SCONTRO CAMPALE SUL DEFICIT - Il ministro dell'economia Tria aveva inizialmente posto l'asticella all'1,6%, disposto a spingersi poi all'1,9%. Adesso avrebbe aperto alla possibilità di concedere un rialzo del rapporto deficit/Pil per il 2019 al 2,1% rispetto all'1,6% già concordato con l'Europa. Ma non basterebbe né a Di Maio né a Salvini, che premono entrambi per arrivare al 2,4%-2,5%.
Un lungo braccio di ferro iniziato questa mattina con il vicepremier M5S, Luigi Di Maio che prima ha smentito di aver chiesto le dimissioni di Tria ma poi ha avvertito: "Siamo ad un bivio storico e non possiamo arretrare di un centimetro né farci ingannare dai numeri: dobbiamo abolire la povertà con il reddito di cittadinanza e dare al Paese le riforme strutturali e gli investimenti necessari per rilanciare la crescita".
TRIA IN BILICO - La Lega appoggia la linea grillina sullo sforamento del deficit e questa mattina proprio il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari, durante la trasmissione Agorà ha dichiarato: "Se Tria non è più nel progetto, troveremo un altro ministro dell'Economia".
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