Crisi, Istat: a giugno vendite in calo del 2,6%. Fiducia delle imprese in calo, salari fermi

Crisi, Istat: a giugno vendite in calo del 2,6%. Fiducia delle imprese in calo, salari fermi
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Giovedì 28 Agosto 2014, 10:37 - Ultimo aggiornamento: 30 Agosto, 10:03
Le vendite al dettaglio a giugno restano ferme rispetto a maggio, registrando una crescita zero, mentre scendono del 2,6% su base annua. Lo rileva l'Istat. Quindi anche nel primo mese del pieno godimento del bonus Irpef di 80 euro, incassato a fine maggio, il commercio continua a dare segnali di sofferenza.



Le vendite al dettaglio nel comparto alimentare si mantengono appena sopra lo zero su base mensile, registrando un +0,1%, mentre scendono nel confronto annuo, con un ribasso del 2,4%. Ma ancora peggio va per il resto dei settori (-0,1% congiunturale e -2,8% tendenziale). In realtà tutte le principali voci monitorate dall'Istat risultano in territorio negativo. E non sono esclusi i farmaci

(-2,9% annuo) e l'abbigliamento (-2,3%).



La stretta sui consumi si fa sentire dappertutto e gli affari vanno male anche per la grande distribuzione (-1,3% su base annua), anche se ad accusare il colpo più duro sono sempre i piccoli negozi, le botteghe di quartiere (-3,9%). Deciso ribasso delle vendite al dettaglio anche nei supermercati (-2,5%). Ancora per una volta invece risultano salvi i discount (+0,5%).



Intanto cala anche la fiducia delle imprese ad agosto, scendendo a 88,2 da 90,8. Un arretramento di 2,6 punti, che colpisce tutti i principali settori. La discesa segue il balzo segnato il mese scorso, quando erano stati raggiunti i massimi da circa tre anni. Un vantaggio ora completamente annullato (l'indice è tornato ai livelli di giugno).



In particolare il clima di fiducia nelle imprese manifatturiere segna ad agosto una flessione decisa, passando a 95,7 da 99,1 di luglio. È il livello più basso da un anno preciso. La fiducia scende anche negli altri settori: nelle costruzioni, nei servizi di mercato e nel commercio al dettaglio.



Salari, crescita più bassa dall'82. Le retribuzioni contrattuali orarie a luglio sono rimaste ferme su giugno, salendo solo dell'1,1% rispetto all'anno scorso (lo stesso mese i prezzi hanno fatto segnare un . Lo rileva l'Istat, spiegando che si tratta della crescita annua più bassa almeno da 32 anni, ovvero dal 1982, data d'inizio delle serie ricostruite.



Complessivamente, nei primi sette mesi del 2014 la retribuzione oraria media è cresciuta dell'1,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, spiega l'Istat, ricordando che si tratta dello stipendio lordo, che fa riferimento alle misure tabellari stabilite nei contratti, tendendo conto di elementi con carattere generale e continuativo (esclusi gli 'una tantum').



Guardando ai principali macrosettori, a luglio le retribuzioni contrattuali orarie registrano un aumento tendenziale dell'1,4% per i dipendenti del settore privato, mentre si rileva ancora una crescita zero per quelli della pubblica amministrazione. Nel dettaglio, i comparti che presentano i rialzi maggiori sono: telecomunicazioni (3,1%), gomma, plastica e lavorazione minerali non metalliferi (3,0%) ed

estrazione minerali (2,9%).



Passando all'attività contrattuale, alla fine di luglio l'Istituto segnala il recepimento degli accordi di rinnovo dell'edilizia e dei tre comparti del trasporto aereo, mentre una sola intesa è venuta a scadenza (imprese creditizie). I contratti in attesa di rinnovo sono quindi 40 (di cui 15 appartenenti alla Pa) relativi a circa 7,6 milioni di dipendenti (di cui 2,9 milioni nel pubblico impiego). Sta aspettando quindi il 59% del totale dei dipendenti. Una percentuale che supera la metà, pur essendo in diminuzione rispetto a giugno (61,4%). I mesi di attesa per i lavoratori con il contratto scaduto sono in media 31, o meglio due anni e mezzo, in aumento rispetto allo stesso mese del 2013 (25,8).
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