denaro troppo rapidamente aumenterebbe i rischi che l'inflazione resti in modo persistente sotto l'obiettivo di crescita annua del 2%.
Il mese scorso, la Federal Reserve ha alzato i tassi per la prima volta nel 2018 all'1,5-1,75%, la sesta dal dicembre 2015. L'Istituto centrale prevede altre due strette nell'anno in corso e altre tre nel 2019.
Non è mancato un accenno al mercato del lavoro alla luce dei deludenti numeri diffusi sempre venerdì. Powell ha sottolineato che "è forte e ci aspettiamo che rimanga forte".
Il numero uno della Fed ha poi parlato di dazi, spiegando che "possono fare salire i prezzi" ai danni del consumatore statunitense, ma quelli minacciati dal presidente Donald Trump su prodotti cinesi sono oggetto di discussioni ancora "alle fasi iniziali" e dunque è "troppo presto" per dire se e quali effetti potrebbero avere sull'outlook economico nazionale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA