Bankitalia: incertezza sui mercati ma l'economia in Italia è in ripresa

Bankitalia: incertezza sui mercati ma l'economia in Italia è in ripresa
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Venerdì 15 Aprile 2016, 17:00
(Teleborsa) - Rallentamento delle economie emergenti, incertezza sui mercati derivata da crescita e da orientamenti della regolamentazione bancaria, ripresa dell'economia in Italia e conseguenti miglioramenti nel mercato del lavoro. Sono solo alcuni dei punti messi in evidenza dal Bollettino Economico di Bankitalia che spiega come negli Stati Uniti e negli altri paesi avanzati l'espansione prosegua, mentre le economie emergenti restano un elemento di rischio per la crescita mondiale. Le borse- spiega Bankitalia- risentono di incertezze sulla crescita e sugli orientamenti della regolamentazione bancaria. Nei primi mesi dell'anno i timori sulla crescita globale hanno determinato forti cali dei corsi sui mercati finanziari internazionali, in parte poi riassorbiti. Nell'area dell'euro è stato particolarmente sfavorevole l'andamento dei titoli bancari, che ha interessato tutta l'area, ma soprattutto l' Italia e la  Germania. In Italia – osserva ancora la Banca d' Italia- nell'ultimo trimestre del 2015 è proseguita, anche se a ritmi più contenuti, la ripresa ciclica, sospinta dal consolidamento dei consumi e dall'accelerazione degli investimenti. Le imprese rimangono ottimiste sulle prospettive dei prossimi mesi, pur con alcuni segnali di cautela. Secondo le valutazioni nel primo trimestre del 2016 la crescita sarebbe stata ancora moderata, ma lievemente superiore rispetto ai tre mesi precedenti. Sulla base degli andamenti registrati nell'ultimo trimestre del 2015, meno favorevoli del previsto, le principali istituzioni e gli analisti hanno corretto marginalmente al ribasso, di alcuni decimi di punto, le stime di crescita del nostro paese per il 2016 (ora valutate dalla maggior parte dei previsori tra l'1 e l'1,2 per cento); sono rimaste pressoché invariate quelle per il 2017. Per quanto riguarda invece il mercato del lavoro, i dati definitivi indicano un miglioramento dell'occupazione nel 2015 superiore alle  previsioni di un anno fa (0,8 per cento, contro una previsione di 0,5 nel gennaio 2015), pur in presenza di una parziale correzione nei primi mesi di quest'anno in occasione della riduzione degli sgravi contributivi. L'andamento dell'occupazione ha riflesso sia la ripresa dell'attività economica sia i provvedimenti adottati dal Governo. Vi è evidenza che la nuova disciplina dei rapporti di lavoro e, in misura più ampia, gli sgravi contributivi abbiano stimolato una ricomposizione delle assunzioni a favore di contratti a tempo indeterminato e un'espansione dei livelli occupazionali complessivi. Resta tuttavia ancora elevata la disoccupazione, soprattutto quella giovanile. Sui prezzi al consumo, invece Bankitalia osserva che "l'inflazione è tornata negativa. Vi ha contribuito la decisa flessione dei prezzi dei beni energetici, ma anche il permanere dell'inflazione di fondo su valori storicamente molto bassi.  Il credito invece migliora gradualmente e aumentano i depositi delle banche favoriti dal contributo espansivo delle misure di politica monetaria. Il Governo ha presentato il Documento di economia e finanza 2016 Nel 2015 l'incidenza dell'indebitamento netto sul prodotto è diminuita di quasi mezzo punto percentuale, al 2,6 per cento. Nei programmi del Governo presentati nel Documento di economia e finanza 2016 essa si ridurrebbe al 2,3 per cento quest'anno e all'1,8 per cento nel 2017; al netto degli effetti del ciclo economico e delle misure una tantum, aumenterebbe di 0,7 punti percentuali nel 2016 per poi ridursi di 0,1 nel 2017. Il rapporto tra il debito pubblico e il prodotto inizierebbe a diminuire quest'anno, sebbene a una velocità più contenuta di quanto programmato in autunno. La posizione di bilancio dell'Italia sarà valutata dalla Commissione europea dopo l'aggiornamento delle sue previsioni atteso per il prossimo maggio. Condizione necessaria per un ritorno durevole dell'inflazione su livelli coerenti con l'obiettivo della stabilità dei prezzi, nell'area dell'euro e in Italia, è un riassorbimento della capacità produttiva inutilizzata e della disoccupazione.
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