Grecia, sì dell'Eurogruppo al terzo salvataggio da 86 miliardi

Grecia, sì dell'Eurogruppo al terzo salvataggio da 86 miliardi
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Venerdì 14 Agosto 2015, 07:57 - Ultimo aggiornamento: 17 Agosto, 12:48
Via libera dei ministri delle Finanze dell'Eurogruppo al terzo salvataggio della Grecia. Il pacchetto vale 86 miliardi per i prossimi tre anni. La prima tranche di aiuti dovrebbe essere da 26 miliardi di euro.



L'Eurogruppo ha chiesto alla Grecia di creare e rendere operativo entro fine anno il fondo per le privatizzazioni, che comprenderà anche alcune banche dopo la ricapitalizzazione. Il fondo dovrà realizzare 50 miliardi mettendo asset sul mercato.



«Oggi sono lieto di dire che tutte le parti hanno rispettato i loro impegni». Ad affermarlo è il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker. «La Grecia sta rispettando i suoi impegni e sta procedendo a riforme ambiziose». Il messaggio di dell'Eurogruppo di oggi, aggiunge, «è forte e chiaro: la Grecia è e resterà irreversibilmente membro della zona euro e la Commissione europea sosterrà la Grecia nel suo cammino verso una crescita equa, per la creazione posti di lavoro».



La prima tranche da 26 miliardi sarà suddivisa in due sub-tranche: una da 10 miliardi sarà disponibile immediatamente per la ricapitalizzazione delle banche, la seconda, da 16 miliardi, sarà versata in più volte, cominciando con 13 miliardi entro il 20 agosto. Il resto verrà dato in autunno in seguito all'attuazione delle misure contenute nel Memorandum. Una seconda tranche da 15 miliardi per la ricapitalizzazione delle banche sarà resa disponibile dopo la prima revisione del programma e non oltre 15 novembre, in seguito alla revisione della qualità degli attivi e agli stress test.



L'eurogruppo apre poi anche una ristrutturazione del debito: è pronto infatti a considerare, se necessario, possibili misure aggiuntive sul debito greco (allungamento scadenze e dei periodi di grazia), ma condizionate all'applicazione del Memorandum. E solo dopo la prima revisione. Inoltre l'Eurogruppo ribadisce che è escluso ogni taglio del suo valore nominale.



«L'accordo mette la Grecia nelle condizioni di rilanciare la crescita e quindi l'occupazione. Non c'è solo la stabilità finanziaria ma anche le riforme che modernizzano il Paese e gli aiuti per mettere le banche in condizioni di finanziare l'economia»: così il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. «Ognuno ha fatto la propria parte, e il governo Tsipras è riuscito a far approvare un pacchetto veramente importante di riforme, cancellando alcune misure controproducenti prese all'inizio», ha aggiunto il ministro.



Venerdì mattina intanto il Parlamento greco aveva approvato l'accordo con i creditori. Nonostante le difficoltà, la spaccatura interna a Syriza, la necessaria retromarcia su alcune delle misure prese in questi mesi, il Parlamento greco ha approvato il terzo piano di aiuti con una larghissima maggioranza, assieme al terzo pacchetto di misure che l'Eurozona voleva vedere in anticipo, come prova della sua buona volontà.



In totale 57 riforme, tra cui la reintroduzione dei licenziamenti collettivi e la revisione della contrattazione, l'abolizione delle baby pensioni e delle esenzioni per gli agricoltori, le privatizzazioni.



Per il ministro dell'economia francese Michel Sapin si tratta di un «lavoro importante fatto dal governo ellenico che si è preso la responsabilità politica dopo il voto di stamattina», dimostrando di aver fatto tutto quello che l'Eurozona gli aveva chiesto, anche se ciò ha comportato grandi sacrifici che Tsipras sta pagando anche politicamente.



Il partito del premier sembra avviato alla scissione, con la nascita del movimento anti-Memorandum dell'ala dura di Syriza che non gli perdona di essere sceso a patti con l'Europa. Ma il premier è convinto di aver portato a casa il miglior accordo possibile, e il buon lavoro del Governo greco viene apprezzato da tutti i suoi partner europei.



«Siamo incoraggiati dal voto», ha detto la Commissione europea, che assieme alla Bce loda la «buona collaborazione» delle autorità greche alla stesura del Memorandum. «I greci hanno approvato tre pacchetti di riforme, hanno fatto molto in termini di impegno», ha detto il ministro lussemburghese dell'economia Pierre Gramegna.



I dubbi verso il Memorandum firmato da tutte le istituzioni (Commissione, Bce, Fmi, Esm) erano soprattutto tedeschi, ma alla fine sono stati superati. L'istituzione di Washington invece ha fatto sapere che «valuterà una volta che saranno prese misure sulla ristrutturazione del debito». Ma l'Eurozona non ha intenzione di parlare di debito prima di ottobre, cioè dopo la prima revisione del programma.



In Parlamento ad Atene l'accordo è stato approvato con 222 voti a favore, 64 contrari e 11 astenuti. Tsipras chiederà inoltre un voto di fiducia dopo il 20 agosto.
Il voto celebrato oggi in Parlamento ha fatto infatti registrare una consistente rivolta interna: sarebbero solo 118 i parlamentari che fanno riferimento alla coalizione di governo che hanno votato 'sì' al piano di aiuti.




L'ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis ha votato contro. Intervenendo in aula prima del voto, l'ex titolare delle Finanze aveva annunciato di non poter esprimere il proprio appoggio al nuovo piano di salvataggio. Rispondendo a critiche indirette sul suo operato nei mesi di trattative con i creditori, Varoufakis ha detto di sentirsi molto orgoglioso «per aver dato a molti greci durante i cinque mesi di negoziato speranza e coraggio». Dichiarazioni che hanno suscitato commenti ironici di alcuni deputati, si legge sul sito di Focus. «È per questo che avete chiuso le banche?», ha chiesto qualcuno. Varoufakis - che nei giorni scorsi aveva detto che, a suo parere, il terzo pacchetto «non funzionerà» - ha quindi aggiunto che qualora il premier lo volesse, lui rinuncerebbe al suo seggio in parlamento.



Tsipras. Il capo del governo ellenico aveva chiarito nel suo intervento davanti all'assemblea di non essersi pentito dell'accordo raggiunto a Bruxelles lo scorso mese, e ha ricordato di non aver ricevuto un mandato per la Grexit. «Abbiamo preso una dolorosa decisione di responsabilità, ma necessaria», ha spiegato, alludendo all'accordo, sottolineando poi che seguire la strada che avrebbe portato verso un ritorno alla dracma sarebbe stato equivalente ad un suicidio.
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