Banche popolari volano in Borsa ma preparano le contromosse. Renzi: più vicine ai mercati internazionali

Banche popolari volano in Borsa ma preparano le contromosse. Renzi: più vicine ai mercati internazionali
di Roberta Amoruso
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 21 Gennaio 2015, 18:04 - Ultimo aggiornamento: 22 Gennaio, 10:33
Non sarà facile per il premier, Matteo Renzi, blindare il testo decreto sulla riforma delle banche popolari. Anzi. L’iter di conversione si preannuncia piuttosto movimentato a giudicare dall’altolà di Ncd, dalle barricate alzate dalla Lega, ma anche dalle perplessità emerse anche nel centro sinistra. Intanto, però, la difesa è d’obbligo a poche ore dal via libera del consiglio dei ministri. Con la riforma varata le prime dieci popolari italiane «costrette per legge a diventare spa possano essere più vicine ai mercati internazionali». E questo «è un cambio veramente radicale rispetto al nostro sistema tradizionale», ha detto il premier da Davos nel corso di un’intervista a ClassCnbc.

Sarà pure così, ma le big del mondo delle popolari investite in pieno dalla riforma (Ubi Banca, Banco Popolare, Bpm, Bper, Creval, Popolare di Sondrio, Banca Etruria, Popolare di Vicenza, Veneto Banca e Popolare di Bari, tutte con oltre 8 miliardi di attivi) non ci stanno. Domani, i rappresentanti degli istituti si riuniranno a Milano per un primo vertice con l’obiettivo di studiare le contromosse alla riforma-shock del governo. L’incontro, a quanto pare, era stato convocato per discutere di Icbpi, l'Istituto centrale delle banche popolari, per l’acquisto del quale sarebbe arrivata un’offerta da 2,2 mld di euro da parte del fondo Permira, ma sarà l’occasione per mettere sul tavolo una questione ben più delicata.



I dettagli della manovra storica che cancella il voto capitario sono ancora allo studio, ma sotto i riflettori, c’è soprattutto l’iter vero e proprio della sua applicazione da parte delle banche interessate. Il testo del provvedimento dà 18 mesi di tempo alle popolari, ma ottenere uno slittamento della scadenza potrebbe essere per gli istituti un obiettivo prezioso che preparare meglio il terreno e le difese. Anchè perchè, com’è noto, l’operazione avviata dal governo rende le banche in questione di fatto contendibili. Di qui le scommesse della Borsa sul processo di consolidamento all’orizzonte nel settore. Dopo le impennate di ieri, vola infatti ancora Banco Popolare (+9,5%). Mentre è finito in asta Popolare Etruria con un rialzo teorico del 30,5%. Bene anche Bper (+3,37%) e Bpm (+2,65%). Intanto la mossa di Renzi incassa anche la promozione di Bruxelles. Si tratta di un decreto che «dovrebbe semplificare la struttura di governance» delle popolari e «rendere più semplice per esse raccogliere capitali», ha fatto sapere il portavoce del commissario Ue ai servizi finanziari Jonathan Hill.



Sullo sfondo emergono nuovi dettagli sul testo del provvedimento. Scattano infatti regole più semplici per trasformare le banche in società per azioni: nell’ultima bozza del testo approvato dal Cdm, si prevede infatti che in prima convocazione si debba ottenere la maggioranza di due terzi, «purchè all’assemblea sia rappresentato almeno un decimo dei soci della banca». Ma in seconda convocazione basterà il via libera dei due terzi «dei soci intervenuti all'assemblea». Aumentato anche il numero massimo delle deleghe che non potranno essere «inferiori a 10» nè «superiori a 20».

Non solo. Emerge anche che Bankitalia potrà limitare il diritto di recesso dei soci delle stesse banche «anche in deroga a norme di legge». In particolare, «il diritto al rimborso delle azioni nel caso di recesso» può essere limitato «laddove ciò sia necessario ad assicurare la computabilità delle azioni nel patrimonio di vigilanza di qualità primaria della banca. Agli stessi fini, la Banca d’Italia può limitare il diritto al rimborso degli altri strumenti di capitale emessi».

Inoltre, è previsto un sistema di sanzioni per gli istituti che, superando il limite di 8 miliardi di attivi, entro un anno non tornino sotto la soglia o non deliberino trasformazione in spa o liquidazione. Sanzioni che vanno dal divieto di avviare nuove operazioni alla proposta di revoca dell’autorizzazione all’attività bancaria e liquidazione coatta amministrativa.
Anzi. L’iter di conversione si preannuncia piuttosto movimentato a giudicare dall’altolà di Ncd, dalle barricate alzate dalla Lega, ma anche dalle perplessità emerse anche nel centro sinistra. Intanto, però, la difesa è d’obbligo a poche ore dal via libera del consiglio dei ministri. Con la riforma varata le prime dieci popolari italiane «costrette per legge a diventare spa possano essere più vicine ai mercati internazionali». E questo «è un cambio veramente radicale rispetto al nostro sistema tradizionale», ha detto il premier da Davos nel corso di un’intervista a ClassCnbc

Sarà pure così, ma le big del mondo delle popolari investite in pieno dalla riforma (Ubi Banca, Banco Popolare, Bpm, Bper, Creval, Popolare di Sondrio, Banca Etruria, Popolare di Vicenza, Veneto Banca e Popolare di Bari, tutte con oltre 8 miliardi di attivi) non ci stanno. Domani, i rappresentanti degli istituti si riuniranno a Milano per un primo vertice con l’obiettivo di studiare le contromosse alla riforma-shock del governo. L’incontro, a quanto pare, era stato convocato per discutere di Icbpi, l'Istituto centrale delle banche popolari, per l’acquisto del quale sarebbe arrivata un’offerta da 2,2 mld di euro da parte del fondo Permira, ma sarà l’occasione per mettere sul tavolo una questione ben più delicata.



I dettagli della manovra storica che cancella il voto capitario sono ancora allo studio, ma sotto i riflettori, c’è soprattutto l’iter vero e proprio della sua applicazione da parte delle banche interessate. Il testo del provvedimento dà 18 mesi di tempo alle popolari, ma ottenere uno slittamento della scadenza potrebbe essere per gli istituti un obiettivo prezioso che preparare meglio il terreno e le difese. Anchè perchè, com’è noto, l’operazione avviata dal governo rende le banche in questione di fatto contendibili. Di qui le scommesse della Borsa sul processo di consolidamento all’orizzonte nel settore. Dopo le impennate di ieri, maglia rosa alla Popolare

Etruria e Lazio (+27,28%), davanti alla Popolare di Sondrio (+11,2%) e al Creval (+10,9%). Tra i big il Banco Popolare (+9,8%) precede Bpm (+3,6%), Bper (+3,2%) e Ubi (+3%). Intanto la mossa di Renzi incassa anche la promozione di Bruxelles. Si tratta di un decreto che «dovrebbe semplificare la struttura di governance» delle popolari e «rendere più semplice per esse raccogliere capitali», ha fatto sapere il portavoce del commissario Ue ai servizi finanziari Jonathan Hill.



Sullo sfondo emergono nuovi dettagli sul testo del provvedimento. Scattano infatti regole più semplici per trasformare le banche in società per azioni: nell’ultima bozza del testo approvato dal Cdm, si prevede infatti che in prima convocazione si debba ottenere la maggioranza di due terzi, «purchè all’assemblea sia rappresentato almeno un decimo dei soci della banca». Ma in seconda convocazione basterà il via libera dei due terzi «dei soci intervenuti all'assemblea». Aumentato anche il numero massimo delle deleghe che non potranno essere «inferiori a 10» nè «superiori a 20».

Non solo. Emerge anche che Bankitalia potrà limitare il diritto di recesso dei soci delle stesse banche «anche in deroga a norme di legge». In particolare, «il diritto al rimborso delle azioni nel caso di recesso» può essere limitato «laddove ciò sia necessario ad assicurare la computabilità delle azioni nel patrimonio di vigilanza di qualità primaria della banca. Agli stessi fini, la Banca d’Italia può limitare il diritto al rimborso degli altri strumenti di capitale emessi».

Inoltre, è previsto un sistema di sanzioni per gli istituti che, superando il limite di 8 miliardi di attivi, entro un anno non tornino sotto la soglia o non deliberino trasformazione in spa o liquidazione. Sanzioni che vanno dal divieto di avviare nuove operazioni alla proposta di revoca dell’autorizzazione all’attività bancaria e liquidazione coatta amministrativa.
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