In generale nel 2017 i ricavi del settore delle comunicazioni - che rappresenta oltre il 3% del PIL nazionale - si sono attestati a 54,2 miliardi di euro, registrando una crescita dell'1,2% rispetto all'anno precedente.
La fetta più grossa proviene dalle telecomunicazioni da rete fissa e mobile (32,2 miliardi di euro, +0,9%). Quasi il 45% della spesa degli utenti italiani per i servizi di telefonia, sia su rete fissa che mobile, è finita nelle casse di TIM, la cui quota di mercato è cresciuta di 1 punto percentuale.
I media hanno riportato invece un calo dello 0,9% a 14,6 miliardi di euro, il settore postale un balzo del 6,6% a 7,4 miliardi.
Nel dettaglio, nel settore televisivo si è registrato un calo dei ricavi solo per le tv in chiaro (-3,5%) - anche se Cardani ha parlato di "importanti segnai di tenuta sia in termini di risorse che di ascolti, con 25 milioni di contatti medi nel prime time" - mentre la tv "liquida", ossia in streaming, conta circa 3 milioni di cittadini che guardano contenuti da Internet. Un numero 3/4 volte superiore, inoltre, scarica abitualmente contenuti televisivi sui propri device.
Merito della banda ultralarga, che ha visto raddoppiare gli accessi da 2,3 a 4,5 milioni grazie proprio alla "crescente domanda di contenuti video online su rete fissa". Ancora maggiore (+48%) la crescita del consumo dati da parte di utenti della telefonia mobile.
Quanto al settore televisivo, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni rileva che resta molto concentrato, con i primi tre operatori che detengono nel 2017 circa il 90% delle risorse complessive e "quote non dissimili fra di loro": al primo posto si colloca 21st Century Fox/Sky Italia con una quota del 33% (in crescita di 1 punto); segue il gruppo Rai con oltre il 28%, pur in contrazione (-1,5 punti rispetto al 2016). Al terzo posto, con un peso pari al 28% (sostanzialmente invariato), il gruppo Fininvest/Mediaset.
Ancora in rosso l'editoria dove i ricavi segnano un -5,2% a 3,6 miliardi di euro, zavorrati principalmente dai quotidiani (-8,9%). "Il settore nell'ultimo decennio ha perso all'incirca metà del suo peso economico", sottolinea Cardani, convinto che il problema investa "Governo e Parlamento" e richieda "una riflessione di ampio respiro".
Meglio la radio che, nonostante ricavi sostanzialmente piatti, conferma qualche segnale di ripresa.
A due velocità i servizi postali: quelli tradizionali hanno registrato un calo del fatturato in del 12,6% mentre quelli di corriere espresso hanno mostrato un balzo dell'11,7% a 4,5 miliardi di euro.
L'Agcom ha poi sottolineato che gli investimenti pubblicitari globali appaiono sempre più reindirizzati dai media tradizionali alle piattaforme online, che complessivamente crescono oltre il 12%. Google e Facebook i principali beneficiari di questo trend.
Non è mancato un allarme sui Big Data, ossia l'enorme massa di dati digitali in circolazione su Internet: secondo Cardani presentano molti "rischi" e necessitano di "soluzioni". Tra i primi il Presidente ha inserito l'esistenza di "un ecosistema governato da poche grandi multinazionali" e la possibile "alterazione dell'ecosistema informativo planetario". Le soluzioni corrono invece lungo tre direttrici: disciplina dei mercati, neutralità e trasparenza degli algoritmi, proprietà dei dati.
© RIPRODUZIONE RISERVATA