Eni punta sull'Africa, Descalzi: garantiremo il dividendo

Eni punta sull'Africa, Descalzi: garantiremo il dividendo
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Mercoledì 10 Dicembre 2014, 18:42 - Ultimo aggiornamento: 11 Dicembre, 15:43
L'Eni punta sull'Africa. «Non penso che abbiamo altre scelte» sottolinea l'amministratore delegato del gruppo Claudio Descalzi. «L'Africa - rileva - è un'opportunità per tutti e per l'Italia. È il nostro futuro. È un continente in cui è presenta il 15% della popolazione mondiale. Ha un potenziale enorme».



L'Europa e l'Africa «hanno lo stesso problema», quello della sicurezza energetica e quindi «hanno una grandissima convenienza a mettersi insieme. Sono complementari. E questo - aggiunge Descalzi alla presentazione del World Energy Outlook dell'Agenzia internazionale dell'energia - non vuole dire che l'Europa debba solo importare energia dall'Africa e basta. Questo è quello che è stato fatto in passato. Dobbiamo fare delle cose che facciano bene ad entrambi».



Il gioco virtuoso, rileva il capo del colosso italiano, «è andare in Africa, sviluppare le risorse per esportarle ma anche investire localmente. Non è facile da fare ma è quello che l'Eni sta facendo. Abbiamo deciso di investire in energia elettrica nei paesi africani dove siamo presenti e di svilupppare le infrastrutture».



Descalzi sottolinea poi che l'Eni non sta vivendo il «traumatico» calo del prezzo del petrolio «con panico o con preoccupazione», aggiungendo che «è un momento che può essere visto come un'opportunità: è come se qualcuno avesse mangiato molto per anni, poi deve fare una dieta e perdere un po' di peso».



«Negli ultimi 50 anni - ha ricordato Descalzi - ogni dieci abbiamo avuto due bolle di petrolio e quindi di offerta e di cadute di prezzo. Perciò siamo abituati, quasi tutte le società hanno la flessibilità per adattarsi».



Descalzi ha anche riconosciuto che il settore non ha saputo prevedere un crollo dei prezzi così consistente: «Era stato previsto un calo, noi avevamo nel budget un prezzo a 90-95 dollari ma siamo andati ben oltre, ne abbiamo persi 40 e non 20. È successo che la crescita dello shale ci ha sorpreso ancora una volta, gli Usa ci sorprendono sempre».



«Il nostro breakeven è a 45 dollari, eravamo abituati a 120: è come se ti avessero diminuito lo stipendio, non sei contento ma vai avanti lo stesso», sostiene ancora l'amministratore delegato dell'Eni. «Ogni dollaro di discesa del prezzo del petrolio su base annuale ci costa tra 90 e 100 milioni di euro sull'utile netto», precisa poi Descalzi, assicurando tuttavia che la diminuzione del prezzo del barile sarà compensata con il taglio dei costi e degli investimenti.



Nonostante il crollo delle quotazioni del greggio, l'Eni comunque garantirà i dividendi, assicura Descalzi. «Il dividendo è prioritario. Il nostro obiettivo -spiega - è focalizzare la nostra attenzione ai nostri investitori sul lungo periodo. Costruiremo un conto economico che sia in grado di accomodare il dividendo».