Affondano le Borse dopo la doppia valutazione varata dalla Cina per rivitalizzare l'economia. Non si arrestano nemmeno i ribassi del lusso Made in Italy, di nuovo sotto una corrente di forti vendite in scia alla mossa di Pechino che renderà i marchi più cari per i clienti cinesi.
Tra gli indici di Eurolandia, Parigi e Francoforte, perdono oltre il 3 per cento. Più contenuto il calo di Londra, mentre anche la Borsa di Milano perde circa 3 punti percentuali.
Stamani la Banca Centrale di Pechino è intervenuta nuovamente sulla propria divisa nel tentativo di rilanciare l'export e sostenere l'economia.
Risale lo spread, posizionandosi 117 punti base, con un incremento di 3 punti base, con il rendimento del Btp decennale pari all'1,76% nonostante l'accordo di principio siglato ieri tra la Grecia e i creditori internazionali.
Tra i mercati del Vecchio Continente, in caduta libera Francoforte, che affonda del 3,08%; più contenuto il calo di Londra, in ribasso dell'1,43%, mentre Parigi, segna una discesa del 3,5%. Sessione da dimenticare per la Borsa italiana, con il Ftse Mib che lascia sul terreno il 3,12%.
I più forti ribassi si sono verificati su Fiat Chrysler Automobiles, che ha archiviato la seduta a -6,46%, in un comparto oggi bersagliato dalle vendite assieme a quello del lusso sui timori che il deprezzamento dello yuan possa impattare negativamente sui profitti delle aziende che vendono in in Cina. Sensibili perdite per Luxottica, in calo del 4,95%. In apnea Salvatore Ferragamo, che arretra del 4,91%. Le vendite non risparmiano Exor: oggi la holding ha ufficializzato l'acquisto del 43% del settimanale The Economist. Giù anche Finmeccanica (-4,54%) nonostante JPMorgan abbia aumentato il prezzo obiettivo da 11 a 12,4 euro confermando la accomandazione a neutral.
Pechino ha agito sulla propria valuta per rivitalizzare l'export cinese, crollato dell'8,3% a luglio, e rilanciare l'economia. Ma gli investitori temono che la debolezza dello yuan possa erodere il potere d'acquisto dei consumatori cinesi e rendere meno attraenti i beni importati, in particolare auto, smartphone e prodotti di alta moda a firma di brand europei e statunitensi, perché diventeranno più costosi. Non solo: il mini yuan potrebbe impattare negativamente anche sul turismo, soprattutto sui viaggi della cosiddetta “middle class” cinese.